SIAMO TUTTI NOI I PROTAGONISTI DEL FUTURO EUROPEO

SIAMO TUTTI NOI I PROTAGONISTI DEL FUTURO EUROPEO

Spesso ho esternato la percezione di molti di un’Europa lontana, distante. La Conferenza sul futuro dell’Europa però è l’occasione reale e fattiva per eliminare determinate distanze tra i cittadini e l’Unione portando tutti sullo stesso piano, protagonisti di un domani comune. La Conferenza sta rappresentando, infatti, un test importante per le Istituzioni europee. Ad oggi, sono al lavoro 800 cittadini, i quali, divisi in 4 panel tematici, si sono incontrati a Strasburgo e in altre città europee, per elaborare un primo pacchetto di proposte. Una delegazione di cittadini ha già avuto un primo confronto con eurodeputati, parlamentari nazionali e altri esponenti istituzionali e non, in quella che è la Plenaria della Conferenza, l'organo che produrrà il documento finale con i progetti di riforma discussi, elaborati e votati in tutto questo percorso di democrazia partecipativa. Con la Conferenza sul futuro dell'Europa l’Ue si sta preparando alle grandi sfide in maniera ambiziosa offrendo ai suoi cittadini un'occasione unica per confrontarsi. Attualmente però c’è preoccupazione sulla direzione della Conferenza poiché sembra che l’interesse nei suoi confronti stia calando. La plenaria di dicembre era il momento per discutere di questioni concrete, ma è stata posticipata. La denuncia del Parlamento europeo, istituzione che forse più di tutti ha scommesso sulla Conferenza sul futuro dell’Europa, è che nonostante una piattaforma online aperta a tutti, l'iniziativa non stia decollando come auspicato. L’augurio è che nei prossimi mesi i cittadini europei possano essere i veri protagonisti del proprio futuro e del futuro dell’Ue così come l’Europa ha saputo dimostrare la sua unione e la sua forza, ma anche i suoi limiti. Nessun Paese è stato lasciato da solo confermando e rafforzando quel processo comunitario che si basa proprio sul principio di solidarietà e che deve essere portato avanti con ambizione e concretezza per una crescita economica e sociale costante ed equa. Sulla piattaforma digitale, infatti, tutti hanno la possibilità di fornire la propria opinione su qualsiasi argomento che sia considerato importante per il futuro dell’Ue, commentare le proposte di altri, creare e partecipare agli eventi. In questo modo tutti noi possiamo diventare protagonisti del nostro futuro.

Per partecipare attivamente alla Conferenza sul futuro dell’Europa: www.futureu.europa.eu.

PAC – POLITICA AGRICOLA COMUNE: AIUTI PER UN’AGRICOLTURA DI QUALITÀ NEL RISPETTO DELL’AMBIENTE

PAC – POLITICA AGRICOLA COMUNE: AIUTI PER UN’AGRICOLTURA DI QUALITÀ NEL RISPETTO DELL’AMBIENTE

Dopo tre anni di negoziato è stata votata, nella seduta plenaria di Strasburgo del 23 novembre scorso, la riforma della PAC, la nuova politica agricola comune, che andrà in vigore dal 1 gennaio 2023 raggiungendo un difficile compromesso su un testo che coniuga le esigenze della produzione e degli agricoltori con le sfide della transizione verde. Le risorse assegnate sono leggermente inferiori rispetto alla precedente programmazione, ma dobbiamo considerare che, a seguito della Brexit, c’è un contribuente in meno e, soprattutto, nel bilancio sono state assegnate risorse importanti alle azioni per la transizione verde e digitale. Dal confronto parlamentare sono emersi alcuni punti salienti: la nuova politica rafforza la biodiversità nel rispetto degli impegni ambientali e climatici del Green deal a cui è destinato almeno il 25% dei pagamenti diretti ed il 30% del fondo per lo sviluppo rurale; il 10% dei pagamenti diretti è ridistribuito in favore delle piccole e medie aziende agricole; si incentivano le aziende agricole di giovani; è stata fissata una riserva di crisi permanente di oltre 400 milioni di euro da usare in caso di crisi dei prezzi o mercati instabili; vengono stabilite sanzioni per chi viola le norme sul lavoro. Questa è una riforma che punta tutto sul cambiamento, riconoscendo agli agricoltori maggiori strumenti per poter compiere i notevoli sforzi che serviranno per aumentare ulteriormente la qualità delle produzioni e allo stesso tempo difendere clima e natura. Saranno i governi nazionali a dover fare un proprio Piano strategico dove indicare obiettivi e risultati e con cui procedere anche allo snellimento delle procedure. Forza Italia ha votato questa riforma perché crede che l'agricoltura sia un settore strategico dell’Unione europea, cosa che ha dimostrato con la sua resilienza nel periodo della pandemia, e, soprattutto, sia un settore che può contribuire concretamente alla lotta contro i cambiamenti climatici. Nell'insieme esprime un giudizio positivo anche se su alcune parti restano delle perplessità come, ad esempio, il riferimento ai vini dealcolati nel Regolamento OCM per i quali sarebbe stato preferibile una netta esclusione dalla PAC, ma su cui si continuerà a sollecitare la Commissione affinché, nella fase degli atti delegati, li identifichi in modo distinto e separato dai vini tradizionali.

DIFENDIAMO LA DIETA MEDITERRANEA

DIFENDIAMO LA DIETA MEDITERRANEA

La dieta mediterranea è riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come una dieta equilibrata che, unita ad un corretto stile di vita, sicuramente fa bene alla nostra salute. Nonostante ciò, alcuni Stati europei, hanno volontariamente adottato un sistema di etichettatura fronte pacco chiamato Nutriscore con cui si intende dare al consumatore un’informazione aggiuntiva, oltre quelle riportate sul retro della confezione, ma, soprattutto, immediata per orientarlo ad una scelta alimentare sana. Io credo che sia importante per il consumatore avere anche un’informazione di facile comprensione sulla parte frontale del pacco del prodotto, ma sono convinto che questo sistema non può essere il Nutriscore che, al contrario, confonde e condiziona il consumatore. Questo sistema, infatti, sulla base di un algoritmo che analizza la presenza di grassi, sali e zuccheri in 100 gr/ml di prodotto, utilizza i colori rosso, giallo e verde per indicare se quel prodotto è migliore di un altro per la nostra salute. Questa metodologia, non supportata da studi scientifici assoluti, è fuorviante perché classifica gli alimenti in buoni o cattivi senza considerare il loro apporto nutritivo nell’ambito di una dieta giornaliera equilibrata. Il Nutriscore penalizza di fatto la dieta mediterranea e di conseguenza molte eccellenze agroalimentari del Made in Italy che, per assurdo, potrebbero ricevere il semaforo rosso del Nutriscore. Forza Italia, fin dall’inizio, si è dichiarata contraria all’utilizzo del semaforo verde o rosso e, dopo tante resistenze, anche l’Antitrust italiano ha avviato una procedura di verifica sull'utilizzo del Nutriscore per il fatto che si propone come sistema che garantisce al consumatore una valutazione salutistica degli alimenti. Cosa che non corrisponde assolutamente al vero. La preoccupazione dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato è la stessa che da sempre manifestiamo anche noi di Forza Italia: l’assenza nel Nutriscore di dati scientifici e la sua netta classificazione dei cibi in buoni o cattivi per la nostra salute, a prescindere dallo stile di vita di un individuo, dalla quantità e dalla frequenza di assunzione del prodotto all'interno di un regime alimentare variegato ed equilibrato. È di pochi giorni fa la notizia che la Francia, uno degli Stati europei che avevano adottato il sistema di etichettatura Nutriscore, potrebbe fare un passo indietro confermando le perplessità che in molti abbiamo rappresentato. A fronte di questa novità, è necessario insistere e accelerare la condivisione di un sistema di etichettatura fronte pacco europeo ed armonizzato con cui dare al consumatore le informazioni corrette per una sana scelta alimentare. Forza Italia, in difesa della dieta mediterranea e del buon cibo italiano, sostiene in alternativa il sistema Nutrinform con cui vengono date informazioni adeguate per consentire una scelta alimentare responsabile e consapevole.

CARNE IN VITRO, PRO O CONTRO?

CARNE IN VITRO, PRO O CONTRO?

La recente notizia di un nuovo metodo di produzione della carne, che si propone di utilizzare stampanti 3D e di produrla in laboratorio, riaccende la forte preoccupazione di come con alcune iniziative si stia cercando di modificare il nostro modello alimentare ed il relativo sistema produttivo. L’ideatore di tale progetto è un italiano, Giuseppe Scionti, fondatore di Novameat, startup con sede a Barcellona che lavora proprio a questo obiettivo: creare una carne alternativa che imiti e superi per qualità i tagli più pregiati. Con una tecnica di stampa basata sulla microestrusione, infatti, Novameat è in grado di ricreare la fibrosità, la resistenza al taglio e la masticabilità del muscolo animale sostenendo che tale nuovo metodo di produzione possa portare anche ad un minore impatto ambientale con una significativa riduzione delle emissioni di CO2 e di acqua derivanti dalle forme tradizionali di allevamento. Pur volendo comprendere gli obiettivi di tali progetti in materia di impatto ambientale, come Forza Italia condividiamo le preoccupazioni delle nostre associazioni di categoria, tra le quali Coldiretti, e dei nostri allevatori che giustamente temono che le nuove tecnologie possano danneggiare un settore importante nella filiera agroalimentare con inevitabili conseguenze sociali ed economiche. Purtroppo la zootecnia continua ad essere messa sul banco degli imputati per essere ritenuta tra i settori maggiormente responsabili dei cambiamenti climatici, ma tutti dimenticano che l’agricoltura in generale, quindi compresa anche la zootecnia, genera circa solo il 10% di tutte le emissioni di CO2. È chiaro però che anche questo settore deve fare la sua parte sia per migliorare le condizioni del benessere animale sia per favorire una transizione verde e contribuire al raggiungimento della neutralità climatica, ma questo non deve significare che un intero settore debba essere completamente demonizzato e sostituito da laboratori e stampanti. Gli allevamenti europei rappresentano un elemento di identità, di tradizioni e culture, e garantiscono anche un presidio delle zone rurali che senza di loro subirebbero ulteriormente lo spopolamento. Non è un caso che la Commissione Europa abbia recentemente lanciato una strategia sulle aree rurali proprio per salvaguardarle e valorizzarle.  La cosa che più mi ha incuriosito di questo progetto sperimentale è stato il riconoscimento di un finanziamento europeo nell’ambito del programma React-Eu, pari a 2 milioni di euro, che sarebbe stato concesso a due aziende olandesi. Per questo motivo ho presentato, nelle scorse settimane, un’interrogazione parlamentare alla Commissione europea per sapere su quali basi scientifiche tale modalità di produzione venga considerata utile per la lotta ai cambiamenti climatici ed in che modo la Commissione giustifichi il finanziamento alla ricerca per la produzione di alimenti non ancora autorizzati a livello europeo come la carne prodotta in vitro. Infine, ho chiesto all’Esecutivo europeo quale impatto potrà avere la produzione di carne in laboratorio sul complessivo sistema agroalimentare ed in particolare su quello zootecnico. I fondi React-Eu, è bene ricordarlo, sono fondi che l’Unione europea mette a disposizione degli Stati membri prevalentemente per il finanziamento di progetti volti a favorire la ripresa economica e quindi, come Forza Italia, ci impegneremo sempre a vigilare che essi siano spesi correttamente a tutela dei consumatori europei ed italiani, e non, invece, utilizzati per il finanziamento di progetti non chiari e dall’oscuro obiettivo finale.

COP26: L’EUROPA LEADER NELLA LOTTA AI CAMBIAMENTI CLIMATICI

COP26: L’EUROPA LEADER NELLA LOTTA AI CAMBIAMENTI CLIMATICI

Secondo lo State of the Global Climate 2021, il rapporto annuale dell’Organizzazione meteorologica mondiale, gli ultimi sette anni sono stati i più caldi da quando ci sono rilevazioni scientifiche cioè dalla fine dell’Ottocento. Non solo, l’innalzamento del livello del mare ha raggiunto un nuovo massimo, mentre gli eventi estremi sono diventati ormai la normalità. In questo contesto, la Cop26 tenutasi a Glasgow ha rappresentato uno scenario di intensi negoziati tra circa 200 Paesi sui tagli alle emissioni di gas serra e sugli effetti del riscaldamento globale. L’obiettivo principale della Cop26 è stato proprio quello di condividere azioni strutturali per limitare l’aumento delle temperature a 1,5°C, intervenendo sul taglio delle emissioni, decarbonizzazione e deforestazione. Quello di Glasgow è stato il ventiseiesimo vertice annuale. Nel mio intervento durante i lavori della plenaria a Strasburgo ho voluto mettere proprio in evidenza come questo significhi che sono trascorsi 25 anni durante i quali ci siamo sempre interrogati, trovandoci d’accordo o meno su quali e su quanti risultati siamo riusciti ad ottenere. Nel frattempo però la natura ci ha dato molti più segnali ed avvertimenti di quanti ne siano arrivati dalle piazze degli attivisti e dai dibattiti teorici. Io sono tra quelli che crede che di passi in avanti ne abbiamo fatti e dobbiamo farne ancora tanti altri, ma sono convinto che il forte slancio fatto dall’Europa con una strategia ambiziosa e coraggiosa debba essere caratterizzato da un senso pratico che in molti casi è stato travolto da demagogia e scontri ideologici, favorendo l’errata convinzione che il tema ambiente appartenga ad alcuni e non a tutti. L’ambiente non è una fede religiosa, ciò che la natura ci ha dato appartiene a tutti e tutti dobbiamo salvaguardarlo e consentirne il godimento a chi verrà dopo di noi. Bene ha fatto l’Europa ad occupare la scena mondiale per la lotta ai cambiamenti climatici stimolando anche i Paesi più reticenti come la Cina, ma è necessario farlo coinvolgendo il nostro sistema produttivo che non va demonizzato, anche perché noi europei siamo già i più virtuosi nel rispetto dell’ambiente al contrario di chi continua a produrre a condizioni diverse generando fenomeni di concorrenza sleale ed indebolendo l’autonomia produttiva europea. Una cosa è certa: se l’Europa vuole veramente essere leader nella lotta ai cambiamenti climatici deve avere un’economia forte e competitiva per poter aiutare anche i Paesi in via di sviluppo a finanziare una transizione verde dove la sostenibilità sia declinata in versione ambientale, sociale ed economica.

25 NOVEMBRE: GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE

25 NOVEMBRE: GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE

Negli ultimi 5 anni il numero di donne che hanno subito almeno una forma di violenza fisica o sessuale ammonta a 2 milioni 435 mila, l’11,3% delle donne dai 16 ai 70 anni. Ogni giorno purtroppo leggiamo di donne violate, umiliate, vittime di femminicidi, di discriminazioni, di soprusi, di violenze inaccettabili a volte proprio all'interno delle mura domestiche dove dovrebbero sentirsi più protette. Ad ognuna di queste donne è stata brutalmente limitata la propria libertà di essere tale, di essere libera e di poter scegliere semplicemente di essere. Tutto questo è davvero inaccettabile. L’Europa ha intrapreso una serie di iniziative per contrastare la violenza, fisica e verbale, nei confronti delle donne, ma deve difendere con più forza la Convenzione di Istanbul, a maggior ragione dopo la decisione della Turchia di abbandonarla in modo unilaterale. L’Unione Europea deve essere in prima linea in difesa della Convenzione poichè punta ai valori fondanti su cui nasce l’Europa stessa e il Parlamento dovrebbe ratificarla dando un segnale importante agli Stati europei che ancora non hanno sottoscritto facendo sorgere perplessità e preoccupazioni. Purtroppo il cammino da percorrere è ancora lungo e questi 10 anni dalla stesura della Convenzione sono stati attraversati da troppi tentennamenti e occasioni mancate. La Convenzione è stata firmata da 45 Stati membri del Consiglio d’Europa (tutti tranne Russia e Azerbaijan), tuttavia solo 34 Stati hanno proceduto alla ratifica. Io credo che ci sia bisogno di una maggiore sensibilità e di sempre più iniziative volte a prevenire e porre fine alle tante violenze perpetrate verso le donne. Non possiamo limitarci ad una sola giornata finché ogni giorno ci saranno ancora altre mamme, figlie, amiche, ecc. vittime di uomini e derubate dei loro diritti umani. In tutto il mondo, infatti, il 25 novembre si ricordano le donne vittime di violenza, ma nei giorni a seguire cosa ne sarà di questo ricordo? Sicuramente la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne è un’occasione per riflettere ma non dobbiamo correre il rischio di crearci un alibi morale per aver assolto al nostro compito. Purtroppo dobbiamo riconoscere che c’è ancora tanto da fare e, soprattutto, bisogna prendere reale consapevolezza del dramma che si continua a consumare ogni giorno, a volte anche vicino a noi. Ogni anno quindi, il 25 novembre, ricordiamo le vittime di femminicidio, ma è fondamentale che, dai giorni successivi, si lavori per fare in modo che l’anno successivo non ce ne siano altre, ponendo una maggiore attenzione anche verso il problema della non denuncia di alcune donne, timorose di ulteriori violenze. A tal proposito, voglio ricordare a tutte le donne vittime di ogni tipo di violenza, verbale o fisica, che esiste un numero verde a cui possono chiedere aiuto in qualsiasi momento: 1522.

IL PROBLEMA DEL RINNOVO DELLE CONCESSIONI BALNEARI

IL PROBLEMA DEL RINNOVO DELLE CONCESSIONI BALNEARI

Il 9 novembre scorso il Consiglio di Stato è intervenuto sull’annosa questione del rinnovo delle concessioni demaniali marittime dichiarando che queste non potranno essere rinnovate oltre il 31 dicembre 2023, in rispetto della già tanto discussa Direttiva europea Bolkenstein sul libero mercato dei servizi. Le concessioni, secondo il Consiglio di Stato, non potranno più essere estese, neanche per via legislativa, in quanto, considerando l’eccezionale capacità attrattiva del patrimonio costiero nazionale, un rinnovo oltre quella data risulterebbe dannoso per la concorrenza, contrario al diritto Ue e farebbe venir meno i vantaggi che portano, di solito, le liberalizzazioni. La citata sentenza, a mio avviso, impone al nostro Governo di procedere con priorità ad un complessivo riordino della materia, come già fatto da altri Paesi europei, considerando che tra le concessioni demaniali ci sono anche quelle balneari che rappresentano una componente importate del settore turistico. Come Forza Italia ci siamo battuti per confermare l’estensione della durata delle concessioni demaniali marittime, così come stabilito dalla Legge finanziaria 145/2018, e siamo convinti che la Direttiva Bolkenstein non avrebbe dovuto trovare applicazione alle concessioni demaniali in quanto riferite alla mera concessione di una porzione del demanio e non di un servizio. È evidente che le diverse pronunce dei giudici nazionali e comunitari abbiano consolidato una posizione critica per l’Italia, per la quale è stata anche avviata una procedura di infrazione, ma la complessità e delicatezza della questione meriterebbe una presa di posizione autorevole del Governo italiano e, in questo momento, il Presidente Draghi sarebbe opportuno rappresentasse la necessità di avere il giusto tempo per dar seguito alla riforma del demanio. È chiaro che la credibilità di tale ipotesi è data dal fatto che l’Italia proceda subito con una legislazione nazionale che, nel rispetto del diritto comunitario e come già fatto da altri Stati europei, riesca a definire la posizione di migliaia di aziende di piccole dimensioni, attualmente titolari di concessione, e, soprattutto, eviti che un patrimonio identitario della nostra nazione, venga concesso alle grandi imprese straniere. Io credo che nel riordino della normativa sul demanio si debba tenere anche conto che, a causa del persistente fenomeno erosivo, lo stesso è fortemente a rischio e quindi sarebbe opportuno coinvolgere gli operatori privati concessionari, presenti e futuri, nei necessari interventi di contenimento del fenomeno.

LA RIPRESA ECONOMICA ITALIANA

LA RIPRESA ECONOMICA ITALIANA

Lo scorso 11 novembre la Commissione europea ha pubblicato le previsioni economiche autunnali aggiornate per i Paesi dell’Ue e dell’Eurozona, riguardanti il triennio 2021-2023. In un contesto generale di ripresa economica, l’Italia è sicuramente tra i Paesi guida della ripresa in atto. In particolare, dopo una grave recessione del prodotto interno lordo nel 2020 (-8,9%), la nostra economia sta crescendo quest’anno del 6,2%. Per quanto riguarda gli anni 2022 e 2023, inoltre, la Commissione europea prevede che la crescita economica proseguirà consentendo così ai cittadini ed alle imprese italiane di lasciarsi alle spalle il grave lascito economico della pandemia. Altra buona notizia per i cittadini europei è che la Commissione prevede, a seguito di una fisiologica crescita del tasso di disoccupazione per l’anno in corso, una diminuizione nel 2023. In ogni caso, il report della Commissione evidenzia che permangono sulla ripresa rischi al ribasso in caso di possibili evoluzioni negative della pandemia. In tal senso, l’attuale recrudescenza della pandemia ed il peggioramento dei dati relativi ai contagi giornalieri, anche in Italia, sono un importante dato da non sottovalutare che richiede l’adozione di tutte le misure necessarie affinché la nostra economia resti il più possibile aperta. A tali dati previsionali positivi, si è aggiunto recentemente il Ministro dell’Economia e delle Finanze, Daniele Franco, il quale ha dichiarato che la crescita economica attesa per l’anno in corso potrebbe addirittura aumentare. La recente approvazione della manovra finanziaria italiana è un segnale positivo nonostante l’invito a monitorare e contenere la spesa corrente che rimane una criticità strutturale del nostro sistema. È chiaro, in ogni caso, che sulla ripresa economica di medio e lungo termine giocherà un ruolo fondamentale anche la capacità di spesa da parte delle nostre istituzioni dei fondi straordinari che l’Ue metterà a disposizione fino al 2026 nell’ambito del fondo denominato Next Generation EU, ma, da questo punto di vista, credo sia fondamentale che tutti i progetti inseriti nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza siano portati a compimento e che i finanziamenti ed i sussidi provenienti dal fondo comunitario siano spesi bene e con celerità. Solo così, infatti, sarà possibile assicurare una ripresa economica duratura ed a lungo termine che assicuri al nostro Paese ed ai suoi cittadini il mantenimento del benessere e la riduzione della disoccupazione oltre che migliori prospettive per i giovani e nuove opportunità per le nostre imprese.

NUOVO CICLO DI WEBINAR: IL COLLEGIO DI EUROPA, IL PNRR, HORIZON EUROPE

NUOVO CICLO DI WEBINAR: IL COLLEGIO DI EUROPA, IL PNRR, HORIZON EUROPE

Dopo l’intenso programma di webinar organizzato durante la fase del lockdown, che ha registrato la presenza e l’interesse di tantissimi iscritti, in aggiunta ad una serie di incontri tematici in presenza che si terranno fino alla fine dell’anno, ho deciso di tenere comunque alcuni appuntamenti in modalità webinar per ampliare le possibilità di far conoscere le possibilità e le opportunità che l’Europa mette a disposizione di cittadini, Enti, associazioni e imprese. Il primo di essi, prettamente riservato ai laureati, si è tenuto giovedì 28 ottobre ed ha avuto come protagonista il Collegio d’Europa, con sede a Bruges, uno degli istituti post-universitari in studi europei più antichi e prestigiosi al mondo. Il Collegio si rivolge a chi vuole specializzarsi in studi europei per comprendere profondamente l’Europa con un approccio a 360 gradi sulle politiche dell’Unione europea, il diritto, la geopolitica, le relazioni internazionali, l’economia, la storia offrendo l’opportunità di incontrare opinion leader e politici di fama internazionale. L’obiettivo del webinar è stato quello di informare i giovani in merito a questa grande possibilità non solo professionale, ma anche umana. Il 18 novembre invece, con l’ausilio di esperti e con la partecipazione di amministratori locali, l’incontro online sarà dedicato al PNRR quale opportunità di ripartenza e sviluppo dei Comuni. Questo appuntamento è dedicato all’approfondimento del Piano nazionale di ripresa e resilienza, ma, soprattutto, a come i Comuni possono essere supportati nell’utilizzo delle risorse europee del Next Generation EU. Infine, il prossimo 2 dicembre, ci sarà il webinar dedicato al programma Horizon Europe, il programma europeo per accedere ai finanziamenti rivolto sia alle start up che alle Pmi. Stiamo attraversando un periodo delicato in cui per molti è difficile ripartire concretamente ed è per questo che ritengo essenziale continuare un’azione di informazione e sensibilizzazione sulle tante opportunità che l’Europa, soprattutto in questa fase, ci mette a disposizione. Tutte le informazioni sui webinar e sugli eventi da me organizzati potrete trovarle andando direttamente sul sito www.insiemeineuropa.it dove avrete la possibilità di iscrivervi e ricevere gratuitamente le notizie inerenti anche tutti i bandi europei, nazionali e regionali.

AGENZIA EUROPEA DELL’ASILO: BISOGNA ESSERE SOLIDALI E NON SOLITARI

AGENZIA EUROPEA DELL’ASILO: BISOGNA ESSERE SOLIDALI E NON SOLITARI

Il Consiglio e il Parlamento europeo hanno raggiunto, nel giugno scorso, un accordo provvisorio sul regolamento istitutivo di un’Agenzia Europea per l'asilo che dovrebbe sostituire l'attuale Ufficio europeo di sostegno per l'asilo (EASO). Non è una vera e propria agenzia, per la quale la procedura ordinaria avrebbe richiesto molto più tempo, ma una struttura facente capo alla Commissione che può diventare operativa già dal 1 gennaio 2022 e disporre di risorse proprie in aggiunta a quelle già previste nei vari programmi europei. L’obiettivo è migliorare l'applicazione della politica relativa all'asilo all'interno dell’UE fornendo una maggiore assistenza operativa e tecnica agli Stati membri e contribuendo a una maggiore convergenza nella valutazione delle domande di protezione internazionale. Questa proposta rappresenta sicuramente un passo in avanti dopo anni di stallo in materia migratoria a livello UE, ma non dobbiamo lasciarci prendere troppo dall’entusiasmo. Il Parlamento, infatti, ha rivendicato un maggior coinvolgimento nella gestione e controllo di tale agenzia. Ad oggi, dopo numerose crisi migratorie ed umanitarie registrate in tutti i continenti a noi vicini, l’Unione Europea ancora non si è dotata di una vera politica migratoria. I fatti dell’Afghanistan devono renderci ancora più consapevoli di essere senza una politica estera comune all’interno della quale prevedere anche una politica migratoria strutturata. Nel mio intervento durante i lavori della plenaria, ho sottolineato come sia evidente che la nuova Agenzia si propone di supportare i sistemi nazionali per facilitare e snellire le procedure di asilo e renderle uniformi all’interno dell’Unione Europea, ma che, allo stesso tempo, ci troviamo di fronte ad una misura che servirà a dare un momentaneo respiro a quegli Stati del sud Europa che da anni si prendono il peso di tutti gli arrivi dei migranti nel nostro continente, tra questi l’Italia. Noi abbiamo bisogno di una soluzione sostenibile a lungo termine. L’Unione deve dare un segnale forte di credibilità in ambito migratorio: basta riforme spezzettate, i cittadini ci chiedono misure concrete che possono essere realizzate solo attraverso un unico pacchetto di politiche comunitarie. Il mio augurio è che questa Agenzia rappresenti un primo passo per un cambiamento ben più significativo in termini di politica migratoria e di asilo comune, e, soprattutto, che serva anche a stimolare una cultura ed un approccio diverso di tutti gli Stati membri affinché comprendano che il peso degli arrivi deve essere condiviso da tutti. È necessario essere solidali e non solitari.

DIRITTI PERSONE CON DISABILITA’: IL MIO INTERVENTO IN PLENARIA

DIRITTI PERSONE CON DISABILITA’: IL MIO INTERVENTO IN PLENARIA

Una ricerca fatta negli scorsi anni conferma che circa un quarto della popolazione dell'UE è interessata da qualche forma di disabilità. Proprio per questo motivo, l'UE e i suoi Stati membri sono da sempre impegnati a migliorare la situazione socioeconomica delle persone con disabilità sulla base della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea e del trattato sul funzionamento dell'Unione europea. Tutti gli Stati membri, infatti, fanno parte della convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, in vigore dal gennaio 2011 che ha ispirato il contenuto della strategia europea sulla disabilità 2010-2020. Nel mio intervento in Parlamento ho sottolineato che, fin quando ci sarà un dibattito o un provvedimento sui diritti delle persone con disabilità, esisterà un problema e che quindi purtroppo c’è ancora molto da fare. Bisogna richiamare le responsabilità di ognuno di noi per intervenire in difesa di quelle persone che ogni giorno affrontano ostacoli, discriminazioni e sono private della libertà e dei diritti fondamentali alla base dell’Ue. Sicuramente il Parlamento ha fatto passi importanti in avanti per rendere ancora più forte e credibile l'azione dell'Unione Europea in difesa di quasi un quarto dei suoi cittadini che soffre di una forma di disabilità. Con la risoluzione approvata dal Parlamento europeo lo scorso 7 ottobre, non solo non ci si limita ad affermazioni di principio, talvolta trascurate o poco considerate, ma si impegna la Commissione e gli Stati membri ad intervenire concretamente per migliorare la qualità di vita delle persone con disabilità e, soprattutto, a rimuovere gli ostacoli, fisici e culturali, che impediscono l'inclusione sociale e economica generando odiose discriminazioni che minano il fondamentale diritto di uguaglianza. Sono tanti gli elementi di condivisione della risoluzione, ma ho voluto evidenziare l’importanza degli impegni assunti dal Parlamento sia per prevenire anche le violenze sulle donne con disabilità sia per superare la disparità occupazionale e salariale di queste donne, che amplifica quella, altrettanto deprecabile, che purtroppo colpisce tutto il genere femminile. Infine, nel mio intervento, ho fatto rilevare che la relazione in discussione è il frutto di molte petizioni presentate dai tantissimi cittadini europei nell’interesse di milioni di altri cittadini, e conferma, a mio avviso, quanto sia necessario che anche il Parlamento europeo, in quanto istituzione eletta direttamente dai cittadini, debba avere potere di iniziativa legislativa per poter esprimere e rispondere al meglio, e in modo concreto, alle preoccupazioni e aspettative di coloro che ci hanno eletto.

LO STATO DI DIRITTO EUROPEO E L’ATTEGGIAMENTO DELLA POLONIA

LO STATO DI DIRITTO EUROPEO E L’ATTEGGIAMENTO DELLA POLONIA

Non si può essere Europei a giorni alterni. La sentenza della Corte Costituzionale di Varsavia che, giovedì 7 ottobre, ha sancito il primato delle leggi interne nazionali su quelle europee ha aperto una ulteriore inevitabile tensione tra la Polonia e l’Europa. Purtroppo questa posizione non è stata chiarita dal primo ministro polacco Mateusz Morawiecki in occasione della sua audizione a Strasburgo, anzi, ha più volte sottolineato come il Governo condivida pienamente quanto stabilito dalla Corte Costituzionale tanto da aver costretto la presidente Ursula von der Leyen ad una dura replica nella quale ha ribadito e ricordato i principi ed i valori su cui si fonda l’Unione Europea. Le dichiarazioni del primo ministro polacco hanno rievocato in molti dei presenti in aula quelle dell’inglese Nigel Farage che sono poi arrivate ad una frattura insanabile generando la fuoriuscita della Gran Bretagna con la Brexit. C’è stato in merito un dibattito molto animato tra i vari gruppi politici a testimonianza che il difficile rapporto tra Europa e Polonia rappresenta una seria criticità su cui intervenire tempestivamente perché rischia di diventare una crepa nell’Europa che, soprattutto in questo momento, non può essere sottovalutata. Io credo che i principi ispiratori dell’Unione europea siano stati condivisi da tutti gli Stati membri che hanno aderito, tra cui anche la Polonia, e che li hanno fatti propri nelle rispettive carte costituzionali. La partecipazione della Polonia all’UE ha significato nel corso dei decenni scorsi tantissime risorse economiche utilizzate per infrastrutture, cultura, inclusione sociale, sviluppo economico e tante sono state le opportunità di cui cittadini ed aziende polacche hanno potuto usufruire. Non solo, nel Next Generation Eu sono previste ulteriori risorse straordinarie proprio per sostenere la Polonia nella fase della ripartenza post pandemia. Queste risorse però sono condizionate allo “stato di diritto”. Io credo che non si possa essere europei a giorni alterni. L’Europa è una grande opportunità e va vissuta nella sua totalità per capirne la sua forza nell’interesse di tutti. Avere un’Europa più forte non significa perdere o rinunciare alle singole identità degli Stati, ma, al contrario, questi si rafforzano maggiormente perché solo restando uniti si ha la possibilità di affrontare le sfide presenti e future. Non c’è bisogno di ricordare che la pandemia non avrebbe potuto vedere nessuno Stato singolo affrontarla così come, invece, ha saputo fare unitamente l’Unione europea. Sicuramente la posizione della Polonia non può essere accettata perché rischia di compromettere la coesione e l’unità di intenti di tutto il progetto europeo in ottica futura. È una posizione delicata sulla quale tutti devono manifestare la massima responsabilità e auspico che tutti si adoperino per una soluzione dalla quale l’Europa ne esca ancora più forte. I polacchi hanno svolto un ruolo fondamentale nel processo di integrazione dell'Europa e sono convinto che abbiano piena consapevolezza che per avere una Polonia forte sia necessario un'Europa unita.

CYBERSICUREZZA: IL MIO INTERVENTO IN PLENARIA

CYBERSICUREZZA: IL MIO INTERVENTO IN PLENARIA

L’Unione europea ha bisogno di una strategia unica, coordinata, più ambiziosa e forte in materia di cyber sicurezza. Settori critici quali trasporti, energia, sanità o finanza dipendono sempre di più dalle tecnologie digitali. La pandemia ha impresso una accelerazione al processo di digitalizzazione della nostra società facendo però emergere ancora più chiaramente tutti i rischi legati alla cyber sicurezza. Gli attacchi informatici e la criminalità informatica stanno aumentando in tutta Europa sia in termini di quantità che di sofisticazione. Una tendenza destinata a crescere in futuro se si pensa che già nel 2025 avremo oltre 25 miliardi di apparecchi connessi. È necessario quindi che ci sia un impegno serio da parte di tutti gli Stati membri e un rafforzamento della diplomazia informatica. Questo è il concetto che ho voluto rafforzare in sede di lavori durante la plenaria di ottobre. L’aumento degli attacchi informatici rappresenta, infatti, un serio rischio per l'Europa che sicuramente si presenta facile preda e in ritardo. L’Ue sta facendo passi in avanti per condividere una strategia difensiva capace di proteggere i cittadini e le imprese per rendere le nostre infrastrutture critiche più resilienti. Gli scenari internazionali, anche alla luce di quanto accaduto in Afghanistan, ci devono mettere nella condizione di essere ancora più consapevoli che abbiamo bisogno di un sistema europeo di difesa comune per reagire e resistere agli attacchi presenti e futuri portati avanti soprattutto da chi vede nella democrazia europea il più grosso nemico. Così come abbiamo reagito alla pandemia, è necessario mostrare la stessa forza per contenere il rischio degli attacchi informatici che possono diventare più pericolosi della stessa pandemia.

IL PROBLEMA ANCORA ATTUALE DELL’AMIANTO

IL PROBLEMA ANCORA ATTUALE DELL’AMIANTO

Nonostante il suo utilizzo sia vietato in Europa dal 2005, l’amianto resta ancora un grave problema per gli Stati membri. Sono intervenuto durante i lavori della plenaria per sottolineare come moltissimi cittadini ancora perdano la vita e tanti altri risultino affetti da patologie derivanti proprio dall'esposizione all'amianto. Molte di queste patologie purtroppo non sono nemmeno riconosciute tra quelle professionali quindi non danno diritto a nessun tipo di risarcimento alle vittime e le loro famiglie. Ho voluto evidenziare come sia fondamentale che l’Europa aggiorni la sua normativa anche alla luce degli interventi con cui la stessa sta promuovendo la ristrutturazione e la rigenerazione del patrimonio edilizio. È necessario che venga introdotto subito un obbligo di controllo in modo da stabilire la presenza di amianto e di una conseguente successiva rimozione prima dell'inizio di qualsiasi lavoro. Condivido, inoltre, che ci sia una certificazione obbligatoria che attesti l'assenza o la regolarità dell'amianto prima di una vendita o di una locazione per gli edifici costruiti prima del 2005. In attesa delle nuove misure che verranno presentate dalla Commissione, ho posto l'attenzione anche su alcuni elementi. Innanzitutto, la necessità di includere tra le malattie professionali tutte quelle che, in modo oggettivo e scientifico, sono riconducibili all'esposizione all'amianto. Se vogliamo realmente rimuovere l'amianto, inoltre, dobbiamo snellire le procedure burocratiche, aiutare economicamente i proprietari dell'immobile interessato, formare adeguatamente i tecnici e i lavoratori. Bisogna, infine, incentivare le tecniche non invasive in modo che si riduca totalmente il fattore di rischio anche nella fase dello screening. Ho voluto ricordare in sede di plenaria come sia importante investire nello screening, ma, soprattutto, nella rimozione e nella bonifica dell'amianto, perché questo significa investire nella salute dei nostri cittadini.

L’IMPORTANZA DEL SETTORE AGRICOLO PER IL NOSTRO FUTURO: LA MIA VISITA ALLA FIERA EIMA E AL CAAB

L’IMPORTANZA DEL SETTORE AGRICOLO PER IL NOSTRO FUTURO: LA MIA VISITA ALLA FIERA EIMA E AL CAAB

Negli scorsi giorni ho avuto modo di visitare prima il Centro Agroalimentare di Bologna, importante snodo distributivo del settore ortofrutticolo e, successivamente, l’Esposizione Internazionale di Macchine per l'Agricoltura (EIMA), un appuntamento irrinunciabile per tutti gli operatori del settore. Con il direttore del CAAB, Alessandro Bonfiglioli ed il Presidente Fedagromercati, Valentino Di Pisa, ho condiviso l’importanza strategica dei Mercati all’ingrosso all’interno della filiera agroalimentare nonché la necessità di destinarvi risorse per la loro valorizzazione ed il rilancio. Le sfide future che ci aspettano all'insegna della transizione digitale e climatica, devono necessariamente vedere protagonisti anche i centri agroalimentari all'ingrosso che rappresentano il comparto tra i più produttivi del nostro Paese e dell'Europa. Più volte, nei miei interventi al Parlamento europeo, ho sottolineato l’importanza strategica che ricopre tutto il settore relativo all’agricoltura, includendo anche i Mercati all’ingrosso che, proprio durante la pandemia, hanno mostrato la loro resilienza garantendo la continuità nell'approvvigionamento e nella distribuzione di prodotti alimentari freschi in tutta Europa. Ho avuto modo di sottolineare insieme a loro anche l'importanza del Made in Italy che va assolutamente supportato scongiurando il sistema di etichettatura Nutriscore che rappresenta un serio pericolo per le nostre eccellenze. Nel corso della visita alla fiera EIMA ho potuto apprezzare le novità tecnologiche con cui gli agricoltori e gli allevatori europei potranno affrontare le sfide della transizione verde e digitale ottimizzando il proprio processo produttivo. È stata anche l’occasione per incontrare il Presidente FederUnacoma, Alessandro Malavolti, e condividere l’opportunità e la necessità che il comparto “macchine agricole” venga considerato nell’ambito del settore agricoltura anziché in quello industriale dell’automotive. A riguardo, abbiamo esaminato i principi generali della proposta di Regolamento comunitario che sostituirà la Direttiva macchine su cui bisogna lavorare a Bruxelles per evitare una penalizzazione delle imprese produttrici e favorire ulteriori investimenti. Faccio i miei complimenti agli organizzatori della Fiera che, dopo la pausa forzata della pandemia, ha registrato una significativa presenza di espositori e visitatori, rappresentando un bel segnale di fiducia e ripartenza per tutto il settore.

I CINGHIALI, I MAGGIORI VETTORI DI PESTE SUINA

I CINGHIALI, I MAGGIORI VETTORI DI PESTE SUINA

I dati forniti dalla Commissione e dal EU Animal Diseases Information System evidenziano che la peste suina africana, non trasmissibile agli esseri umani, continua a diffondersi in Europa risultando altamente contagiosa e spesso letale per cinghiali e maiali. Esplosa nel 2014 in alcuni Paesi dell’Est Europa, la peste si è diffusa in altri Stati Membri, tra cui Belgio e Germania, con riscontri di contagi anche in Cina, India, Filippine e in diverse aree del Sud-Est asiatico. In Italia si sono verificati alcuni casi solo in Sardegna dove però negli ultimi anni la situazione è molto migliorata grazie ad un Piano di sorveglianza nazionale previsto nell’ambito della strategia comunitaria di prevenzione e controllo della malattia approvato dalla Commissione Europea. I cinghiali sono stati identificati come vettore di maggior contagio anche alla luce dell’aumento negli Stati membri delle popolazioni di suini selvatici la cui presenza, registrata sempre più nelle vicinanze di aziende di allevamento nonché dei centri abitati, rappresenta un crescente rischio di trasmissione della peste, oltre che essere un oggettivo problema per i danni che stanno provocando all’agricoltura e alle persone. Per questi motivi, ho presentato un’interrogazione alla Commissione nella quale chiedo quali nuove azioni intenda proporre per contenere il contagio da peste suina e se in alcuni degli Stati membri ci siano prassi o regolamentazioni, con esiti positivi, per il contenimento della crescita dei cinghiali tali da poter essere applicate anche negli altri Stati. Inoltre, ho chiesto alla Commissione se voglia valutare, di concerto con i singoli Stati membri, una revisione dei regolamenti venatori come possibile soluzione per contenere la crescita incontrollata dei cinghiali e, di conseguenza, la diffusione della peste suina africana considerato che l’Unione Europea è il secondo produttore di maiali (nonché il suo più grande esportatore al mondo) e che le ripercussioni economiche che questa epidemia potrebbe causare proprio ai Paesi colpiti rappresenterebbe un ulteriore, pesante, fardello da sopportare per gli allevatori e, in generale, per tutta la filiera produttiva soprattutto in questo preciso momento storico nel quale si sta cercando di arginare la crisi economica causata dal Covid 19.

RIVOLUZIONE DIGITALE: LE MISURE UE PER LA PROTEZIONE DEI CONSUMATORI

RIVOLUZIONE DIGITALE: LE MISURE UE PER LA PROTEZIONE DEI CONSUMATORI

Le nuove tecnologie stanno cambiando la realtà che ci circonda. Anche se i progressi nel settore digitale hanno portato consistenti miglioramenti nella nostra vita quotidiana, ci hanno reso più vulnerabili e messo a rischio un bene prezioso che ciascuno di noi ha: i propri dati personali. Non si tratta solo di informazioni relative alla propria età, indirizzo o numero telefonico, ma di vere e proprie banche di dati relativi alle nostre abitudini giornaliere e preferenze di ogni tipo. Al fine di proteggere la privacy e l’identità dei consumatori nonché garantire che ogni Stato membro sia pronto ad investire nella giusta maniera sull’economia digitale a favore di cittadini ed imprese, l’Unione europea si è dotata di una strategia digitale per i prossimi anni. Tra le tante iniziative intraprese a Bruxelles, ce ne sono due su cui ho avuto modo di lavorare nel corso di questi mesi al Parlamento europeo. La prima grande misura è la Legge sui mercati digitali (c.d. DMA) che mira a regolare la funzione dei cosiddetti “gatekeeper”, le grandi piattaforme online che esercitano una funzione di controllo dell’accesso al mercato digitale. Le nuove norme stabiliscono, infatti, obblighi e divieti che queste piattaforme devono rispettare al fine di rendere il mercato più accessibile e proteggere meglio i diritti dei consumatori rendendo l’ambiente online più sicuro. Tutti noi siamo purtroppo incappati in contenuti illeciti online, da post di incitamento all’odio a contenuti per la vendita di merci pericolose o contraffatte. Questi contenuti illegali sono particolarmente sensibili quando pensiamo ai nostri figli e a tutti quei giovani che trascorrono online gran parte del loro tempo. Grazie alla legge sui mercati digitali, le piattaforme sono tenute ad agevolare i metodi di segnalazione dei contenuti illegali ed a rimuovere tali contenuti in maniera celere. Allo stesso tempo, la Legge tutela anche la libertà di espressione dei cittadini che verranno informati in caso di rimozione di post e ai quali verrà data la possibilità di fare ricorso. Più sicurezza quindi, ma anche trasparenza per rendere gli utenti maggiormente consapevoli e proteggere i cittadini da contenuti non leciti. La seconda misura adottata dall’Europa è la Legge sui servizi digitali (c.d. DSA) che racchiude, per la prima volta, un insieme di norme sugli obblighi e le responsabilità degli intermediari al fine di regolamentare l’offerta dei servizi digitali nel mercato unico. Questa misura è fondamentale per garantire più competitività all’interno del mercato e facilitare l’entrata di start-up, piccole e medie imprese. Anche in questo caso, la Legge mira a proteggere i consumatori in maniera più adeguata promuovendo al contempo l’innovazione e la crescita di diverse realtà imprenditoriali, garantendo una scelta più ampia di servizi a prezzi più bassi. Entrambi gli atti sono fondamentali per lo sviluppo di un mercato digitale europeo equilibrato, competitivo e più sicuro per tutti.

OLIMPIADI E PARALIMPIADI: CHE ITALIA!

OLIMPIADI E PARALIMPIADI: CHE ITALIA!

Una pioggia di medaglie e di successi per l’Italia, il trionfo dell’orgoglio italiano: è così che si possono riassumere le Olimpiadi e le Paralimpiadi di Tokyo culminati con risultati straordinari per lo sport azzurro già reduce dalla vittoria dei ragazzi di Mancini ad Euro 2020. I giochi olimpici e paralimpici hanno suggellato un’edizione già di per sé straordinaria per le modalità con cui si è svolta. Oltre 100, infatti, le medaglie conquistate tra CONI e CIP, con storici risultati che fanno venire i brividi ancora oggi a tutti noi italiani, grazie anche al grande lavoro portato avanti in questi anni dai presidenti Giovanni Malagò e Luca Pancalli. Sono arrivate medaglie con l’atletica leggera grazie a Gianmarco Tamberi nell’alto e Marcell Jacobs nei 100m, ma anche con la canoa, il canottaggio, il ciclismo, la ginnastica artistica, ritmica, il judo, il nuoto, il pugilato, lo scherma, la vela. Insomma, l’Italia ha messo il suo sigillo in quasi tutte le discipline olimpiche. Va anche sottolineato che, insieme, i 27 Paesi membri dell’Unione Europea hanno portato a casa un medagliere che pone l’Europa al vertice di ogni classifica con un distacco che straccia persino la combinazione di coloro che sono il primo e il secondo della classifica generale: Stati Uniti e Cina. Sarebbe stato bello che la bandiera dell’Unione Europea potesse essere sventolata alla cerimonia di apertura dei Giochi come simbolo di convivenza pacifica, tolleranza e solidarietà. Lo sport, infatti, non è solo un importante volano per l’economia e per il turismo, ma è anche un prezioso strumento educativo e di inclusione sociale, un diritto riconosciuto universalmente dalla Convenzione ONU del 2006 e che anche la Costituzione italiana e le Istituzioni europee devono continuare con forza a garantire e tutelare. È bene ricordare che l’Unione Europea, quando ci fu la possibilità che i contagi mettessero a rischio il regolare svolgimento delle Olimpiadi, donò 100 milioni di vaccini al Giappone per mettere ancora di più in sicurezza persone ed evento. Le Paralimpiadi di Tokyo hanno visto partecipare l’Italia con la delegazione più numerosa di sempre: 115 atleti con altrettante storie che ci hanno appassionato e insegnato più che mai come si costruiscono determinati traguardi che non si possono improvvisare, ma sono frutto di sudore, sacrifici, ambizione e pianificazione. Forse la fotografia più bella delle Paralimpiadi è il podio tutto italiano nei 100 metri femminili, un podio che non ha precedenti e che porta il nome di Ambra Sabatini, Martina Caironi, Monica Contraffatto, atlete tutte e tre amputate per via di un incidente che hanno saputo riscattarsi con la vita dando a tutti un grande esempio di grinta e positività. Un’altra immagine di vittoria e di forza è la medaglia d’oro vinta da Bebe Vio nella scherma dopo mesi in cui l’atleta azzurra ha rischiato addirittura la vita per poi andare a prendersi il podio più alto di Tokyo. Lo sport, in fondo, ha anche il potere di risvegliare la speranza dove prima c’era tristezza, riscatto dove prima c’era disperazione, e credo che sia necessario che l’Italia e l’Unione Europea continuino a sostenere sempre di più lo sport del mondo olimpico, ma, soprattutto, paralimpico, in modo concreto e costante anche quando i riflettori sono spenti perché ci sarà sempre qualcuno che, in silenzio, continuerà a fare sacrifici, ad allenarsi e a lavorare per riscattarsi e regalare nuove emozioni e lustro al nostro Paese.

LA COMMISSIONE AGRI APPROVA IL TESTO “FARM TO FORK”

LA COMMISSIONE AGRI APPROVA IL TESTO “FARM TO FORK”

Dopo mesi di difficili negoziati, il 10 settembre le Commissioni agricoltura e ambiente di cui sono membro hanno votato il testo della strategia europea “Farm to Fork”, dal produttore al consumatore. Questa ambiziosa strategia, uno dei documenti chiave del Green Deal, ha l’obiettivo di guidare la transizione verso un sistema alimentare equo, sano e rispettoso dell’ambiente. È la prima volta che l’Unione europea cerca di progettare una politica alimentare basata su misure e obiettivi che coinvolgono l’intera filiera alimentare, dalla produzione al consumo, passando per la distribuzione. Il testo di compromesso approvato in Commissione è da ritenersi soddisfacente poiché rispetta gli obiettivi di sostenibilità ambientale ed economica di questa ambiziosa strategia. Tuttavia, rimangono alcune criticità su cui mi sono più volte espresso anche in passato. Ad esempio, il problema legato all’etichettatura fronte pacco. Se pur un sistema armonizzato europeo sia necessario per garantire una scelta consapevole del consumatore, ribadisco la mia contrarietà al Nutriscore, il sistema di etichettatura proposto dalla Francia e già adottato volontariamente in alcuni Stati, che, utilizzando l’immagine di un semaforo, classifica i prodotti in buoni o non buoni per la nostra salute. Per l’Italia questo significherebbe semaforo rosso per molte delle nostre eccellenze alimentari “Made in Italy” che sono parte integrante della dieta mediterranea. La strategia “Farm to Fork” impone l’obbligo agli Stati Membri di adottare un’etichetta fronte pacco comune, ma non è stato definito quale tipologia di etichetta debba essere adottata. Per questo motivo, Forza Italia sta lavorando con l’intento di proporre e sostenere un sistema alternativo al Nutriscore, in grado di fornire al consumatore informazioni chiare e corrette dove ogni alimento, nelle appropriate quantità, può avere un posto all’interno di un regime alimentare equilibrato. Un’etichetta ben fatta che consenta scelte consapevoli e responsabili avvicinando il consumatore al produttore, alla sua cultura, alle sue tradizioni. La forza dell’Europa sta anche nelle sue differenze alimentari: non possiamo consentire un’etichettatura che tenti di uniformare i gusti e le scelte dei consumatori demonizzando alcuni prodotti e svalorizzandone l’unicità.

LA CRISI IN AFGHANISTAN E LA POLITICA ESTERA EUROPEA

LA CRISI IN AFGHANISTAN E LA POLITICA ESTERA EUROPEA

La delicata situazione che si è creata in Afghanistan non solo ha sconvolto il mondo intero, ma ha generato una forte preoccupazione per l’evolversi e il precipitare del rispetto dei diritti umani e della libertà di ogni singolo cittadino afghano, in particolar modo donne e bambini. Ora più che mai è necessario che l’Europa eserciti tutta la sua diplomazia per un confronto internazionale che allontani l’incubo impellente di un disastro migratorio e di una conseguente crisi umanitaria che rischierebbe di compromettere anche le ambiziose sfide che si è posta. A tal proposito, lo scorso agosto, insieme ad altri colleghi, ho firmato una lettera indirizzata alla Presidente von der Leyen e all'Alto Rappresentante Josep Borrell in cui abbiamo chiesto di farsi parte attiva nella sollecitazione della comunità internazionale a prendere atto dell’emergenza umanitaria in arrivo e di garantire l'attivazione immediata dei corridoi umanitari, soprattutto per gli afghani che avevano collaborato con l'UE e gli alleati, applicando la direttiva europea sulla protezione temporanea che prevede un meccanismo di emergenza per fornire protezione immediata agli sfollati. La mancanza di una politica estera e di una difesa comune, come sostenuto anche da Forza Italia, è una lacuna che l’Unione europea non può permettersi di avere e che è purtroppo venuta fuori prepotentemente davanti ad una pressione migratoria, da gestire, senza precedenti, in un momento in cui l’Europa stessa sta vivendo un periodo economico e sociale delicato che rischia di compromettere la propria ripartenza post Covid e tutte le ambiziose sfide lanciate con il Next generazione EU. L'attuale emergenza umanitaria in Afghanistan rimane irrimediabilmente sotto gli occhi del mondo in tutta la sua crudeltà. I cittadini afghani che non sono riusciti ad andare via da Kabul e quelli rimasti sono diventati oggetto dei talebani che, con costrizioni disumane e violenze di ogni genere, hanno preso il sopravvento e fatto valere la propria legge. Il Governo costituito ha disatteso, come prevedibile, tutte le rassicurazioni date antecedentemente in merito all’inclusione, anche delle donne, e al rispetto dei diritti umani. Considerati i componenti, non rimane alcun dubbio su che cosa devono aspettarsi ora gli afgani rimasti. Le testimonianze che arrivano costantemente dal Paese sono di donne e bambini venduti e ridotti in schiavitù oppure uccisi in maniera barbara. Tutto questo lascia sgomenti, ma ci fa capire anche quanto sia ingestibile e grave la situazione. Il popolo afghano chiede giustizia, istruzione e sicurezza. Chiede di poter far valere 20 anni di democrazia, di crescita culturale e sociale del Paese. Non può essere distrutta una memoria collettiva che ha portato al proliferare di un’intera nazione. La privazione dei diritti fondamentali per queste persone, come sottolineato da più Associazioni anche durante le Commissioni al Parlamento europeo, è pari ad un crimine di guerra. Il popolo talebano, con la presa di Kabul, ha messo fine a tutti i progressi fatti e in corso, aprendo le porte ad una delle più gravi crisi umanitarie degli ultimi decenni. L’Europa dovrà reagire garantendo un passaggio sicuro soprattutto a donne e bambini, ma anche a tutti gli afghani che hanno visto in poco tempo annientare crudelmente la loro vita e compromettere irrimediabilmente il proprio futuro. Allo stato attuale delle cose, l’obiettivo di tutti (ONU, NATO in primis) deve essere necessariamente un processo di pace, ma non possiamo non evidenziare che mancano purtroppo i presupposti di base per un confronto costruttivo. In questo scenario l’Europa, quale credibile soggetto promotore e costruttore di pace, deve recuperare il tempo perso e intraprendere azioni diplomatiche e di politica estera che le consentano di affermare convintamente il suo ruolo autonomo e autorevole nello scenario internazionale. 

NASCE HERA, L’AUTORITÀ UE PER LE EMERGENZE SANITARIE

NASCE HERA, L’AUTORITÀ UE PER LE EMERGENZE SANITARIE

Il 16 settembre, la Commissione europea ha svelato i contorni della nuova e tanto attesa “Autorità europea per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie” (Health Emergency prepardness and Response Authority - HERA), presentata dal vicepresidente Margarítis Schinás come “il blocco mancante” nella configurazione della Unione Sanitaria Europea. L’obiettivo di questa agenzia è di evitare esattamente quello che è accaduto soprattutto nella prima fase dell'epidemia, e che a tratti prosegue tutt'ora. Ogni Paese, infatti, ha preso decisioni diverse che non hanno permesso di mettere subito in campo misure comuni efficaci permettendo così al Coronavirus di dilagare indisturbato. Inoltre, molti hanno operato scelte egoistiche cercando di accaparrarsi dispositivi di protezione personale e presidi medici senza capire che la salute pubblica si tutela soltanto se si marcia tutti nella stessa direzione soprattutto all’interno di un mercato unico come quello europeo. HERA dovrebbe essere pienamente operativa entro l'inizio del 2022 ed avrà il compito di integrare il lavoro delle agenzie sanitarie europee già esistenti garantendo che l'UE sia pronta ad agire su tutti i fronti in caso di crisi sanitaria transfrontaliera. Per fare ciò, HERA opererà in due diverse modalità: una modalità di preparazione e una modalità di emergenza. L’Agenzia dovrà monitorare l’emergenza di nuovi agenti patogeni, elaborare modelli di previsione delle pandemie, promuovere lo sviluppo di nuovi medicinali e garantire la produzione e l’approvvigionamento di dispositivi sanitari. Infine, qualora si verificasse un’emergenza sanitaria, HERA sarà responsabile della raccolta di informazioni, della valutazione delle potenziali minacce, del sostegno alla ricerca e dell'innovazione o della disponibilità di siti per produrre contromisure mediche sufficienti, se necessario. In questo programma è compreso anche “EU FAB”, lo strumento che prevede la creazione di una rete di siti che possono essere riconvertiti, in tempi brevissimi, in laboratori e siti produttivi per vaccini. L’obiettivo finale è di sviluppare e produrre vaccini in attesa che il mercato raggiunga una soglia di produzione tale da non richiedere più l’intervento pubblico. HERA disporrà, fin dal momento della sua istituzione ad inizio 2022, di ben 6 miliardi di euro per l’intera durata dell’attuale Quadro Finanziario Pluriennale Europeo 2021-2027 che, con i fondi integrativi di Next Generation EU, potrà contare su una disponibilità di quasi 30 miliardi di euro per il suddetto periodo. L’HERA sarà istituita all’interno della Commissione europea e andrà a completare il quadro delle agenzie europee impegnate nel settore sanitario. Non sarà quindi un'autorità indipendente, ma un organismo interno alla Commissione. Seppur il Partito Popolare Europeo abbia sostenuto la necessità della creazione di un’Agenzia per le emergenze sanitarie, la proposta della Commissione taglia fuori il Parlamento europeo dal potere decisionale. Mentre gli Stati membri saranno coinvolti nel servizio da vicino, all’interno di una sorta di Consiglio di amministrazione e di un Comitato di crisi, il Parlamento europeo sarà semplicemente invitato a nominare un osservatore al Consiglio di amministrazione. Questa decisione desta serie preoccupazioni poiché non si può tagliare fuori dalle decisioni l’unica istituzione europea democraticamente eletta che rappresenta 300 milioni di cittadini.

NEXT GENERATION EU: I PRIMI AIUTI ALL’ITALIA

NEXT GENERATION EU: I PRIMI AIUTI ALL’ITALIA

Ad agosto scorso, la Commissione europea ha erogato all'Italia 24,9 miliardi di euro a titolo di prefinanziamento, pari al 13% dell'importo totale stanziato a favore del nostro Paese in sovvenzioni e prestiti nel quadro del dispositivo per la ripresa e la resilienza. L'Italia è stato uno dei primi Paesi a ricevere un prefinanziamento nell'ambito europeo. Questa prima tranche è un concreto contributo per l'attuazione delle misure fondamentali di investimento e riforma delineate nel PNRR consegnato dal Governo italiano nell’aprile scorso ed approvato dalla Commissione europea a giugno. La stessa Commissione autorizzerà nei prossimi mesi l'erogazione di ulteriori fondi in funzione della realizzazione degli investimenti e delle riforme previsti nel PNRR italiano per una cifra finale complessiva di 191,5 miliardi di euro di cui 68,9 miliardi in sovvenzioni e 122,6 miliardi in prestiti. Se il Covid ha saputo vincere su tutti mettendo in crisi i mercati e l’economia mondiale, il Next Generation Eu rappresenta probabilmente la più grande risposta europea con i 723,8 miliardi che l’Ue ha previsto per sostenere gli investimenti e le riforme di tutti gli Stati membri. La sfida che l’Ue si è posta non è solo per una fattiva ripartenza post Covid, ma è nella sua ottica futura che prescinde dalla Conferenza sul futuro dell’Europa e guarda dritto alle transizioni verde e digitale puntando al rafforzamento della resilienza ed alla coesione nelle nostre società. Sono sfide europee, ma sono soprattutto sfide di ogni singolo Stato membro. L’Italia è stata certamente tra quelli più colpiti dalla crisi che non è stata solo economica, ma anche sociale e sanitaria. Il nostro Paese ha risposto in modo efficiente con un Governo di alto profilo, come suggerito anche da Forza Italia, e con un lavoro conseguente coordinato dal premier Draghi in maniera coesa e competente. Quando la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha dichiarato che il nostro PNRR “presenta il livello di ambizione necessario per fare del Paese un motore di crescita per tutta l'Europa, perché per un'Europa forte serve un'Italia forte” ha centrato in pieno la determinazione che tutti gli italiani hanno avuto nell’affrontare e nel cercare di superare la crisi. Ciò lo dimostrano i dati di oggi con l'Italia che, nel primo semestre del 2021, ha già registrato una crescita del 4,6%. L’obiettivo devono essere le riforme che il nostro Paese si è impegnato a realizzare: un sistema di mobilità più verde e più sostenibile, un aumento delle energie rinnovabili, la digitalizzazione delle imprese, la diffusione del 5G e della banda ultra larga, una pubblica amministrazione più efficiente e un contesto imprenditoriale più attraente e competitivo. L’Italia non può sbagliare, l’Europa non può sbagliare. Dobbiamo essere tutti uniti per rilanciare l'economia e costruire un futuro sostenibile per noi e per le prossime generazioni.

BERLUSCONI: I VALORI E LA VISIONE DELL’UE

BERLUSCONI: I VALORI E LA VISIONE DELL’UE

Nelle scorse settimane il Presidente Silvio Berlusconi è più volte intervenuto sulla carta stampata per porre l’accento su quelli che sono i principi dell’essere umano e su quello che l’Europa deve rappresentare per gli stessi. Ogni essere umano, infatti, è portatore di diritti fondamentali come la libertà, la dignità e la proprietà. Questi diritti non sono certamente una concessione, ma vengono direttamente da Dio, per chi crede, e sono insiti nella condizione umana, per chi non crede.  Questa visione liberale e cristiana, in un periodo storico in cui purtroppo è sempre più messa a rischio, è oggi, invece, più necessaria che mai e rimane il primo obiettivo di Forza Italia e del Partito Popolare Europeo. Nessuna persona può essere abbandonata a sé stessa, nessuna persona può essere privata della speranza o della sua dignità. La vita di ogni singolo essere umano è sacra, sempre. A chi è rimasto indietro, a chi è più debole, devono essere offerte nuove opportunità per realizzare pienamente la propria vocazione e le proprie propensioni. Questo è il principio a cui si deve l'idea di Europa che ci hanno tramandato i padri fondatori come Schuman, Rossi e Spinelli che rappresentano ancora adesso dei modelli di riferimento. Il Presidente Berlusconi ha sottolineato come alle parole «cristiano» e «liberale», che definiscono i valori e la visione dell’Ue, ci sia la terza definizione, «europeista», perché l'Europa non è una costruzione, come spesso la percepisce qualcuno, lontana e distante, ma è vicina a tutti i suoi cittadini ed è una civiltà fondata sui valori nei quali crediamo. Siamo liberali e cristiani perché crediamo nella sacralità della persona, europeisti perché l'Europa ha prodotto la civiltà e posto la persona al centro, ma anche garantisti perché ogni singola persona è portatrice di diritti sacri e inviolabili. Su questi valori, indissolubilmente legati, si fonda tutta l’Unione europea e sono valori comuni a Forza Italia e al Partito Popolare Europeo. Con il Next Generation Eu, l’Europa ha saputo dimostrare tutta la sua forza vincendo in maniera ambiziosa e determinata una grande sfida, un'occasione unica per rilanciarsi dopo la pandemia e una visione concreta per il futuro rispondendo alle varie criticità causate dal Covid dimostrando tutta la sua coesione e forza. La situazione in Afghanistan, invece, ha messo purtroppo in evidenza tutte le lacune europee nella politica estera e di difesa comune. Sono stati violati tutti i diritti umani, è stata perpetrata una violenza contro civili e contro soggetti deboli che non può e non deve lasciare indifferenti. L'Europa, insieme ai Paesi della NATO e all'ONU, è chiamata ora ad assumere un ruolo fondamentale e deciso per il futuro dell'Afghanistan e di tutti i civili che sostengono e lottano per i valori comunitari e democratici. Purtroppo in questa triste vicenda emerge l’incapacità dell’UE di non aver saputo negli anni costruire una politica estera e di difesa comune che Forza Italia ha sempre sostenuto ed invocato. Condivido la necessità che l’Europa eserciti la sua diplomazia per un confronto internazionale che allontani l'incubo di un disastro migratorio e di una conseguente crisi umanitaria che rischierebbe di compromettere il progetto Ue e le ambiziose sfide che si intendono raggiungere con il Next Generation. È necessario in primis per l'Unione europea trovare un dialogo collaborativo tra tutti gli Stati membri, non solo per dare dimostrazione della sua reattività e della sua credibilità, ma per affermare la sua centralità geopolitica indispensabile per gestire la crisi umanitaria in corso. L'Europa ha necessità di avere una sua identificazione che prescinda da tutto e che veda l'impegno di tutte le parti politiche. Forza Italia attraverso il presidente Silvio Berlusconi lo sostiene da sempre per rafforzare l'idea di unità e forza dell’Europa stessa, un’Ue che si basa proprio sui diritti delle singole persone e che dovrà rafforzare ulteriormente i suoi principi di libertà, proprietà e dignità verso tutti gli essere umani.

TUTELARE IL MADE IN ITALY: LA QUESTIONE PROŠEK

TUTELARE IL MADE IN ITALY: LA QUESTIONE PROŠEK

La questione del vino croato “Prošek” ha riaperto un dibattito acceso: la tutela del Made in Italy e la lotta all’Italian Sounding. Nei mesi scorsi, è stata presentata dalla Croazia una domanda di protezione della menzione “tradizionale” sul vino Prošek il cui nome è immediatamente riconducibile al Prosecco italiano già riconosciuto tra le DOP, apprezzato e gustato in tutto il mondo. Per questo, insieme ad altri deputati, ho presentato un'interrogazione alla Commissione europea per chiedere di non attivare la procedura richiesta dalla Croazia. Purtroppo ci è stato risposto che la Commissione ha l'obbligo di valutare l'ammissibilità e la validità delle domande di protezione delle menzioni tradizionali e quindi anche la domanda sul Prošek sarà istruita e valutata. La procedura prevede la pubblicazione della domanda per 60 giorni entro i quali tutti i soggetti interessati possono presentare obiezioni motivate. Il Governo italiano presenterà le sue osservazioni motivando che questo tipo di menzione tradizionale non può essere una modalità per aggirare le stesse norme europee di protezione del Prosecco italiano. Se la Commissione dovesse approvare la domanda da parte della Croazia, significherebbe che la protezione delle DOP e delle indicazioni geografiche protette (IGP) nell'Unione europea può essere facilmente aggirata. Forza Italia anche nel corso dei lavori del Partito Popolare europeo, tenutosi a Roma, ha espressamente manifestato le sue motivazioni contrarie a tale ipotesi di riconoscimento ritenendo che l’Europa debba proteggere tutti i prodotti di origine controllata, altrimenti verrebbe meno uno dei suoi segni distintivi. Io credo che anche le differenze alimentari degli Stati membri siano un valore aggiunto e vadano tutelate. È necessario che venga messa in atto da parte dell’Europa, ma anche dell’Italia, una politica più attenta ai problemi reali delle filiere, simbolo per il nostro Paese del Made in Italy che vale oltre il 25% dell’export agroalimentare italiano. Una politica che tuteli e che promuova maggiormente le Indicazioni Geografiche. Sono anni che i Consorzi di Tutela devono combattere in tutto il mondo le usurpazioni e le imitazioni, soprattutto quelle del settore lattiero-caseario italiano, come il Parmigiano Reggiano in versione “Parmesan”, il Gorgonzola o il Grana Padano, solo per citare alcuni esempi. Spesso ho sottolineato come il principio fondamentale dell'Europa sia sempre stato quello di essere uniti nella diversità, ma rispettando la stessa ed in questo caso è proprio il rispetto verso la storia e la cultura del nostro Paese che viene meno.

LA VON DER LEYEN E LO STATO DELL’UNIONE

LA VON DER LEYEN E LO STATO DELL’UNIONE

"Dobbiamo essere fieri di questa Europa" – ha dichiarato la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen durante il suo annuale discorso sullo Stato dell'Unione al Parlamento di Strasburgo. Un'Europa unita, forte nell'anima e coraggiosa, capace di affrontare sfide come il Next Generation Eu e il Green Deal senza timore, ma con l'audacia di chi guarda al futuro. Questa è anche l'Europa che la presidente ha descritto sottolineando la grande forza dimostrata da tutti gli Stati membri in piena crisi pandemica e mettendo in evidenza i risultati raggiunti con il vaccino. “La nostra Unione” – ho sottolineato la presidente della Commissione – “diventerà più forte se si farà ispirare dalla nostra generazione futura, così riflessiva, determinata e premurosa. Saldamente ancorata ai valori e audace quando si tratta di agire. Questo spirito sarà più che mai importante nei prossimi dodici mesi". Ci aspetta, infatti, un anno difficile caratterizzato da molti obiettivi e sfide. In primis, l’Europa dovrà continuare con gli sforzi in materia di vaccinazione accelerando la campagna vaccinale tra gli Stati membri, ma anche a livello mondiale rafforzando la preparazione alle pandemie. In secondo luogo, le ambiziose sfide della transizione climatica con il Green Deal europeo e un’Europa pronta per un’ambiziosa sfida digitale. L’Unione europea dovrà garantire anche i valori e le libertà europee proteggendo lo Stato di diritto con un occhio ai giovani, al loro futuro nell’Unione e con un’economia al servizio delle persone, ma dovrà anche intensificare la collaborazione in materia di sicurezza e difesa relazionandosi con gli alleati più stretti. Ursula von der Leyen, inoltre, ha voluto la campionessa paralimpica italiana Bebe Vio come ospite d’onore al suo discorso poiché rappresentante “dell’anima e dei valori dell’Unione europea”. La campionessa italiana, infatti, aveva rischiato di morire lo scorso aprile, ma ha saputo lottare riprendendosi fino a vincere i giochi paralimpici. Tutto il Parlamento ha riservato alla campionessa, medaglia d’oro a Tokyo, un lungo applauso. “E’ una leader, immagine della sua generazione, da cui trarre ispirazione” – ha commentato la von der Leyen che ha concluso il suo intervento a Strasburgo con una citazione in italiano di Bebe Vio: “Se sembra impossibile allora si può fare”.

IL VERTICE PPE A ROMA

IL VERTICE PPE A ROMA

E’ stato emozionante e molto interessante partecipare, insieme a tutti i leader del Partito popolare europeo, al summit che si è tenuto a Roma. Tre giorni di incontri e meeting per fare una riflessione a tutto campo sul futuro dell’Europa e per approfondimenti specifici sulle politiche agricole, l’immigrazione, l’economia, il lavoro, l’ambiente e il clima, ma anche per fare il punto sui rapporti internazionali dell’Ue in primis con gli Stati Uniti con cui l’Europa dovrà instaurare un nuovo rapporto solido basato su collaborazione effettiva, maggiore informazione e miglior coinvolgimento come sottolineato dal capogruppo del PPE, Manfred Weber, che ha evidenziato quanto sia importante ora “superare il meccanismo dell’unanimità, almeno in politica estera, difesa e immigrazione”. Weber lo ha detto in modo molto esplicito: “l’Europa deve arrivare ad un nuovo livello di cooperazione: dobbiamo abolire il meccanismo di decisione all’unanimità. Ovviamente c’è interesse ad avere una relazione transatlantica, ma bisogna capire che gli europei non devono più stare sotto un ombrello che tiene qualcun altro: devono avere il proprio ombrello”. Siamo in un momento delicato in cui tutta l’Europa sta cercando di ripartire dopo la crisi provocata dal Covid ed è per questo che il nostro incontro di Roma ha significato un momento importante per vedere che cosa ci aspetta dal futuro, soprattutto per i giovani, e decidere che cosa bisognerà fare. “Le nuove generazioni” – ha concluso il capogruppo Weber – “devono sentire che l’Ue e il PPE sono con loro: siamo facendo il possibile per creare posti di lavoro”. E’ stato incisivo e apprezzato da tutti gli esponenti europei anche l’intervento del presidente Silvio Berlusconi il quale ha ribadito come Forza Italia sia “l'Europa e il Partito popolare europeo si identifica con l'idea stessa di Europa" sottolineando anche quanto l'Europa abbia bisogno di restare unita da un sistema di valori forti e condivisi che sono gli stessi in cui si riconoscono il PPE e Forza Italia. Ho pienamente condiviso la sollecitazione del presidente Berlusconi affinché l'Europa diventi protagonista sul piano internazionale rafforzando la solidarietà e la visione comune di tutti gli Stati membri nel costruire una politica estera e di difesa unitaria per i valori e gli interessi dell'Ue stessa. Nel corso dei lavori abbiamo avuto anche la possibilità di discutere delle politiche agricole e Forza Italia ha potuto nuovamente ribadire la sua contrarietà al sistema di etichettatura Nutriscore perché penalizza molte delle eccellenze alimentari del Made in Italy alla base della dieta mediterranea. La conclusione dei lavori è stata curata dal coordinatore di Forza Italia e vice presidente del PPE, Antonio Tajani, che ha ribadito come il vertice romano abbia “sancito, quindi, la centralità di Forza Italia nella famiglia del Partito Popolare Europeo”.