FIT FOR 55: I PROSSIMI PASSI PER LA TRANSIZIONE VERDE
L’attuale problema della siccità ha posto più che mai come priorità per l’Europa il cammino verso la transizione verde. Con la normativa europea sul clima, nel quadro del Green Deal europeo, l'UE si è posta l'obiettivo vincolante di conseguire la neutralità climatica entro il 2050. Ciò richiederà, nei prossimi decenni, una considerevole riduzione degli attuali livelli di emissioni di gas a effetto serra. Come passo intermedio verso la neutralità climatica, l'UE ha innalzato la sua ambizione in materia di clima per il 2030, impegnandosi a ridurre le emissioni di almeno il 55% entro il 2030. Noi del gruppo del Partito Popolare Europeo siamo fortemente convinti che il pacchetto Fit for 55 debba apportare innovazione e sicurezza rafforzando la competitività, salvaguardando e creando posti di lavoro in Europa. Allo stesso modo però riteniamo che sia cruciale riuscire ad avere un equilibrio tra le aspirazioni green dell’Ue e la tutela del nostro sistema produttivo. Nel mezzo della guerra russa in Ucraina e della relativa crisi energetica, vogliamo che le aziende europee di tutti i settori possano continuare il loro ciclo di produttività senza che le proprie catene di approvvigionamento vengano interrotte. Purtroppo le misure approvate non soddisfano totalmente le ambizioni di Forza Italia, in particolare alla luce delle difficoltà che le imprese italiane, nello specifico quelle del settore dell’acciaio, dovranno affrontare nell’applicare alcune misure che risultano limitanti per la produzione e la crescita dei posti di lavoro.
IL PROBLEMA DEL GAS E I PIANI DI APPROVVIGIONAMENTO
La situazione energetica europea ha subito nelle ultime settimane un’escalation preoccupante dovuta in particolare alla riduzione dei flussi di gas proveniente dai maggior gasdotti russi. I ricatti, non troppo velati, da parte della Russia e le ripercussioni dovute allo stop di Nord Stream 1 si sono subito sentite anche in Italia, dove l’esportatore russo Gazprom sta fornendo ad Eni volumi di gas pari a circa 21 milioni di metri cubi al giorno, rispetto a una media delle ultime settimane pari a circa 32 milioni di metri cubi. I livelli di allerta sono alti, il ministro per la transizione ecologica, Roberto Cingolani, sta promuovendo una campagna di risparmio di acqua e gas con l’obiettivo di sensibilizzare i cittadini ad un comportamento equilibrato e parsimonioso nel loro utilizzo. Per far fronte a questa preoccupante crisi energetica, la Commissione europea ha proposto di aumentare i massimali autorizzati nel quadro temporaneo di crisi sugli aiuti di Stato per sostenere le imprese e i settori più colpiti dal caro energia esacerbato dalla guerra in Ucraina e per sostenere gli importanti e urgenti obiettivi del Piano RE Power EU di accelerare la diversificazione degli approvvigionamenti energetici. Forza Italia ha espresso grande preoccupazione per la questione energetica. Lo scenario che si sta prefigurando per i mesi invernali richiede misure tempestive ed efficaci. Il rischio di avere temperature all’interno delle case più basse di almeno 2 gradi, uffici pubblici chiusi anticipatamente e riduzioni di gas ed elettricità per le imprese, è molto concreto. Per far fronte a tutto ciò, Forza Italia ha proposto già da tempo l’introduzione di un tetto al prezzo del gas. Servono misure nuove ed urgenti e questo rappresenterebbe uno strumento indispensabile per difendere i nostri cittadini dall’inflazione galoppante e da una situazione di estrema incertezza economica. Abbiamo bisogno, inoltre, di assicurare che il fabbisogno energetico italiano comprenda fonti energetiche funzionali. Anche per questo motivo, Forza Italia ha votato favorevolmente all’introduzione di gas e nucleare all’interno della proposta sulla Tassonomia. È fondamentale, infatti, prevedere la possibilità di finanziare anche gas e nucleare come fonti di energia pulite e tenere lontano un ambientalismo ideologico che rischia di provocare un grave danno alla nostra economia.
UNA RETE DEI TRASPORTI PIÙ ACCESSIBILE E SOSTENIBILE: APPROVATA LA MIA RELAZIONE SULLO SVILUPPO DEL TEN-T
Nei mesi scorsi la Commissione IMCO, di cui sono componente, è stata chiamata ad esprimere un parere sulla proposta di modifica del Regolamento sulla rete trans-europea di trasporto, la cosiddetta TEN-T. In qualità di relatore ho evidenziato come per il rafforzamento del mercato unico europeo sia necessaria una rete dei trasporti europea efficiente e ben sviluppata. La rete TEN-T, infatti, si propone di favorire la mobilità di persone, beni e servizi tra gli Stati membri, ma deve essere potenziata ulteriormente per poter garantire una migliore accessibilità, inclusività e sostenibilità al fine di rafforzare la crescita, l'occupazione e la competitività dell'Unione europea. Per questo motivo, come sottolineato nel mio intervento in Commissione, credo sia importante rendere le infrastrutture ed i servizi più accessibili e fruibili tenendo ben presente anche le persone affette da disabilità e mobilità ridotta. Durante il mio intervento, ho ritenuto necessario anche sottolineare come l’accesso alle reti debba essere garantito in modo libero in tutti gli Stati membri e che debba essere fondamentale stanziare sufficienti finanziamenti per garantire la costruzione ed il mantenimento delle infrastrutture permettendo anche alle aziende dei trasporti di pianificare investimenti a lungo termine. Infine, ho concluso il mio intervento sottolineando la necessità di assicurare un migliore accesso ai corridoi europei di trasporto alle piccole e medie imprese che spesso si trovano in centri produttivi periferici o in zone più remote. Per questo motivo ritengo che sarà fondamentale creare una sinergia tra gli investimenti strutturali europei per la realizzazione della rete TEN-T e gli investimenti nazionali, inclusi i Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza. La redazione del parere affidatami dalla Commissione IMCO è stata occasione di un’interessante confronto con tutti i relatori ombra degli altri gruppi politici con i quali abbiamo condiviso il mio testo finale che è stato approvato dalla Commissione nella seduta di luglio.
SICCITÀ E AGRICOLTURA, L’UE OTTIMIZZI LE RISORSE IDRICHE: IL MIO INTERVENTO IN PLENARIA
Non ci sono dubbi sul fatto che questa sia l’estate più calda in assoluto: non solo in Italia, ma anche in tutta Europa le temperature roventi stanno provocando danni a tanti settori, in primis a quello agricolo. Alla morsa del caldo anomalo, che di fatto stringe l’Italia intera da mesi, si somma il conseguente problema della siccità causato proprio dalle temperature eccessivamente alte. Durante i lavori della plenaria a Strasburgo ho evidenziato proprio questo dato sollecitando l’Europa a predisporre interventi che, oggi più che mai, sono necessari ed urgenti per arginare in parte la profonda crisi che le nostre aziende agricole ed i produttori stanno vivendo. Come se non bastasse, il settore agricolo è stato anche colpito dall’esplosione dei costi di produzione in agricoltura, innescata dallo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina. Se, infatti, il caldo e la siccità hanno determinato, tra le altre cose, un generale calo delle rese seguito da un notevole aumento dei prezzi al consumo, il rincaro ai costi ha portato un gran numero di aziende agricole a operare in condizioni di crescente difficoltà. A Strasburgo, ho voluto evidenziare, davanti a tutto l’emiciclo, il bisogno di un approccio europeo basato su azioni concrete per ottimizzare le risorse idriche come quella indispensabile di modernizzare e realizzare nuove infrastrutture, nazionali ed europee, anche a servizio di più Stati, che aumentino le riserve d'acqua per renderle disponibili all’occorrenza in base ad un sistema di solidarietà. L’Europa ha investito molto in innovazione e ricerca, ma dobbiamo favorire un miglior utilizzo delle nuove tecnologie e dei dati dello spazio per gestire, in modo appropriato e responsabile, le risorse idriche che, a quanto pare, non sono inesauribili. L’emergenza siccità coincide, inoltre, con la recente decisione della Commissione di ridurre i fitofarmaci e limitare l’uso dei pesticidi. Per compensare queste misure, è necessaria una normativa europea per l’utilizzo di Tecnologie di Evoluzione Assistita (TEA), completamente diverse dagli OGM, che permettano di avere colture più resistenti sia ai nuovi agenti patogeni sia ai sempre più frequenti fenomeni di siccità. L’agricoltura europea sta attraversando una fase delicata e, se vogliamo garantire il progresso e sostenere la sua transizione verde, dobbiamo preoccuparci ora di come evitare un’emergenza idrica che ne determinerebbe il collasso e, di conseguenza, la dipendenza alimentare dell’Ue dai Paesi terzi.
L’IMPORTANZA DI SAPER CONOSCERE I FINANZIAMENTI EUROPEI PER POTERNE USUFRUIRE
Tantissime volte ho sottolineato come, negli anni scorsi, i cittadini, anche per un distorto dibattito politico, avessero maturato la percezione di un’Europa distaccata e lontana. Con l’emergenza Covid l’UE ha mostrato, invece, una pronta reazione sia in campo sanitario che in campo economico e sociale e questo ha contribuito ad una diversa percezione dell’Unione europea. Sempre più cittadini, infatti, hanno cominciato ad acquisire la consapevolezza di far parte di un progetto grande e ambizioso. L’Europa è sempre stata una grande opportunità pur presentando, a mio avviso, una serie di criticità che vanno affrontate e superate per rafforzare un progetto di integrazione e coesione, tra gli Stati e tra i cittadini: questa resta l’unica strada percorribile per superare le grandi sfide presenti e future. Tra le varie opportunità offerte dall’UE non possiamo non riconoscere che, negli anni, sono state molte le risorse economiche messe a disposizione tramite i bandi europei, ma anche che, purtroppo, non sempre i bandi sono stati utilizzati adeguatamente dai cittadini, dalle imprese, dagli Enti locali e dalle Associazioni. In questo momento l’Italia, in aggiunta alle tante risorse dei Fondi strutturali e sociali, nell’ambito del Next Generation EU, ha ricevuto circa 200 miliardi di euro per la realizzazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Sono tante le risorse a disposizione ma c’è sempre il rischio che la mancata conoscenza dei vari bandi e la scorsa competenza su come proporre progetti credibili rappresentino un serio rischio per il loro utilizzo. L’Italia, infatti, risulta ancora tra gli Stati membri che sfrutta meno le risorse europee. Per questo motivo ho pensato alla creazione della mia piattaforma www.insiemeineuropa.it, strutturata come uno strumento per essere costantemente informati e aggiornati sui finanziamenti diretti e indiretti, sui bandi europei, nazionali e regionali. L’iscrizione è gratuita e consente di ricevere automaticamente, via mail, tutte le notifiche dei bandi di proprio interesse. Allo stesso tempo, ho organizzato anche corsi di formazione in euro progettazione proprio per offrire le conoscenze e le competenze professionali che possano poi consentire un miglior accesso ai fondi europei.
INTERVISTE E RASSEGNA STAMPA
Qui potrai guardare tutte le mie interviste, i miei interventi al Parlamento europeo a Bruxelles, in plenaria a Strasburgo e nelle varie trasmissioni televisive e radiofoniche. Potrai, inoltre, ascoltare i miei podcast e leggere la rassegna stampa con gli articoli di giornale che mi riguardano.
INTERVISTE
WEB
GIORNALI
EDUCARE I GIOVANI A DIVENTARE CONSAPEVOLI DELLE LORO SCELTE ALIMENTARI
Il Parlamento europeo sta discutendo il nuovo programma per gli schemi scolastici e l’alimentazione ed io sono stato nominato dal PPE come relatore ombra per supportare il relatore principale. Da un primo approccio al testo io credo che sia importante che il Parlamento europeo esprima una posizione forte, finalizzata a diminuire le divergenze tra gli Stati membri, ma allo stesso tempo salvaguardare le tradizioni alimentari locali e territoriali. Il programma in questione si propone la priorità di educare i bambini ad una dieta sana ed equilibrata tramite il maggior consumo di frutta, verdura e latte fresco, al fine di contrastare la tendenza odierna che vede un aumento del consumo degli alimenti trasformati con alti contenuti di zuccheri, sale, grassi e additivi che sono tra le principali cause di patologie importanti come l’obesità. Nel confronto con il relatore ho chiarito che in questo processo decisionale non ci deve essere spazio per ideologie o estremismi. Il nostro obiettivo deve essere quello di educare i giovani a diventare consapevoli delle loro scelte alimentari e dell’importanza di alimenti freschi come frutta, verdura e latte all’interno di una dieta sana. A tal proposito, ritengo che i lavori debbano concentrarsi sulle seguenti priorità: in primis, confermare e rafforzare il programma, valutando un aumento dei finanziamenti a disposizione per raggiungere il maggior numero di allievi. In secondo luogo, rafforzare le misure educative all’interno del programma in modo che il consumo di alimenti freschi non avvenga in modo passivo, ma consapevole, fin dalla prima infanzia. In terzo luogo, riavvicinare i bambini all’agricoltura, facendo vivere le nostre fattorie ed assaggiare i prodotti locali, trasmettendogli l’importanza di questo settore e i benefici alimentari, ma anche culturali che esso dà all’Europa, compreso il settore biologico. Un ulteriore priorità dovrà essere quella di cercare modi per rafforzare il ruolo delle famiglie e delle scuole nell’educazione alimentare dei bambini. Ho evidenziato, infatti, come il programma scuole sia una grande opportunità che vede ingenti risorse destinate ogni anno, ma, nonostante ciò, rimane lontano dalla realtà di tante famiglie e cittadini. Infine, ho proposto di valutare una strategia per accrescere la conoscenza del programma attraverso una giusta comunicazione nonché l’importazione di una corretta attività di monitoraggio per assicurare che le risorse siano spese nel modo corretto.
LE ISOLE DELL’UE E LA POLITICA DI COESIONE
Durante i lavori a Strasburgo, abbiamo affrontato la relazione che riconosce l'insularità come uno svantaggio strutturale permanente dimostrato dal fatto che il PIL e il livello di sviluppo delle isole europee sono in ritardo rispetto alla media dell'UE e dei Paesi a cui appartengono. La relazione approvata ha chiesto una risposta migliore alle sfide affrontate dalle isole dell'Ue, siano esse demografiche, economiche, sociali o ambientali. A tal proposito, sono intervenuto in aula per sottolineare come sia purtroppo necessario riconoscere che le politiche di coesione europee non sono riuscite a far fronte in maniera efficace alle diverse criticità socio-economiche dei 20 milioni di cittadini che vivono sulle isole. Tale constatazione merita una profonda riflessione se si considera che proprio dalla piccola isola di Ventotene, circa 80 anni fa, muoveva i suoi primi passi il progetto europeo con il “Manifesto” di Altiero Spinelli con cui si immaginava la realizzazione di un’Europa coesa da un punto di vista politico, sociale e territoriale. Un’Europa in cui tutti i cittadini potessero godere degli stessi diritti e servizi. Ancora oggi, invece, le isole, soprattutto quelle più piccole, soffrono di svantaggi strutturali tra cui la bassa densità di popolazione, il difficile approvvigionamento energetico e idrico nonché l’accesso ai servizi sanitari e culturali, la dipendenza dai trasporti ed un’economia quasi esclusivamente legata al turismo pur avendo tante altre potenzialità. La risoluzione proposta rappresenta un passo importante per la definizione di una strategia che possa colmare il divario socio-economico tre le isole e le aree continentali, garantendo una loro prospettiva di sviluppo anche in ragione delle sfide della transizione verde e digitale, ma, soprattutto, attuando una concreta politica di coesione europea. Abbiamo chiesto alla Commissione che sia elaborato e messo in pratica quanto prima un patto per le isole con la partecipazione delle principali parti interessate, vale a dire autorità nazionali, regionali e locali, operatori economici e sociali e società civile. Inoltre, abbiamo sottolineato che il dialogo con le comunità insulari e tra le medesime è essenziale per favorire la vicinanza al progetto europeo, costruire ponti tra le culture, stimolare l'interesse nei processi decisionali e promuovere la costruzione della stessa Unione europea.
OBIETTIVI CLIMATICI E DI SOSTENIBILITÀ: PER FORZA ITALIA IL PACCHETTO EUROPEO FIT FOR 55 NON SODDISFA
Nel quadro del Green Deal europeo, con la normativa sul clima, l'UE si è posta l'obiettivo di conseguire la neutralità climatica entro il 2050. Ciò richiederà, nei prossimi decenni, una considerevole riduzione degli attuali livelli di emissioni di gas a effetto serra. Come passo intermedio verso la neutralità climatica, l'Europa ha innalzato la sua ambizione in materia di clima per il 2030 impegnandosi a ridurre le emissioni di almeno il 55% entro il 2030 con il pacchetto Fit for 55 che prevede nuove regole concrete per la gestione delle emissioni per i trasporti, l'industria, gli edifici e altri settori. Noi del gruppo PPE siamo fortemente convinti che il pacchetto Fit for 55 debba apportare innovazione e sicurezza rafforzando la competitività, salvaguardando e creando posti di lavoro in Europa. Allo stesso modo però ritengo che sia cruciale riuscire ad avere un equilibrio tra le aspirazioni green dell’Ue e la tutela del nostro sistema produttivo e dei tanti posti di lavoro. Nel mezzo della guerra russa in Ucraina e della relativa crisi energetica, vogliamo che le aziende europee di tutti i settori possano continuare il loro ciclo di produttività senza che le proprie catene di approvvigionamento vengano interrotte. In sede di dibattito, Forza Italia aveva chiesto al Parlamento di modificare la proposta iniziale per arrivare ad un testo che potesse coniugare le ambizioni ambientali senza perdere la competitività. Siamo molto preoccupati, infatti, per l’accordo trovato dal Consiglio europeo che prevede la riduzione del 100% delle emissioni di Co2 entro il 2035 per auto e furgoni nuovi con lo stop alla vendita di vetture a benzina e diesel entro quella data. Come PPE e come FI condividiamo pienamente gli obiettivi del Green Deal per combattere il cambiamento climatico, ma abbiamo una visione diversa sul percorso da compiere per raggiungerli. Siamo convinti che la transizione verde debba essere anche sostenibile da un punto di vista economico. Per questo avevamo proposto di abbassare al 90%, anziché il 100%, la percentuale di veicoli elettrici a partire dal 2035. Questo avrebbe coniugato la graduale sostenibilità ambientale con le esigenze dei sistemi produttivi economici e dei tantissimi posti di lavoro impiegati nel settore dell’auto e, soprattutto, avrebbe evitato una sottomissione alla Cina. La riduzione del 100% delle emissioni al 2035 significherebbe un colpo duro per l’industria dell’automotive che rappresenta un settore fondamentale del manifatturiero italiano ed europeo.
IL PROBLEMA DELLA SICCITÀ E LE PROPOSTE DI FORZA ITALIA
Le temperature elevate ben oltre il livello medio del periodo e la carenza di piogge hanno portato alla luce il problema sempre più diffuso della mancanza d’acqua e, di conseguenza, dell’emergenza siccità. Ciò sta interessando soprattutto l’agricoltura che, negli ultimi 20 anni, proprio a causa della siccità, ha subito danni per oltre 15 miliardi di euro. Inoltre, il nostro Paese ha registrato lo scorso anno ben 9 eventi siccitosi di intensità e durata tale da richiedere lo stato di emergenza. Ricorderemo il 2022 perché, nei soli primi quattro mesi dell’anno, gli eventi climatici estremi in Italia sono aumentati del 29% portando ad una crisi idrica senza precedenti per intensità, estensione e gravità che va ora progressivamente e pericolosamente estendendosi. Il tema della siccità rientra a pieno titolo nella lotta ai cambiamenti climatici per il quale è necessario individuare una strategia comune a livello europeo che prevenga possibili impatti sulla produzione di cibo e di materie prime agricole. Proprio in risposta a questa emergenza di portata storica, nei giorni scorsi, Forza Italia ha consegnato al Presidente Mario Draghi un Piano strategico di contrasto alla siccità con proposte concrete per garantire sostenibilità e resilienza ai territori agricoli ed all’ambiente. Tra le nostre proposte c’è innanzitutto quella di realizzare la costruzione di nuovi invasi, recependo i progetti cantierabili già in possesso dei consorzi di bonifica italiani e chiedendo alla Commissione europea una deroga per l’utilizzo delle risorse del PNRR. Avere più invasi per raccogliere le acque piovane, significa, infatti, produrre energia idroelettrica e fotovoltaica con impianti galleggianti sulla superficie assicurando il rilascio della risorsa in caso di siccità per alimentare i sistemi irrigui e garantire la continuità della produzione agricola. L’emergenza siccità mette in risalto la necessità per l’Europa di definire al più presto una legislazione chiara sull’uso delle Tecnologie di Evoluzione Assistita (TEA), completamente diverse dagli OGM, per avere colture agricole più resilienti sia a nuovi agenti patogeni sia alla sempre più diffusa carenza di acqua. Per questo, Forza Italia ha proposto un dibattito in Parlamento prendendo atto di un’emergenza che non colpisce solo l’Italia ed altri Paesi del Mediterraneo, ma è destinata ad interessare in maniera esponenziale l’intera Europa e quasi la totalità della Terra con gravi ripercussioni socio economiche per tutti.
IL DIRITTO DI INIZIATIVA DEL PARLAMENTO EUROPEO: IL MIO INTERVENTO IN PLENARIA
L’8 giugno, durante i lavori della plenaria a Strasburgo, sono intervenuto per evidenziare l’importanza di riconoscere il diritto di iniziativa legislativa al Parlamento europeo. Se il futuro dell’Europa sta nelle mani dei cittadini, così come emerso dalla Conferenza sul futuro dell’’UE, ritengo che debbano essere i parlamentari europei ad avere il compito di rappresentarli affinché le loro richieste ed aspettative si traducano in soluzioni e provvedimenti concreti. “Come possiamo spiegare ai nostri cittadini che noi, pur essendo l’unico organo istituzionale democraticamente e direttamente eletto da loro, non abbiamo il potere di iniziativa legislativa?” – ho esordito così davanti all’emiciclo. Purtroppo è difficile spiegare ciò e, negli anni, anche questa anomalia ha contribuito ad alimentare il sentimento anti europeo. La Conferenza sul Futuro dell’Europa è stata un momento di riflessione, di incontro e un punto di partenza in vista delle complesse sfide che ci attendono. I cittadini, infatti, hanno accolto con entusiasmo la possibilità di esprimere le proprie preoccupazioni, ma anche le loro ambizioni e sono stati chiari su ciò che si aspettano dall’Unione europea: novità, efficienza e più partecipazione. Le conclusioni della Conferenza hanno evidenziato la necessità di una modifica dei Trattati e come il riconoscimento al Parlamento europeo dell’iniziativa legislativa sia il primo passo da compiere per conferire all’UE una maggiore legittimità democratica ed una forte credibilità tra i cittadini. Sarà un processo complesso ma necessario al fine di rimodellare l’Unione secondo le raccomandazioni e le aspettative dei suoi cittadini che vogliono un’Europa più democratica, sicura, equa, capace di agire e, soprattutto, più influente nel mondo.
Non dobbiamo e non possiamo deluderli.
IL CONGRESSO PPE E LA CENTRALITÀ DI FORZA ITALIA
Il congresso del Partito Popolare Europeo, svoltosi a Rotterdam tra la fine di maggio e l’inizio di giugno, è stato un’importante occasione di confronto tra tutti i partiti nazionali aderenti al PPE in merito al delicato scenario socio-economico determinato prima dalla pandemia e poi dal conflitto bellico ancora in corso. Abbiamo varato una serie di risoluzioni tra cui quella che ci vede uniti in solidarietà con l'Ucraina per difendere i valori europei dalla guerra russa. Al termine dei lavori, il Partito Popolare ha eletto il suo nuovo Presidente, Manfred Weber, già Presidente del Gruppo al Parlamento europeo, che nel suo discorso ha affermato come il compito principale di tutto il Partito sia in primis quello di combattere la crisi economica e rendere il PPE più riconoscibile nello scenario politico europeo. Il Partito Popolare Europeo rappresenta la famiglia politica più grande del Parlamento e un punto di riferimento nella definizione delle strategie dell’Ue. Non è un caso che le due figure più importanti delle istituzioni europee, la Presidenza della Commissione e del Parlamento, facciano parte della nostra famiglia politica. Il PPE ha la responsabilità, in quanto primo gruppo parlamentare, di favorire il dialogo ed il confronto con gli altri gruppi per condividere azioni strategiche necessarie a rafforzare il progetto europeo che sicuramente presenta delle difficoltà, analizzate anche nei lavori del congresso, verso le quali siamo convinti però si debba reagire con un maggior coinvolgimento dei cittadini, come emerso dai lavori della Conferenza sul futuro dell’Europa. Sempre durante il congresso a Rotterdam, il coordinatore nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani, è stato confermato vicepresidente del PPE. La sua rinnovata elezione conferma la vocazione europeista e la centralità di Forza Italia nell’Ue. Ciò si può constatare anche dal fatto che, negli ultimi anni, la nostra delegazione è cresciuta considerevolmente avendo avuto adesioni di parlamentari provenienti da altri schieramenti. Questo risultato rafforza concretamente l'impegno di tutta la delegazione di Forza Italia a lavorare con coerenza e proposizione sia per rafforzare la credibilità dell’Italia all’interno dell’UE sia per avere un'Europa sempre più protagonista nello scacchiere geopolitico globale. Forza Italia, inoltre, è l’unica forza politica italiana del centro destra a far parte del PPE e questo ci rende più consapevoli di avere una grande responsabilità nel dover concorrere alla costruzione di un’Europa migliore. Per fare questo, sappiamo che non bisogna più perdere tempo, ma dobbiamo dare risposte concrete ai cittadini dell’Ue che vogliono un’Europa più vicina nei fatti.
IL MIO SECONDO CORSO DI EUROPROGETTAZIONE APERTO AI GIOVANI: L’EUROPA OFFRE TANTISSIME OPPORTUNITÀ CHE DOBBIAMO SAPERE COGLIERE
“Frequentando il corso di Europrogettazione dell’Onorevole De Meo ho capito concretamente che questa è una nuova e fattiva realtà per noi giovani. Ho scoperto, infatti, che la progettazione dei fondi europei e nazionali rappresenta un’opportunità professionale per il futuro e questo primo approccio mi ha dato stimoli per continuare ad ampliare maggiormente le mie conoscenze sulle opportunità dell’Ue. Oggi, infatti, grazie a questo corso, sono convinto di proseguire su questa strada e di far diventare l’europrogettazione il mio lavoro” – questa è una delle tante testimonianze che mi sono arrivate dai ragazzi che hanno partecipato lo scorso anno al primo Corso di Europrogettazione che ho organizzato proprio per far conoscere concretamente le tante opportunità che l’Europa offre a tutti i cittadini e che, a volte, purtroppo, essi non conoscono per cui non riescono a sfruttarle. Il corso ha visto la partecipazione di esperti professionisti del settore che si sono avvicendati nelle lezioni online con l’obiettivo sia di offrire un approccio teorico ai finanziamenti, spiegandone le logiche sottostanti e le principali tipologie, sia di costruire una base pratica tramite l’analisi dei bandi aperti con esercitazioni interattive. Ad oggi, la difficolta maggiore per accedere alle opportunità che l’Europa mette a disposizione dei suoi cittadini resta la competenza a saper verificare la fattibilità di un progetto e la possibile candidatura ad un determinato bando. Per questo motivo, sulla scia del successo del primo corso, ho organizzato, dal 5 al 21 settembre 2022, un secondo Corso di Europrogettazione con l’obiettivo di formare ed avvicinare i giovani a questa professione che pian piano sta diventando sempre più preziosa, basti pensare alla realizzazione delle missioni nei vari PNRR. Il corso è aperto a tutti i giovani fino ai 35 anni che manderanno la propria candidatura entro il 15 luglio. L’obiettivo principale del corso sarà quello di fornire conoscenze e competenze in grado di garantire un migliore accesso ai fondi europei, acquisendo elementi teorici e capacità pratiche nell’analisi e nella lettura dei bandi europei e, successivamente, nella scrittura della candidatura al bando stesso. Io credo che sia importante garantire ai nostri giovani un futuro degno, ma è altrettanto importante anche metterli nella condizione di essere capaci di cogliere tutte le opportunità che l’Europa può offrire.
Link per l’iscrizione: https://www.insiemeineuropa.it/iscrizione-corso-europrogettazione-2022/
Colgo l’occasione per invitare chiunque avesse piacere e non l’avesse ancora fatto ad iscriversi alla mia piattaforma www.insiemeineruopa.it per essere costantemente informati e aggiornati sui finanziamenti diretti e indiretti, sui bandi, sui tirocini formativi, sui concorsi presso le istituzioni UE, sulle occasioni di studio o di lavoro e tanto altro. Questo portale, infatti, rappresenta uno strumento di orientamento ed assistenza nella verifica di fattibilità di un’idea progettuale in linea con i bandi europei prevedendo innanzitutto la possibilità per tutti, in maniera gratuita, di chiedere informazioni e supporto da parte di professionisti e agenzie specializzate.
INTERVISTE E RASSEGNA STAMPA
Qui potrai guardare tutte le mie interviste, i miei interventi al Parlamento europeo a Bruxelles, in plenaria a Strasburgo e nelle varie trasmissioni televisive e radiofoniche. Potrai, inoltre, ascoltare i miei podcast e leggere la rassegna stampa con gli articoli di giornale che mi riguardano.
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PESTE SUINA: L’UE DEVE PRENDERE MISURE MIRATE E STRAORDINARIE PER CITTADINI E ANIMALI
I casi di peste suina sono una concreta minaccia alla salute animale: la manifestazione di queste malattie animali, come tanti esperti affermano convintamente, è dovuta all’azione dell’uomo sull’ambiente. È un po’ come se, mettendo sotto pressione l’ambiente e gli esseri che ospita, l’uomo favorisca l’emerge di queste patologie come una sorta di boomerang. Al momento, è doveroso sottolinearlo, la situazione in Italia e in Europa è sotto controllo sia dove ci sono i focolai sia dove sono stati trovati animali selvatici positivi. Il problema maggiore sussiste, invece, oltre che per gli animali, anche per l’economia di tutti gli Stati. Ad essere colpito è, infatti, un settore che, tra carni e salumi, solo in Italia vale un fatturato di circa 1,6 miliardi di euro. In merito a tale emergenza, ho presentato un’interrogazione alla Commissione, ma anche condiviso con altri colleghi deputati una lettera nella quale abbiamo sollecitato misure mirate e straordinarie a favore di cittadini e animali che tutelino i territori colpiti e prevengano una ulteriore propagazione del virus che genererebbe conseguenze a livello sociale, alimentare ed economico non indifferenti. Con i nuovi casi accertati di vaiolo delle scimmie, lo scenario epidemiologico, infatti, rischia adesso di diventare più critico e, anche se non c’è alcun pericolo per la salute umana, bisogna tenere alta l’importanza e l’attenzione per tutto il settore zootecnico e per l’economia di tutte le imprese e le attività correlate ad esso.
IL LIVELLO MINIMO DI TASSAZIONE PER I GRUPPI MULTINAZIONALI: IL MIO INTERVENTO IN PLENARIA
Lo scorso ottobre, i leader dei Paesi del G20 festeggiavano l’accordo politico raggiunto a livello di negoziati OCSE intitolato “Soluzione in 2 pilastri per rispondere alle sfide fiscali derivanti dalla digitalizzazione dell’economia”. Si trattava di definire, attraverso un accordo a livello internazionale fra 137 paesi, un nuovo sistema di tassazione per i gruppi multinazionali capaci di spostare le proprie attività e i propri profitti alla ricerca di vantaggi soprattutto fiscali. A seguito del suddetto accordo, anche in Europa è stata presentata una proposta di Direttiva per l’applicazione uniforme fra gli Stati membri. Questa proposta ricalca fedelmente le regole internazionali, ma prevede che la tassazione minima si applichi non solamente ai gruppi multinazionali, ma anche a quelli composti da più imprese residenti nel medesimo Stato. La proposta però è attualmente bloccata per il veto espresso dalla Polonia durante l’ultimo consiglio ECOFIN dello scorso 5 aprile, ed è diventata oggetto di scambi più o meno espliciti fra i vari stati membri. Nella plenaria di maggio abbiamo discusso proprio in merito alla direttiva sul livello minimo di tassazione per i gruppi multinazionali. Nel mio intervento davanti all’emiciclo, ho commentato come, per molto tempo, abbiamo assistito a forme di concorrenza fiscale sleale soprattutto da parte dei gruppi multinazionali e come finalmente, dopo l’intesa tra la maggioranza dei paesi del G20 e dell’OCSE, l'Europa si stia avviando a recepire questo accordo con cui contrastare l'elusione e l'evasione prevedendo una tassazione minima del 15% per i grandi gruppi. Certo il cammino si prefigura lungo e tortuoso visto che nell’ultima riunione dei ministri europei dell’economia non si è raggiunta un’intesa, evidenziando anche in questo caso la necessità di rivedere alcune regole di funzionamento, prima fra tutte quelle dell’unanimità. Questa riforma si propone di affrontare le sfide fiscali nate dalla digitalizzazione dell’economia, frenando la corsa di alcune nazioni a creare paradisi fiscali che permettono alle imprese multinazionali di ridurre la propria base imponibile, spostando le loro sedi sulla base della convenienza fiscale più favorevole. Con la tassazione minima dei grandi gruppi, soprattutto quelli extra UE e del mondo digitale, le imposte saranno versate nel paese in cui sono localizzati i beni e le attività che generano reddito. Si tratta di una novità epocale per favorire un quadro normativo fiscale più equo, efficace e trasparente e per rendere il mercato unico più forte e competitivo. Nel mio intervento, durante i lavori della plenaria, ho accolto con favore questa proposta auspicando che possa rappresentare un primo passo anche verso la costituzione di un regime unico di tassazione all’interno dell’UE e, in fase di revisione dopo i primi 5 anni, anche più ambizioso dell’attuale 15% per reperire nuove risorse con cui finanziare programmi di intervento, sul modello Next Generation, necessari ad affrontare le tante sfide che ci attendono e rafforzare il progetto europeo. La strada intrapresa è quella giusta, ma c’è ancora molto da fare soprattutto per favorire una riduzione delle tasse all’interno dei singoli Stati e arrivare ad un’armonizzazione dei vari sistemi rendendo realmente più forte il mercato unico europeo.
LA CONFERENZA SUL FUTURO DELL’EUROPA HA CONCLUSO I SUOI LAVORI
Tutti i cittadini europei protagonisti dell’Europa stessa: è stato un po' questo il leitmotiv che per quasi un anno ha accompagnato i tanti panel di incontri, confronti e discussioni sulla piattaforma predisposta. Un’apertura a chiunque volesse dire la sua o fare proposte volte alla crescita e al miglioramento dell’Ue che ha rappresentato il primo esperimento di democrazia deliberativa e collettiva della storia europea finalizzato a rendere protagonisti i propri cittadini e affacciarsi al futuro con il piglio giusto e con grandi ambizioni. Dopo mesi di lavori in cui ogni cittadino degli Stati membri ha potuto esprimersi e proporsi su diversi argomenti, in una cerimonia di chiusura, il 9 maggio a Strasburgo, la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola, il presidente Emmanuel Macron, a nome della presidenza del Consiglio, e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen hanno ricevuto dai copresidenti del comitato esecutivo della Conferenza il rapporto finale sui risultati della Conferenza stessa. Questo viaggio senza precedenti di un anno di discussione, dibattiti e collaborazione tra cittadini e politici è culminato in un rapporto incentrato su 49 proposte che includono obiettivi concreti e più di 320 misure per le istituzioni europee da seguire. Tra queste non posso non sottolineare la richiesta dei cittadini di rivedere i Trattati per escludere l'unanimità per le decisioni del Consiglio Ue, la creazione di Forze armate congiunte e la revisione del sistema elettorale europeo con liste transnazionali. Se però prima ci si chiedeva da che parte stessero Consiglio dell’Ue e Commissione, visto che si era solo espresso il Parlamento europeo a favore della revisione dei Trattati, durante la chiusura della Conferenza sul Futuro dell’Europa anche von der Leyen e Macron si sono detti pronti a iniziare questo percorso per il bene della comunità. Macron, inoltre, ha annunciato che durante il Consiglio europeo del 23 e 24 giugno si discuterà della convocazione della Convenzione per iniziare un percorso di revisione dei trattati. Anche la presidente della Commissione ha fissato appuntamenti importanti, assicurando che le proposte dei cittadini già mature verranno subito inserite in agenda e sviluppate. L’auspicio, dopo mesi di lavoro sul futuro dell’Europa, è che la visione dell’Europa del futuro che i cittadini, anche giovanissimi, hanno espresso venga rispettata e, soprattutto, venga realizzata.
PREZZI AGRICOLI, BLOCCO DELL’EXPORT E RISCHIO PER LA SICUREZZA ALIMENTARE DELL’UE
La guerra in corso, la forte dipendenza dalle importazioni di energia, fertilizzanti e mangimi, ha ulteriormente aggravato l’aumento dei prezzi agricoli spingendo quello del grano alle stelle. La Russia e l’Ucraina rappresentano un quarto del commercio mondiale di cereali la cui scarsità sui mercati, insieme al caro energia, rappresenta una grave minaccia per la sicurezza alimentare anche per l’Unione europea nel medio e lungo termine. A seguito di una interrogazione fatta con colleghi di Forza Italia – PPE, il Commissario europeo all’agricoltura e lo sviluppo rurale, Janusz Wojciechowski, ha sottolineato che, al momento, la sicurezza alimentare nell'UE non è a rischio, ma anche che l'invasione dell'Ucraina e il forte rialzo dei prezzi delle materie prime a livello mondiale sta mettendo in luce le vulnerabilità del nostro sistema alimentare. Tale situazione preoccupa molto le aziende agricole nonostante siano stati previsti sostegni per 500 milioni di euro, attingendo alla riserva per le crisi, la deroga temporanea ad alcuni obblighi relativi ai pagamenti di inverdimento e il versamento di livelli più elevati di anticipi sui pagamenti diretti e sulle misure di sviluppo rurale. È evidente però che il delicato scenario complessivo richieda una riorganizzazione anche delle varie strategie europee affinché i nostri agricoltori non incontrino ulteriori difficoltà e riducano ulteriormente la loro produzione. Forza Italia sta insistendo a Bruxelles per far capire che, pur condividendo gli ambiziosi obiettivi di sostenibilità, in questa fase è necessario dare il massimo supporto agli agricoltori e creare condizioni per stabilizzare la nostra autonomia alimentare e non essere vulnerabili.
I MERCATI ALL’INGROSSO SONO STATI INSERITI NEL PIANO D’AZIONE PER LO SVILUPPO DELL’AGRICOLTURA BIOLOGICA TRA I SOGGETTI STRATEGICI PER GARANTIRE UNA TRASPARENTE FORMAZIONE DEI PREZZI
I regolamenti dell'Unione europea sull'agricoltura biologica sono stati concepiti per fornire una struttura chiara per la produzione di prodotti biologici in tutta l'UE. L'intento è soddisfare la domanda di prodotti biologici affidabili da parte dei consumatori, creando al contempo un mercato equo per i produttori, i distributori e i rivenditori, ma anche coniugando le ambizioni europee con le necessità degli agricoltori e dei territori. Il Parlamento europeo, riunitosi in plenaria a Strasburgo il 4 maggio, ha approvato il nuovo piano d’azione per lo sviluppo dell’agricoltura biologica in Europa che si propone di raggiungere, entro il 2030, il 25% dei terreni agricoli da destinare all'agricoltura biologica per migliorare la sostenibilità del settore e stimolare un maggior consumo di prodotti biologici garantendo ad essi una certificazione europea che dovrà essere maggiormente protetta dalle importazioni dai Paesi terzi. Lo sviluppo dell’agricoltura biologica richiederà investimenti in ricerca, innovazione e tecnologie digitali, ma non possiamo non rilevare che, allo stato attuale, i maggiori costi produttivi si traducono in prezzi dei prodotti più alti. In questo nuovo piano approvato dal Parlamento, è stato anche accolto un mio emendamento nel quale si ribadisce l’importanza dei centri agroalimentari all’ingrosso il cui ruolo viene riconosciuto strategico non solo in termini di produzione e distribuzione dei prodotti biologici, ma anche per la formazione del prezzo nell’ottica di una filiera realmente corta come auspicato dalla strategia “Farm to fork”. Ad oggi, una delle principali preoccupazioni del settore agricolo è il prezzo dei prodotti biologici che non è alla portata della maggior parte delle famiglie e dei consumatori europei. L’obiettivo prioritario deve essere non solo sostenere gli agricoltori verso questa metodologia produttiva, ma garantire una corretta formazione del prezzo per tutelare la loro conoscenza ed il loro consumo. È importante sottolineare l’importanza dei green hubs, già menzionati all’interno della Farm to fork, anche per il loro ruolo nella formazione del prezzo, non solo come garanti di trasparenza, ma anche facilitatori di un sistema agroalimentare più giusto nei confronti degli agricoltori e dei consumatori. L’Italia risulta tra i Paesi europei con il maggior numero di aziende biologiche e sicuramente il nuovo piano favorirà un’ulteriore crescita, ma questa spinta non deve assolutamente far considerare l’agricoltura convenzionale meno rispettosa dell’ambiente né rappresentare una discriminante nella distribuzione dei relativi prodotti.
DRAGHI AL PARLAMENTO UE: “L’EUROPA DEVE AVERE CORAGGIO NEL RIVEDERE I SUOI TRATTATI E GARANTIRE UN FUNZIONAMENTO DELLE ISTITUZIONI PIÙ RAPIDO E PRAGMATICO”
Il presidente del Consiglio Mario Draghi è intervenuto a Strasburgo il 3 maggio durante la plenaria del Parlamento Europeo per condividere un’analisi complessiva sull'Ue che in un delicato periodo storico, con diverse crisi sociali ed economiche causate dalla pandemia e dalla guerra, ha saputo certamente mostrare prontezza e determinazione, ma la vera prova la dovrà affrontare adesso. Quello che ha colpito del suo discorso, infatti, è stato il suo passaggio sulle istituzioni europee ritenute ormai “inadeguate per la realtà che ci si manifesta oggi davanti”. La nostra storia attuale e le sfide che l’UE si è prefissata per il futuro non possono trovare disaccordo con le parole di Mario Draghi: “Abbiamo bisogno” – ha affermato Draghi – “di un federalismo pragmatico che abbracci tutti gli ambiti colpiti dalle trasformazioni in corso: dall’economia, all’energia, alla sicurezza. Se ciò richiede l’inizio di un percorso che porterà alla revisione dei Trattati, lo si abbracci con coraggio e con fiducia. Dobbiamo superare il principio dell’unanimità e muoverci verso decisioni prese a maggioranza qualificata”. La presa di posizione del nostro Presidente del Consiglio è stata netta: “La pandemia e la guerra hanno chiamato le istituzioni europee a responsabilità mai assunte fino ad ora. Il quadro geopolitico è in rapida e profonda trasformazione. Dobbiamo muoverci con la massima celerità e dobbiamo assicurarci che la gestione delle crisi che viviamo non ci porti al punto di partenza, ma permetta una transizione verso un modello economico e sociale più giusto e più sostenibile”. Dagli eventi tragici di questi anni, il presidente Draghi ha auspicato che l’Europa possa trarre insegnamento e forza per fare un passo in avanti: “Se sapremo immaginare un funzionamento più efficiente delle istituzioni europee che permetta di trovare soluzioni tempestive ai problemi dei cittadini, allora potremo consegnare loro un’Europa in cui potranno riconoscersi con orgoglio”. Al termine del suo discorso, ho condiviso quello che è stato un monito, ma anche un augurio ai cittadini e all’Europa stessa: “Dobbiamo mostrare che siamo in grado di guidare un’Europa all’altezza dei suoi valori, della sua storia, del suo ruolo nel mondo. Un’Europa più forte, coesa, sovrana, capace di prendere il futuro nelle proprie mani”.
INTERVISTE E RASSEGNA STAMPA
INTERVISTE
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GIORNALI
IL FUTURO DELL’ITALIA: IL PNRR E LA SCOMMESSA SUI GIOVANI (di Angelo Forte)
L’Italia, dopo la crisi del 2008, non è riuscita a dare le giuste opportunità ai giovani e, il più delle volte, molti di loro sono stati costretti a lasciare lo stivale dirigendosi all’estero in cerca di fortuna. Dopo 12 anni, il Covid ha colpito il mondo rallentando tutti gli sforzi fatti per riprendersi dalla crisi finanziaria. Questa volta però l’Italia non è stata lasciata sola: per la prima volta l’Europa ha compreso l’esigenza di rispettare i valori di unione su cui si basa adottando il Piano straordinario conosciuto come Next Generation Eu. Degli oltre 750 miliardi di euro previsti dal Piano, 191,5 (68,9 miliardi in sovvenzioni a fondo perduto e 122,6 miliardi in prestiti) sono stati destinati all’Italia in risposta alle esigenze proposte dal governo italiano nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza a cui sono stati aggiunti ulteriori 30,6 miliardi di risorse nazionali attraverso un Fondo complementare. Una buona parte delle risorse ricevute, sicuramente, non è un regalo e dovrà essere restituita, entro il 2058, proprio da noi giovani che oggi “dovremmo” poter avere maggiore considerazione essendo gli intestatari del debito. Nel nostro Paese, noi giovani viviamo maggiori difficoltà sia rispetto ai coetanei di altri Paesi europei sia rispetto alla generazione dei nostri genitori. Nel 2020, infatti, il tasso di occupazione della fascia 15 - 29 anni era pari al 29,8%, ben lontano dai livelli di altri Paesi europei (46,1%). Questo perché in Italia ragazzi e ragazze risultano avere accesso a minori opportunità educative e lavorative e sono i più colpiti da condizioni di povertà assoluta. Inoltre, il costante calo demografico ha causato una riduzione del numero di giovani. Tutti fattori che insieme si traducono in una grave mancanza di mobilità sociale e in un sempre più ampio divario intergenerazionale. A tal proposito, molti di noi, pur non avendone compiutamente conoscenza, ripongono grande fiducia nel PNRR nel quale vengono stimate risorse dirette per 21,6 miliardi con moltissime misure che possono influire, anche indirettamente, sugli under 30. Gli interventi del PNRR, secondo le stime del Governo, andranno a prevedere un incremento dell’occupazione giovanile su tutto il territorio nazionale, entro il 2026, di 3,2 punti percentuali. I giovani, grazie alle numerose risorse messe a disposizione dall’Europa e strutturate dal Governo, oggi hanno l’opportunità di scrivere il futuro del nostro Paese. Ad ogni modo, credo che sia necessario che le varie misure previste dal Governo vadano concretamente condivise con i giovani sia nella programmazione che nell’attuazione affinché non sia solo un obiettivo formale ma diventino realtà. Per questo penso che i giovani vadano stimolati ulteriormente e responsabilizzati ad uscire dal loro perimetro che, per quanto possa rappresentare oggi un “comfort zone”, rischia di diventare domani una strettoia dalla quale non tutti sapranno uscire.
CONGRESSO FORZA ITALIA, LE PAROLE DI SILVIO BERLUSCONI
“Questa è una nuova discesa in campo” - ha esordito così il presidente Berlusconi davanti alla foltissima platea del Parco dei Principi a Roma dove si è tenuta la convention di Forza Italia lo scorso 9 aprile – “come allora guardando al futuro, come allora coscienti delle nostre idee, dei nostri valori, dei nostri programmi, consapevoli che tutto questo è indispensabile e insostituibile per il futuro del nostro Paese. Noi non consentiremo mai a nessun governo di colpire la casa, che per noi è sacra, è il simbolo dell’unità e della continuità della famiglia”. La scena politica e la guerra in Ucraina sono stati i temi su cui più di tutti il presidente si è soffermato sottolineando come “in questa alleanza del centrodestra noi siamo ovviamente determinanti sul piano dei numeri, ma, soprattutto, siamo determinanti sul piano delle decisioni politiche. Noi dunque rappresentiamo il centro”. Ferma è decisa, invece, la sua dura condanna alla guerra in Ucraina e a Putin: “Non posso e non voglio nascondere di essere profondamente deluso e addolorato dal comportamento di Vladimir Putin che si è assunto una gravissima responsabilità di fronte al mondo intero”. Berlusconi ha voluto anche sottolineare come l’Europa, a fronte del Covid e del conflitto bellico, ha saputo reagire in modo concreto, adeguato e solerte, come non era accaduto in passato in altri momenti di crisi. Il leader di Forza Italia, dopo due anni e mezzo di assenza, è tornato in presenza sul palco per sottolineare e rilanciare i principi liberali, cristiani ed europeisti del nostro partito e per dimostrare che Forza Italia è più viva e determinata che mai.
IL MIO INCONTRO A BRUXELLES CON SADHGURU
Il 12 aprile ho avuto il piacere di incontrare a Bruxelles Sadhguru, uno dei leader spirituali più famosi al mondo che con la sua moto sta attraversando 26 Paesi per aumentare la consapevolezza generale sul degrado del suolo. "Non sono uno scienziato, non sono un ambientalista” – mi ha detto Sadhguri – “Appartengo alla terra e so che c'è una crisi del suolo”. Per questo, è partito dall'India per incontrare capi di Stato, politici, leader, scienziati e influencer condividendo la necessità che non possiamo affrontare il cambiamento climatico senza considerare la salute del suolo. Il suo slogan è #savesoil e la volontà è quella di sensibilizzare il mondo oltre che sul cambiamento climatico anche sulla deforestazione, sull’urbanizzazione senza sosta, sull’inquinamento industriale, sul pascolo eccessivo e sulle pratiche agricole insostenibili perché è proprio a causa di questo che metà del suolo mondiale è già degradato. Questa perdita minaccia la qualità e l'approvvigionamento alimentare, la sicurezza idrica e la biodiversità, aumenta le emissioni di carbonio e i rischi legati al clima e può portare alla perdita di mezzi di sussistenza, conflitti e migrazioni. È stato un piacere confrontarmi con lui e ascoltare il suo appello sincero rivolto a tutte le istituzioni per un maggiore sostegno agli agricoltori, alla qualità del terreno dove produrre e alla sua protezione ricordando insieme che ciò che mangiamo è ciò che siamo. Le sue parole e le sue osservazioni non sono mai state una condanna nei confronti di qualcuno o la ricerca di qualche responsabile da condannare. La nostra conversazione è stata una piacevole sorpresa di come si possano sensibilizzare le coscienze di tutti ad una maggiore responsabilità verso l’ambiente in modo positivo e propositivo senza alcuna forma di strumentalizzazione o demagogia.
UNA RETE DEI TRASPORTI PIU’ ACCESSIBILE E SOSTENIBILE
Una rete dei trasporti che sia efficiente e ben sviluppata è fondamentale per il buon funzionamento nonché per il rafforzamento del mercato unico europeo. È tramite essa, infatti, che l’Unione assicura la libera circolazione di persone, merci e servizi all’interno del suo territorio. Già da diversi anni nell’Ue esiste una rete transeuropea dei trasporti (TEN-T), un insieme di infrastrutture con funzioni strategiche a livello transfrontaliero che attraversano l’Europa da nord a sud, da est a ovest ed includono reti stradali, ferroviarie, fluviali e marittime. Alla luce delle recenti sfide in termini di sostenibilità, accessibilità e progresso tecnologico, la Commissione europea ha deciso di rivedere questa politica per potenziarne le infrastrutture e la Commissione per il Mercato interno, di cui faccio parte, è stata chiamata ad esprimere un parere per il quale sono stato nominato relatore. Nel mio lavoro in commissione ho voluto soprattutto evidenziare la necessità che la rete TEN-T, tramite investimenti mirati, possa garantire una migliore accessibilità, inclusività e sostenibilità. Credo sia importante rendere le infrastrutture ed i servizi più accessibili e fruibili per gli utenti in generale, ma, soprattutto, per le persone affette da disabilità e mobilità ridotta così come credo sia necessario che l’accesso alle reti venga garantito in modo libero in tutti gli Stati membri e che siano stanziati sufficienti finanziamenti per garantire la costruzione ed il mantenimento di tali infrastrutture permettendo anche alle aziende dei trasporti di pianificare investimenti a lungo termine. Di grande importanza è anche assicurare l’accesso ai corridoi europei di trasporto alle piccole e medio imprese che spesso si trovano in centri produttivi periferici o in zone più remote. A tal proposito, sarà fondamentale che si crei una sinergia tra gli investimenti strutturali promossi per la realizzazione della rete transeuropea e gli investimenti infrastrutturali nazionali realizzati tramite altri fondi, inclusi i piani nazionali di ripresa e resilienza. A riguardo sarà importante il coinvolgimento di tutto il settore imprenditoriale europeo nonché delle autorità locali e regionali attraverso un dialogo strutturato con i coordinatori europei per conoscere le reali esigenze dei territori. Infine, alla luce dei recenti drammatici eventi in Ucraina, ritengo fondamentale che la rete transueropea dei trasporti venga adattata al fine di garantire all’Unione di rafforzare i suoi obiettivi anche in termini di sicurezza militare ed alimentare. È quindi necessario che investimenti specifici vengano fatti su quei segmenti infrastrutturali di rilevanza strategica e che i centri di produzione agroalimentare strategica vengano inclusi all’interno di una rete efficiente.
SOSTENERE, AUMENTARE E CONSOLIDARE LA QUALITÀ DEI PRODOTTI UE NEL MONDO: LA MIA NOMINA A RELATORE PER LA PROMOZIONE DEI PRODOTTI AGRICOLI
Da diversi anni l’Ue si è dotata di una politica di promozione dei prodotti agricoli con l’intento di aiutare i produttori dell'Unione a competere in un sempre più ambizioso e concorrenziale mercato globale, ma anche con lo scopo di favorire l'occupazione e la crescita del proprio mercato interno. Al fine di allineare meglio questa politica alle recenti strategie come il Green Deal, la Farm to Fork e il Piano per la lotta contro il cancro, la Commissione europea ha deciso di rivedere questa politica affinché possa riflettere gli ambiziosi obiettivi in termini di sostenibilità e salute. È con grande senso di responsabilità che ho quindi accettato la nomina a relatore del Parlamento per la revisione della politica di promozione agroalimentare dell’UE. Questa nomina è per me motivo di soddisfazione, ma anche di ulteriore stimolo a continuare nell’azione di sostegno e valorizzazione dei nostri agricoltori e dei nostri prodotti agricoli di alta qualità. In questi anni le campagne di promozione dei prodotti agricoli dell’UE, su cui la Commissione europea stanzia mediamente 200 milioni di euro all’anno, sono state concepite per rafforzare e consolidare la presenza degli agricoltori europei sul mercato interno, ma, soprattutto, sui mercati dei Paesi terzi nonché per aumentare la consapevolezza dei consumatori nella scelta dei prodotti agroalimentari dell’Unione in quanto garantiti per qualità e sostenibilità. La politica di promozione può sicuramente contribuire al raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità ma bisogna tenere a mente che essa rimane, prima di tutto, una politica per la competitività del settore agroalimentare. Mi preoccupa quindi l’ipotesi che la proposta di riforma possa introdurre nuovi requisiti di condizionalità e criteri di idoneità per l’accesso ai fondi di questa politica, con l’eventuale esclusione di alcuni settori tra cui carne e vino. Su questa possibilità di riforma è stata già espressa una forte opposizione e preoccupazione da parte di molti Stati membri, tra cui l’Italia, proprio perché l’Europa è il primo esportatore mondiale di carne ed è leader nella produzione di vino, settore che ha fatto enormi passi in avanti per adattarsi a standard ambientali e di sostenibilità. Se smettessimo di promuovere carne e vino europei sui mercati esteri, i consumatori sarebbero comunque spinti a ricercare questi prodotti su altri mercati che sicuramente non mantengono gli stessi nostri standard ambientali, con un conseguente contraccolpo per la nostra economia. La proposta di riforma della Commissione europea è attesa per giugno 2022. Il lavoro che mi aspetta come relatore sarà molto delicato perché bisognerà trovare il giusto equilibrio tra gli obiettivi di sostenibilità, salute alimentare e la necessità di continuare a promuovere le eccellenze agroalimentari europee sensibilizzando un consumo responsabile e consapevole. Non possiamo consentire che alcuni prodotti vengano demonizzati o esclusi dalla politica di promozione, su basi ingiustificate e fuorvianti, dimenticando che le diverse e differenti tradizioni alimentari e culinarie degli Stati membri sono un elemento identitario dell’Europa e rappresentano un valore aggiunto che rendono forte l’agroalimentare europeo.
VENTOTENE CAPITALE DEI VALORI EUROPEI
Probabilmente non tutti, soprattutto tra i giovani, sanno che uno dei primi tasselli del progetto europeo c’è stato proprio in Italia, nella piccola isola di Ventotene nell’arcipelago pontino, quando, nel 1941, durante il periodo di soggiorno forzato, Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi scrissero “Il Manifesto di Ventotene”, un documento per la promozione dell'unità europea ancora oggi considerato uno dei primi testi fondanti dell'Ue. Qualche settimana fa, in seduta plenaria a Strasburgo, il Parlamento europeo ha accolto la proposta che ho fatto, assieme al collega spagnolo Ruiz Devesa, di riconoscere l’isola di Ventotene proprio come capitale storica della costruzione morale ed intellettuale dei valori europei. È stato importante riconoscere, anche a livello formale, il valore di Ventotene come culla degli ideali della nostra Europa. L’isola dell’arcipelago pontino rappresenta, infatti, un luogo della memoria per la salvaguardia degli ideali ispiratori e dei valori comuni che hanno segnato lo sviluppo del processo di integrazione europea. Questo riconoscimento è coerente anche con la programmazione italiana di recuperare il carcere di Santo Stefano per farne un centro studi europeo permanente e testimonianza fisica di una parte importante del progetto europeo che, non a caso, sarà intitolato alla memoria di David Sassoli, il Presidente del Parlamento europeo prematuramente scomparso lo scorso gennaio. Proprio Sassoli, infatti, durante il suo mandato, si era prodigato per confermare e rafforzare il concetto dei padri fondatori a favore di un’Europa più unita e più libera. L’isola di Ventotene è al centro del dibattito europeo anche alla luce del lavoro di aggiornamento e rivisitazione in chiave attuale del suo Manifesto affinché possa diventare momento di confronto e condivisione per rafforzare principi e valori comuni indispensabili per affrontare le sfide presenti e future. Nella stessa Relazione sull’attuazione delle misure di educazione civica europea è stata anche approvata la proposta presentata da me e dalla mia collega Isabella Adinolfi di sostenere gli Stati membri per la realizzazione in ogni comune di un monumento dell’Unione europea affinché i cittadini possano avere anche visivamente un simbolo permanente dei valori e dell’integrazione europea e si possa favorire una migliore e maggiore percezione di un’Europa che è molto più vicina, presente e necessaria di quanto abbiamo finora immaginato. Credo che questo sia un segnale importante anche per sottolineare come la coesione degli Stati membri abbia bisogno di una maggiore consapevolezza da parte dei cittadini europei che sono e dovranno essere parte integrante del progetto europeo.
LA MIA NOMINA A RESPONSABILE NAZIONALE DEL DIPARTIMENTO ITALIANI ALL’ESTERO DI FORZA ITALIA
Qualche giorno fa il presidente Silvio Berlusconi, su proposta del coordinatore nazionale Antonio Tajani e del responsabile dei Dipartimenti Alessandro Cattaneo, mi hanno nominato Responsabile nazionale del Dipartimento Italiani all’Estero di Forza Italia. Questo incarico mi onora e mi stimola a lavorare con i tantissimi cittadini italiani che vivono all’estero con cui Forza Italia intende maggiormente rafforzare il costante contatto di confronto e di ascolto affinché possano continuare a tener vivo il proprio legame con l'Italia anche con la partecipazione al dibattito politico nazionale. La loro scelta di vivere all'estero, in molti casi con non poche difficoltà e sofferenze, li porta oggi a rappresentare la nostra nazione in altri Paesi del mondo, motivo per cui credo sia importante non solo ricevere da loro la testimonianza di come l'Italia venga percepita al di fuori dei confini nazionali, ma anche rafforzare il loro ruolo nelle comunità che li ospitano oltre a saper interpretare e riscontrare le loro aspettative e problematiche, all'estero e in Italia, affinché la lontananza fisica non diventi anche una barriera sociale o morale.
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UNA NUOVA DIRETTIVA SUL CREDITO AL CONSUMO (di Alberto Venditti)
Nei prossimi mesi, il Parlamento europeo sarà impegnato nella definizione della propria posizione negoziale sulla nuova Direttiva sul Credito al Consumo che andrà a sostituire l’attuale disciplina. La proposta della Commissione europea, titolare del potere di iniziativa legislativa secondo il particolare processo legislativo che governa l’Unione europea, è stata presentata il 30 giugno 2021 e prevede diverse innovazioni rispetto alla normativa in vigore. In particolare, la Commissione ha proposto di estendere il campo di applicazione della disciplina sul credito al consumo ad un più ampio ventaglio di forme di finanziamento. Nello specifico, verrebbero inclusi: i servizi di crowdfunding, tutti i finanziamenti da 0 a 100.000 euro, i contratti di leasing con opzione di acquisto di merci e servizi, le concessioni di scoperto, il credito senza interessi e senza spese ed il credito da rimborsare entro tre mesi con spese irrilevanti. Significative, inoltre, appaiono essere le misure contenute nell’art. 18, relativo alla valutazione del merito creditizio, secondo cui il creditore ed il fornitore di servizi di crowdfunding devono valutare obbligatoriamente il merito creditizio del consumatore, tenendo in considerazione gli interessi dello stesso e sulla base di informazioni necessarie e proporzionate sui redditi e sulle spese del consumatore, senza eccedere quanto strettamente necessario. Quando la valutazione del merito di credito è positiva, il credito deve essere messo a disposizione del consumatore, salvo giustificate eccezioni. Qualora la valutazione del merito creditizio sia effettuata con procedure automatizzate (es. profiling), vengono rafforzati gli obblighi di informazione in favore del consumatore. Infine, di fondamentale importanza per il mercato italiano potrebbe essere l’introduzione di un massimale sui tassi di interesse da applicare ai finanziamenti per il credito al consumo. Tutte le novità, secondo gli intendimenti della Commissione, mirerebbero a proteggere maggiormente i consumatori in un mercato del credito ormai entrato nell’era digitale e ad evitare situazioni di sovra-indebitamento che sarebbero favorite dalle mancanze della legislazione attuale. Al momento, la relazione legislativa è assegnata alla Commissione IMCO (Commissione per il Mercato Interno e la Protezione dei Consumatori), che sta definendo le proprie proposte emendative da sottoporre al voto dei parlamentari. Il voto finale in Commissione del testo di compromesso, salvo cambiamenti, è previsto per il 16 maggio 2022. Nell’attesa, Vi invito a seguire attivamente il dibattito su questa fondamentale disciplina presso i canali istituzionali e webstreaming della Commissione IMCO fruibili da tutti i cittadini europei interessati.