INTERVISTE E RASSEGNA STAMPA

INTERVISTE E RASSEGNA STAMPA

Qui potrai guardare tutte le mie interviste, i miei interventi al Parlamento europeo a Bruxelles, in plenaria a Strasburgo e nelle varie trasmissioni televisive e radiofoniche. Potrai, inoltre, ascoltare i miei podcast e leggere la rassegna stampa con gli articoli di giornale che mi riguardano.

INTERVENTI / INTERVISTE

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GIORNALI

EFFICIENTAMENTO ENERGETICO: BISOGNA ESSERE PRAGMATICI E NON IDEOLOGICI

EFFICIENTAMENTO ENERGETICO: BISOGNA ESSERE PRAGMATICI E NON IDEOLOGICI

Il Parlamento europeo ha approvato il 14 marzo scorso la direttiva sulle case green che prevede il miglioramento della classe energetica degli edifici a partire dal 2030 al fine di ridurre le emissioni e contribuire alla neutralità climatica.

Io ho votato contro, unitamente alla delegazione di Forza Italia e tanti altri colleghi italiani e stranieri, perché credo che, anche in questo caso, l’Europa voglia raggiungere obiettivi condivisibili sbagliando la modalità e la tempistica.

La forte preoccupazione, espressa soprattutto in Italia, infatti, nasce dal fatto che, in assenza di risorse finanziarie e di sostegni pubblici, molti proprietari non riusciranno ad adeguare le proprie abitazioni entro la scadenza prevista con una contestuale svalutazione del valore immobiliare. Forza Italia considera la casa un bene “sacro” che non può essere messo in discussione dopo i sacrifici che la stragrande maggioranza dei cittadini ha fatto per realizzarla o comprarla. Non possiamo accettare un provvedimento della Commissione che, per quanto migliorato dal Parlamento e dal Consiglio, rischia di trasformarsi in una vera e propria patrimoniale sulla casa.

Il dibattito a Strasburgo ed il successivo voto, dove in molti siamo stati contrari o astenuti, dimostra che questa Direttiva, così come la decisione di produrre solo auto elettriche dal 2035, sta facendo degenerare il dibattito europeo su alcuni temi importanti, come quello ambientale, in uno scontro ideologico che rischia di affossare obiettivi ambiziosi che possono, invece, essere raggiunti con la massima condivisione e con un senso pratico che, purtroppo, sta mancando.

Mi auguro che i Governi degli Stati membri riescano a far prevalere una responsabilità pragmatica che non significa rinunciare alla lotta ai cambiamenti climatici, ma significa esprimere una sensibilità ambientale che abbia anche una declinazione ed una sostenibilità sociale ed economica.

IMMIGRAZIONE: L’UE ORA PASSI AI FATTI

IMMIGRAZIONE: L’UE ORA PASSI AI FATTI

Nella plenaria di novembre avevo espressamente esortato la Commissione europea e il Consiglio europeo a presentare una proposta concreta per impedire l’immigrazione illegale, il traffico di esseri umani e l’ennesima strage di morti in mare. Durante la plenaria di marzo a Strasburgo abbiamo, invece, affrontato il terzo dibattito, negli ultimi tre mesi, sul tema dell’immigrazione senza che nulla sia cambiato. Un tema drammaticamente attuale su cui però, incredibilmente, si continua a parlare senza riuscire a trovare una soluzione comune. Durante il mio intervento davanti l’emiciclo, ho posto ai presenti proprio questa domanda: vale la pena continuare a discutere in aula se poi non c’è qualcuno che prenda in considerazione le nostre posizioni e, soprattutto, non dia seguito concretamente a ciò che il Parlamento ha più volte espresso?

Il naufragio di Cutro, l’ultima terribile disgrazia di un elenco che continua tristemente e quotidianamente ad allungarsi, ha sconvolto tutti profondamente ma, ancora una volta, l’Italia è stata resa, ingiustamente, protagonista di questa tragedia.

Come ho ribadito più volte quella di Cutro non è una tragedia italiana, è una tragedia europea. Così come non esiste un’emergenza migratoria in Italia, ma esiste un’emergenza migratoria in Europa e l’Europa deve intervenire, non solo continuare a discutere.

In questi ultimi giorni ho molto apprezzato il presidente del Consiglio Meloni che, oltra a porre il tema immigrazione al centro del Consiglio europeo, per la prima volta è riuscita a far prendere consapevolezza a tutti i Governi europei che l’Italia c’è e vuole fare la sua parte, ma non può essere sola. Con il dibattito al Consiglio europeo, infatti, sono stati fatti passi in avanti.

La mia speranza però è che adesso, più che mai, si comprenda fattivamente quanto sia fondamentale portare avanti una politica unica europea che preveda la solidarietà vera e indiscussa tra tutti gli Stati membri, il divieto ai trafficanti di esseri umani di gestire i flussi migratori e un nuovo patto per l’immigrazione che rafforzi la cooperazione con i Paesi di origine garantendo una migrazione legale che possa essere realmente accolta ed integrata.

Ora non ci sono più scuse altrimenti le prossime disgrazie in mare avranno un unico colpevole: l’Unione europea e la sua negligenza.

DISABILITA’ È SINONIMO DI INCLUSIVITA’: IL MIO INCONTRO CON IL MINISTRO LOCATELLI

DISABILITA’ È SINONIMO DI INCLUSIVITA’: IL MIO INCONTRO CON IL MINISTRO LOCATELLI

Vivere con una disabilità significa avere bisogni diversi e spesso non essere capiti; significa a volte rinunciare a frequentare con regolarità la scuola, rinunciare a poter girare liberamente per le nostre città, tante volte significa anche non poter avere un lavoro e non riuscire a condurre una vita sociale liberamente. Essere disabili oggi, in Italia come in Europa, significa, in definitiva, essere costretti ad imparare a rinunciare, a limitarsi, quasi a rassegnarsi. Tempo fa lessi un’intervista fatta ad un ragazzo con la sindrome di Down nella quale disse una frase che mi colpì molto: “Non ci sono scuse accettabili per non essere inclusivi”. Nella sua semplicità, la dirompente verità di chi merita e deve essere punto di forza e non di debolezza della nostra società.

Il 2 marzo scorso, in qualità di membro dell’Intergruppo "Disabilità", ho avuto il piacere di incontrare e di potermi confrontare con il ministro italiano per le disabilità, Alessandra Locatelli. Durante il nostro colloquio, ho voluto esprimere la mia soddisfazione per il riconoscimento di uno specifico ministero da parte del nostro Governo che, in tal modo, ha fattivamente mostrato reale interesse verso il mondo della disabilità. Un primo passo significativo, ma, come ho detto anche al ministro Locatelli, c’è ancora molto da lavorare sulla formazione di una cultura e di un’opinione pubblica che non consideri le differenze un elemento di debolezza. Nella mia lunga esperienza di amministratore locale come sindaco della città di Fondi (Lt), ho potuto constatare concretamente e direttamente le difficoltà, ma anche le buone pratiche, registrate nelle politiche sulla disabilità che fanno dell’Italia un modello virtuoso rispetto a molti altri Stati in cui la legislazione è carente e le relative azioni o misure di sostegno insufficienti.

Recentemente il Parlamento europeo ha condiviso la proposta della Commissione di realizzare un Centro di accessibilità proprio per monitorare il diverso stato di attuazione delle politiche di accessibilità nei vari Paesi al fine di poterle integrare ed armonizzare. Il dibattito europeo è sicuramente attento alle tematiche della disabilità, ma non è sufficiente a trasformarsi poi in azioni concrete nei singoli Stati membri. L’incontro con il ministro Locatelli ha rappresentato per me l’opportunità di evidenziare l’importanza degli Enti locali nell’attuazione delle politiche sociali in quanto soggetti più vicini alle esigenze, in grado quindi di fare una analisi accurata e immediata del fabbisogno considerando che la disabilità, in questi anni, ha subìto dei cambiamenti e va individuata in tutte le sue declinazioni.

Con il ministro Locatelli ho voluto porre l’attenzione anche su due temi: i programmi “dopo di noi” ai quali bisogna dare concretezza con maggiori investimenti e la necessità di integrare la formazione di insegnanti ed educatori perché possano sempre più favorire l’inclusione, soprattutto dei ragazzi disabili, nella quotidianità.

EMISSIONI DI CO₂: IMPORTANTE CALCOLARE BENE I RISCHI DI UNO STOP IMPROVVISO AI MOTORI DIESEL E BENZINA

EMISSIONI DI CO₂: IMPORTANTE CALCOLARE BENE I RISCHI DI UNO STOP IMPROVVISO AI MOTORI DIESEL E BENZINA

Con l’intenzione di aprire la strada alla neutralità carbonica, tutelare il pianeta e combattere i cambiamenti climatici, il Parlamento europeo, lo scorso febbraio, dopo un ampio dibattito e con una maggioranza minima, ha votato a favore dello stop ai veicoli inquinanti a benzina e diesel di nuova immatricolazione a partire dal 2035. Come delegazione di Forza Italia, abbiamo votato contro perché siamo convinti che una strategia limitata alla sola produzione di auto elettriche avrà un forte impatto negativo sul sistema produttivo europeo che non è ancora pronto a soddisfare la richiesta di auto elettriche mentre ha sviluppato soluzioni innovative su motori a carburanti alternativi e sostenibili.

La scelta dell’elettrico non rappresenta ovviamente l’unica via per arrivare a zero emissioni e una razionale scelta di neutralità tecnologica, a fronte di obiettivi ambientali condivisi, dovrebbe consentire agli Stati membri di avvalersi di tutte le soluzioni per decarbonizzare il settore dei trasporti tenendo conto anche delle diverse realtà nazionali e con una più graduale pianificazione dei tempi.
Dopo il voto in Parlamento che ha generato un forte dibattito anche nell’opinione pubblica sulla opportunità e l’impatto di questa strategia, in Consiglio europeo si è formata una “minoranza di blocco” tra diversi Paesi, tra cui l’Italia e la Germania, che ne ha momentaneamente sospeso l’approvazione aprendo la possibilità ad una revisione che consideri anche i biocarburanti.

Proprio negli ultimi giorni l’Europa ha trovato un accordo con la Germania che si basa sull’uso degli e-fuel per le automobili aprendo, di fatto, la strada alla nuova immatricolazione dopo il 2035 di veicoli con motori a combustione che utilizzano solo carburanti a emissioni zero. Il 28 marzo scorso, infatti, i ministri dell'Energia dell'Ue hanno approvato un piano per immatricolare auto e furgoni nuovi dal 2035 funzionanti con motori a scoppio usando carburanti sintetici, considerati neutri in termini di emissioni. L’Italia in merito si è astenuta perché, pur apprezzando questa apertura da parte della Commissione, valuta troppo restrittivo il solo uso dei carburanti sintetici escludendo i biocarburanti. Confidiamo in un confronto più approfondito tra gli Stati Membri da cui far nascere la consapevolezza di poter utilizzare anche altre soluzioni per una piena e reale attuazione del principio di neutralità tecnologica.

MORTI SUL LAVORO, OBIETTIVO UE: RIDURLE A ZERO ENTRO IL 2030

MORTI SUL LAVORO, OBIETTIVO UE: RIDURLE A ZERO ENTRO IL 2030

 Sono più di mille i morti sul lavoro in Italia nel 2022: una media di oltre 91 vittime al mese con oltre 22 decessi alla settimana e almeno 3 infortuni mortali al giorno. A leggere questi dati si rimane increduli eppure questa è la triste realtà lavorativa del nostro Paese che, in alcuni casi, punta più al profitto che alle vite umane.
In molte interviste, anche recentemente, ho ribadito quello che vorrei fosse un monito verso chi, con la sua negligenza e con il suo arrivismo, è colpevole di queste morti: “Si deve uscire di casa per andare a lavorare non per andare a morire”.

Il mio pensiero, infatti, va alle tantissime famiglie che hanno visto uscire i loro cari per una normale giornata di lavoro senza vederli più tornare. Giovani lavoratori, mamme e padri di famiglia, figli, amici, genitori: sono queste le persone che perdono la vita andando a compiere il loro dovere ed a contribuire all’economia familiare in un posto dove dovrebbero essere tutelati ed in cui, invece, troppo spesso si va incontro alla morte.

In Europa si continua a lavorare sul miglioramento dell’applicazione delle norme esistenti in merito alla salute e alla sicurezza sul lavoro, anche con l’obiettivo di prevenire le relative malattie correlate a determinati impieghi. Negli scorsi mesi la CES, la Confederazione europea dei sindacati, ha lanciato con un manifesto, sottoscritto anche dal Partito popolare europeo di cui faccio parte, la sua campagna “Zero Death at Work” con il fine di sollecitare l’Unione europea, gli Stati membri, i datori di lavoro e gli stessi lavoratori ad impegnarsi ulteriormente e maggiormente intraprendendo le azioni necessarie per azzerare queste tragedie evitabili.

L’ambizioso obiettivo fissato dalla Ces è quello che tutti auspichiamo: ridurre a zero le morti sul lavoro in Europa entro il 2030. È chiaro che per prevenire con efficacia queste terribili disgrazie, non bastano solo le norme, ma è necessario soprattutto saper investire in formazione e creare una vera cultura della sicurezza del lavoro che deve diventare “genetica” in ognuno di noi.

In attesa che concretamente qualcosa cambi, voglio esprimere il mio cordoglio e la mia vicinanza a tutte le famiglie che quotidianamente vengono colpite da queste tragedie augurandomi fortemente che nessuno più debba morire mentre, con dignità e impegno, compie il proprio lavoro.

L’IMPORTANZA DI SAPER SFRUTTARE LE OPPORTUNITA’ CHEL’EUROPA OFFRE: IL MIO SITO “INSIEME IN EUROPA”

L’IMPORTANZA DI SAPER SFRUTTARE LE OPPORTUNITA’ CHE
L’EUROPA OFFRE: IL MIO SITO “INSIEME IN EUROPA”

L’Italia è tra gli Stati membri che meno utilizza i fondi europei, i principali strumenti finanziari della politica unitaria il cui scopo è proprio quello di rafforzare la coesione economica, sociale e territoriale. I fondi europei rappresentano, infatti, una fonte di finanziamento importantissima e, adesso più che mai, sono necessari per recuperare i danni economici e sociali prodotti dalla pandemia e dalla crisi economica. Per renderci conto della grande importanza e delle tantissime opportunità che i fondi europei rappresentano, basti pensare che, proprio lo scorso luglio, la politica di coesione dell'UE ha permesso all'Italia di avere 42,7 miliardi di euro per contribuire alla crescita sostenibile, all'occupazione e alla modernizzazione soprattutto delle regioni meridionali.

Questi fondi strutturali e di investimento sono fondi europei che rappresentano una concreta opportunità per tutti ed è proprio per questo motivo che ho realizzato la mia piattaforma digitale www.insiemeineuropa.it , in collaborazione con il gruppo del Partito popolare europeo, per offrire uno strumento di informazione ed orientamento gratuito sui finanziamenti diretti e indiretti. Il portale può essere consultato di volta in volta oppure, una volta effettuata l’iscrizione ed indicate le aree tematiche di interesse, consente di ricevere, via mail, direttamente e gratuitamente tutte le notifiche dei bandi europei, nazionali e regionali, in pubblicazione o in corso di pubblicazione.

Inoltre, considerato che la lettura di un bando e la presentazione di un progetto spesso richiedono una specifica competenza, per tutti gli iscritti alla piattaforma è previsto anche il supporto di esperti e professionisti della materia.

Io credo che l’Europa non sia mai stata lontana, ma siamo stati spesso noi ad allontanarla dai cittadini evidenziando solo e sempre gli aspetti critici che purtroppo ci sono, ma vanno affrontati per poterli risolvere. Sicuramente, con gli accadimenti degli ultimi anni e le sfide che si è trovata ad affrontare, l’UE è diventata più unita e più forte, ma c’è ancora molto da fare per essere pronti, in maniera ambiziosa, ai tanti obiettivi presenti e futuri. Con “Insieme in Europa” lo possiamo fare.

INTERVISTE E RASSEGNA STAMPA

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GRAZIE AL MINISTRO TAJANI, A ROMA IL SUMMIT INTERNAZIONALE SULLA SICUREZZA ALIMENTARE

GRAZIE AL MINISTRO TAJANI, A ROMA IL SUMMIT INTERNAZIONALE SULLA SICUREZZA ALIMENTARE

Si terrà a Roma dal 24 al 26 luglio prossimo il Summit internazionale “UN Food Systems Stocktaking Moment”, che rappresenterà non solo un momento di discussione sul contrasto all’insicurezza alimentare, ma anche uno scenario universale nel quale presentare progetti e programmi che tutta la filiera agroalimentare del Made in Italy realizza per supportare l’impegno della comunità internazionale. A riguardo, è doveroso esprimere un formale apprezzamento al vice premier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, grazie al quale l’Italia ospiterà questo importante evento mondiale sui sistemi alimentari rimettendosi al centro dello scacchiere della politica estera mondiale.
Ben 193 saranno, infatti, i Paesi membri delle Nazioni Unite presenti e gli interlocutori da tutto il mondo si ritroveranno nella nostra capitale che, in quei giorni, indiscutibilmente, diventerà anche la capitale dell’alimentazione, in una nazione che, ricordiamo, è tra le ispiratrici della dieta mediterranea, riconosciuta dall’UNESCO come patrimonio culturale e immateriale dell'umanità e dall’OMS come regime alimentare ottimale per la nostra salute.
L'obiettivo della manifestazione internazionale sarà di offrire ai Paesi l'opportunità di riferire sui progressi compiuti a livello nazionale dal vertice del 2021, tenutosi a New York, e sui loro contributi al raggiungimento dell'Agenda 2030, in un contesto globale profondamente mutato a causa della pandemia, dei cambiamenti climatici e, non ultimo, del conflitto bellico in Ucraina.
Sarà quindi una grande opportunità di dialogo e confronto sui progressi compiuti dai Paesi membri per raggiungere quelli che sono gli obiettivi racchiusi nell’Agenda, ma soprattutto, per discutere ed elaborare strategie con le quali affrontare la sicurezza alimentare messa a rischio per quasi 3,1 miliardi di persone.

EMISSIONI INDUSTRIALI: LE NUOVE NORME PENALIZZEREBBERO GLI ALLEVAMENTI

EMISSIONI INDUSTRIALI: LE NUOVE NORME PENALIZZEREBBERO GLI ALLEVAMENTI

La nuova proposta della Direttiva europea sulle emissioni industriali, denominata IED, per quanto voglia essere condivisibile per gli obiettivi di sostenibilità proposti, rischia di dare un duro colpo alle filiere produttive zootecniche europee. Se pur riferita alle emissioni industriali, infatti, la proposta di Direttiva intende estendere il suo campo di applicazione anche agli allevamenti zootecnici.
Forza Italia ed il PPE hanno subito espresso perplessità perché le nuove norme risulteranno fortemente penalizzanti soprattutto per i piccoli insediamenti zootecnici in virtù dell'aumento degli oneri amministrativi e per l'inattuabilità delle soglie tanto da determinarne, nella stragrande maggioranza dei casi, la chiusura degli stessi con un danno ad intere filiere produttive, ma, soprattutto, con un contestuale abbandono e degrado delle aree rurali e montane.
Alle nostre preoccupazione si aggiunge il fatto che, alla base della proposta di revisione della direttiva sulle emissioni industriali, ci sarebbe una valutazione di impatto sulle aziende con dati riferiti al 2016 quindi dati non attuali e non corrispondenti alle varie realtà aziendali che nel frattempo si sono ammodernate riducendo le loro emissioni.
Se tutto venisse confermato, ci troveremmo di fronte ad un forzatura da parte della Commissione europea che sembra non voler comprendere come il complessivo e ambizioso percorso verso il Green Deal, compresa la neutralità climatica con la riduzione delle emissioni di Co2, debba essere fatto con le aziende, soprattutto quelle medie e piccole, e non contro di esse perché gli obiettivi di sostenibilità ambientale, per poter essere raggiunti realmente, devono avere anche una sostenibilità sociale ed economica.

IMMIGRAZIONE: UN PROBLEMA DRAMMATICAMENTE ATTUALE, MA LONTANO DA UNA SOLUZIONE COMUNE

IMMIGRAZIONE: UN PROBLEMA DRAMMATICAMENTE ATTUALE, MA LONTANO DA UNA SOLUZIONE COMUNE

Il naufragio avvenuto sul litorale di Cutro non può e non deve lasciare indifferenti nessuno. L’ennesima tragedia nella quale l’Europa ha la responsabilità di non essere intervenuta concretamente e di continuare a lasciare alcuni Stati, come l’Italia, nell’impossibilità di affrontare e contenere i flussi di migranti e, soprattutto, di fermare i trafficanti di esseri umani.
Nelle scorse settimane, dopo la discussione del Consiglio europeo sulla situazione migratoria, anche in Parlamento abbiamo avuto un importante dibattito nel quale sono intervenuto per ribadire che siamo di fronte ad una sfida europea per la quale è necessaria una risposta concreta ed efficace.
Finchè gli Stati membri continueranno ad apporre logiche nazionali davanti a quelle comunitarie, saremo ben lontani dal trovare una risposta politica e continueremo ad assistere impotenti a ondate di migrazioni che diventeranno, come lo sono state in passato, vere e proprie emergenze.
Ho chiesto al presidente Michel, presente in aula, di farsi portavoce di questo mio ulteriore appello affinché il Consiglio europeo trovi un accordo basato su una reale solidarietà tra Stati e sull’idea che i confini meridionali ed orientali dell’Ue, a differenza di come forse pensa qualcuno, sono confini di tutti gli Stati europei.
È fondamentale lavorare con i Paesi terzi per efficientare i rimpatri e contestualmente rafforzare le frontiere esterne che vanno senza dubbio aiutate per esaminare tempestivamente le domande di asilo. È altresì importante sostenere un codice di condotta per le ONG nelle operazioni di ricerca e salvataggio affinché il diritto internazionale e nazionale venga rispettato. Purtroppo, dal dibattito è emerso che il problema dell’immigrazione, per quanto sia drammaticamente attuale, sembra faccia incredibilmente fatica a trovare una soluzione comune.

I DIRITTI ELETTORALI DEI CITTADINI EUROPEI CHE RISIEDONO IN UNO STATO DIVERSO: IL MIO INTERVENTO A STRASBURGO

I DIRITTI ELETTORALI DEI CITTADINI EUROPEI CHE RISIEDONO IN UNO STATO DIVERSO: IL MIO INTERVENTO A STRASBURGO

Durante i lavori della plenaria a Strasburgo sono intervenuto per sottolineare l’importanza di prevedere nuove norme in tema di diritti elettorali per i cittadini mobili dell’Unione europea.
Ho condiviso e sostenuto il testo proposto dal collega Boeslager perché credo necessario rafforzare le azioni per favorire il diritto di voto e di eleggibilità, nelle elezioni europee e comunali, dei cittadini europei che risiedono in uno Stato membro di cui non sono cittadini. Questo significa sostenere e tutelare i principi fondanti dell’Europa, riducendo le discriminazioni e rafforzando la coesione, sociale e territoriale tra i Paesi dell'UE. Sono oltre 12 milioni, infatti, i cittadini europei che vivono e sono residenti, anche in via temporanea, per lavoro o per studio, in uno Stato diverso da quello di origine e che purtroppo non sono adeguatamente garantiti nell’esercizio dei loro diritti elettorali.
È ancora molto bassa la loro affluenza alle urne rispetto ai cittadini nazionali, ma è ancora più bassa la percentuale di coloro che decidono di candidarsi in un Paese diverso da quello di origine. In realtà, questi cittadini rappresentano quella mobilità sociale tanto auspicata per rafforzare il progetto di integrazione europea ed è per questo che il Parlamento si è espresso in modo chiaro affinché siano facilitati sia a candidarsi che a poter votare. La partecipazione alla vita politica è il presupposto fondativo di ogni democrazia e le nuove norme proposte dall’Europa intendono proprio promuovere un'Unione sempre più vicina ai suoi cittadini fornendo anche un effetto di "europeizzazione" per cambiare il modo in cui gli stessi cittadini vedono la democrazia, rafforzandone il sentimento di appartenenza e combattendo quello che, a mio avviso, come possiamo constatare in questi giorni, è il vero nemico che abbiamo: l’astensionismo.

CRISI FERTILIZZANTI E RISCHI SULLA SICUREZZA ALIMENTARE

CRISI FERTILIZZANTI E RISCHI SULLA SICUREZZA ALIMENTARE

Quella dell'attuale carenza di fertilizzanti è un’urgenza non più trascurabile, stiamo assistendo ad una crisi del settore di portata globale che non si vedeva dagli anni ’70. L’impennata dei prezzi dei fertilizzanti, aggravata dalla guerra russa in Ucraina e dalla successiva crisi energetica, sta mettendo a dura prova la nostra autonomia alimentare.
L’aumento del prezzo del gas naturale, da cui la produzione di fertilizzanti azotati dipende, ha comportato una crescita di quasi il 150% nei prezzi dei fertilizzanti rispetto allo scorso anno e, tenendo conto del fatto che la Russia e la Bielorussia forniscono il 60% dei fertilizzanti dell'Ue, questi sviluppi impattano in maniera notevole.
Questa situazione ha portato ad una complessiva riduzione della disponibilità dei fertilizzanti, fenomeno che potrebbe condurre a rendimenti più bassi per il raccolto del prossimo anno. Bisogna affrontare con urgenza tale situazione per prevenire l’aumento dei prodotti alimentari e le ripercussioni sulla nostra sicurezza alimentare.
Durante il dibattito in aula a Strasburgo ho ribadito questo monito sollecitando una certa tempestività nella gestione delle sfide che stiamo attualmente affrontando.
Gli agricoltori andrebbero sostenuti fino a quando il mercato non si stabilizzerà e, a mio avviso, nemmeno la nuova PAC sarà in grado di farlo considerando l’inflazione in corso che ne sta ridimensionando la portata.
Per questo, credo che sia doveroso rafforzare il bilancio della PAC con una revisione intermedia del bilancio dell’Ue e trovare fonti di finanziamento alternative a supporto del settore.
Dobbiamo garantire la sicurezza alimentare per la nostra società rendendo l'industria dei fertilizzanti meno dipendente dall'esterno. La delegazione di Forza Italia e tutto il PPE continueranno ad insistere sulla necessità di una strategia a lungo termine dell’Ue sui fertilizzanti che preveda anche valide soluzioni alternative ad essi al fine di ridurre la dipendenza del sistema alimentare europeo dai Paesi terzi.

ELEZIONI REGIONALI: LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA NEL LAZIO E IN LOMBARDIA

ELEZIONI REGIONALI: LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA NEL LAZIO E IN LOMBARDIA

La vittoria alle scorse elezioni regionali di Francesco Rocca nel Lazio e di Attilio Fontana in Lombardia confermano ulteriormente come il centrodestra unito sia valido e forte, ma, soprattutto, come i cittadini abbiano bisogno di concretezza e di lungimiranza. Questa vittoria significa che le due Regioni potranno lavorare in piena sinergia con il Governo rafforzando gli obiettivi proposti e dando continuità nelle azioni amministrative. Conferma anche come, a pochi mesi dall’insediamento del governo Meloni, gli italiani apprezzino il suo operato fatto di prime proposte che vanno incontro alle esigenze delle imprese e delle famiglie. Un risultato importante soprattutto nel Lazio in cui, per tanti anni, abbiamo avuto un governo di centrosinistra che non ha saputo rispondere alle esigenze reali dei cittadini. L’esito delle elezioni dello scorso 13 febbraio, inoltre, ha dato dei risultati importanti anche in termini di numeri per il centrodestra. Un dato significativo proprio nel Lazio in cui le province hanno confermato una fortissima spinta alla vittoria del centrodestra e di Francesco Rocca. Allo stesso tempo però non possiamo non sottolineare anche un altro preoccupante dato, quello dell'astensione: c'è da interrogarsi per capire in che modo dover recuperare questo gap e cercare di far sì che alle prossime elezioni si possa riportare i cittadini ad avere più fiducia nelle istituzioni.
In questa ultima sfida elettorale, Forza Italia, con tutti i suoi candidati, è stata assolutamente determinante per la vittoria del centrodestra e di Francesco Rocca e adesso è pronta a dare il suo prezioso contributo in Regione per affrontare le tante criticità che purtroppo caratterizzano il Lazio facendo la sua parte con la stessa determinazione e competenza per essere sempre più risolutiva, efficace, concreta e vicina a cittadini, imprese e famiglie.
Come eurodeputato della circoscrizione centrale, ma, principalmente, come cittadino laziale con un passato di amministratore locale, ritengo che il Lazio abbia bisogno di una giunta regionale che supporti cittadini e le imprese nell’affrontare i tanti temi critici come quello della sanità, delle infrastrutture, dei rifiuti, del trasporto urbano, del turismo, dell’agricoltura, della programmazione urbanistica, della formazione, dei giovani e degli anziani.
Come dichiarato dallo stesso Rocca, la nuova giunta si muoverà su due binari già piuttosto chiari: il recupero di credibilità da parte del sistema sanitario e un rapporto finalmente diverso tra la Regione e i territori.
Anche se non sarà un lavoro facile dopo anni di devastante immobilismo, sono certo che il presidente Rocca riuscirà a mettere al servizio della Regione e di tutti i territori la sua professionalità, competenza e determinazione che sapranno essere supporto e stimolo nel portare la regione Lazio ad essere rappresentativa in Italia e nel mondo con Roma Capitale ad occupare il posto che merita.
Al presidente Francesco Rocca, a tutti i consiglieri eletti e alla giunta regionale che si sta formando, porgo le mie più sincere congratulazioni con la certezza che il loro impegno e le loro capacità saranno sicuramente apprezzati e ben ripagati dagli ottimi risultati.
Ai cittadini del Lazio rivolgo un ringraziamento sincero per aver scelto Francesco Rocca e la sua coalizione, ma, soprattutto, per aver dato un importante supporto a Forza Italia.

È INVERNO ED È GIÀ EMERGENZA SICCITÀ: LA MIA INTERROGAZIONE ALLA COMMISSIONE UE

È INVERNO ED È GIÀ EMERGENZA SICCITÀ: LA MIA INTERROGAZIONE ALLA COMMISSIONE UE

Siamo nel cuore dell’inverno, ma è già allarme siccità in Italia e non solo. Tutta l’Europa vive un’inedita stagione di siccità: secondo le ultime registrazioni effettuate dall’Osservatorio Europeo sulla Siccità, notevolmente preoccupante è la situazione in una fascia di territorio che comprende, tra le altre, Spagna, Francia e Italia. Il Ministro per la transizione ecologica francese ha dichiarato che il suo Paese è in stato di allerta e quanto sia essenziale attuare delle misure volte ad evitare una situazione catastrofica nei prossimi mesi estivi.
Quanto all’Italia, dati recenti rilevano un deficit idrico del 30% che sale addirittura al 40% nel nord del nostro Paese. Al riguardo, l’ultimo Bollettino dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, risalente allo scorso 9 febbraio, ha indicato uno stato di severità idrica “media” nei distretti del fiume Po nonché in quelli dell’Appennino settentrionale e centrale. A ciò si aggiunge il dato secondo cui nei grandi laghi italiani manca più della metà dell’acqua. Secondo la Coldiretti, si tratta di una situazione ben peggiore rispetto a quella del 2022 quando la siccità causava perdite nei raccolti per almeno 6 miliardi di euro. Quest’anno verranno coltivati circa 8 mila ettari di riso in meno, la cifra più bassa degli ultimi 30 anni, un dato che ben rappresenta la situazione di emergenza gravissima nella quale si trova l’intero settore agricolo italiano.
A settembre 2022, il Parlamento Europeo, su sollecitazione di Forza Italia, ha approvato una Risoluzione sulle conseguenze della siccità in cui venivano richieste delle azioni concrete per scongiurare una catastrofe. In quell’occasione ho avuto modo di evidenziare la necessità di un piano a lungo termine e non esclusivamente interventi dettati dall’urgenza.
L’attuale situazione impone ancora una volta il rafforzamento di questa prospettiva. Per questa ragione, insieme agli altri Europarlamentari di Forza Italia, ho presentato un’interrogazione alla Commissione per chiedere quali iniziative abbia intrapreso per elaborare una valutazione globale del rischio climatico a livello Ue nonché per completare la prova di stress sulla resilienza climatica per le infrastrutture chiave, prevista per l’estate 2023. Abbiamo anche chiesto di conoscere il livello di avanzamento della valutazione sulle ripercussioni che il protrarsi della siccità ha comportato per la produzione alimentare dell’Ue nel 2022, ma, soprattutto, quando sarà presentata una strategia globale europea in materia di acque per elaborare orientamenti sulla gestione dei bacini idrici condivisi transnazionali.
Siamo in un periodo dell’anno in cui problemi di carenza di acqua non dovrebbero esistere, ma purtroppo ci troviamo davanti una realtà ben diversa ed una prospettiva futura ancora più preoccupante. Non possiamo non evidenziare come la scarsità di piogge e le temperature ben più alte rispetto alle solite stagionali degli ultimi due anni stiano palesando un problema oggettivo che riguarda tutti e che deve essere affrontato in maniera corale e concreta perchè continuerà a ripercuotersi inevitabilmente e pericolosamente sulle nostre vite e sulla nostra autonomia alimentare.

INTERVISTE E RASSEGNA STAMPA

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LA PIZZA NAPOLETANA DIVENTA STG, SPECIALITÀ TRADIZIONALE GARANTITA

LA PIZZA NAPOLETANA DIVENTA STG, SPECIALITÀ TRADIZIONALE GARANTITA

Se c’è un simbolo del Made in Italy nel mondo da sempre è sicuramente la pizza che non smette di crescere sia dal punto di vista del business, sia da quello gourmet e della ristorazione per un fatturato che vale oltre 15 miliardi di euro all’anno. Proprio per tutelare le nostre eccellenze l’Europa ha approvato la richiesta dell'Italia di garantire la protezione con riserva del nome per la “Pizza Napoletana” STG ossia Specialità Tradizionale Garantita.
La tutela europea della pizza, infatti, è contenuta nella Gazzetta ufficiale, dove il 28 novembre è stato pubblicato il Regolamento di esecuzione Ue 2022/2313 che ha approvato la richiesta italiana. Per beneficiare della denominazione STG un prodotto agricolo o alimentare deve essere conforme al disciplinare e può essere registrato con o senza l'uso riservato del nome.
Questa dicitura ora potrà essere utilizzata sulle confezioni o nei menù di ristoranti e pizzerie in Italia e nell'Unione Europea solo se saranno garantite alcune caratteristiche relative alla preparazione: le ore minime di lievitazione, la stesura a mano della pasta, le modalità di farcitura, la cottura esclusivamente in forno a legna a una temperatura di 485°C e l'altezza del cornicione di 1-2 cm, con il controllo di un Ente terzo di certificazione.
I limiti riguardano anche l'utilizzo di materie prime di base, che devono essere Made in Italy come l'olio extravergine d'oliva, il basilico fresco, la Mozzarella di Bufala Campana Dop oppure la Mozzarella tradizionale STG. I pomodori, invece, possono essere pelati, oppure pomodorini freschi. Questo riconoscimento alla pizza napoletana è una grande vittoria per le produzioni italiane nella battaglia per la tutela dei marchi e delle specialità.
Ora nessuno potrà scrivere nel menù “pizza napoletana” se non rispetterà le regole previste dal disciplinare di produzione su ingredienti, metodi di preparazione e cottura. Qualora la pizza napoletana, infatti, non corrispondesse al disciplinare di produzione, sarà considerato un illecito sul quale l’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi (ICQRF) è già al lavoro per dettagliare gli aspetti tecnici e per aggiornare le relative disposizioni sanzionatorie inerenti alla protezione delle indicazioni geografiche e delle denominazioni di origine dei prodotti agricoli e alimentari.

COVID E CINA: LA RISPOSTA EUROPEA PER CONTRASTARE L’AUMENTO DEI CASI

COVID E CINA: LA RISPOSTA EUROPEA PER CONTRASTARE L’AUMENTO DEI CASI

L’aumento dei casi Covid rilevato sui passeggeri provenienti dalla Cina richiede una concreta risposta europea per contrastare il possibile aumento dei casi nel nostro continente. Con i colleghi Comi, Mussolini, Patriciello, Salini e Vuolo, anche alla luce delle disposizioni di Italia, Francia e Spagna sull’obbligo dei tamponi ed il relativo sequenziamento del virus per tutti i passeggeri provenienti dalla Cina, ho scritto, ad inizio 2023, alla Commissione europea chiedendo l’adozione di una strategia europea per uniformare le misure di prevenzione e screening dei passeggeri in arrivo dalla Cina e l’attuazione di un sistema coordinato al fine di monitorare le eventuali varianti individuate durante i controlli effettuati negli aeroporti europei.
Inoltre, abbiamo chiesto alla Commissione di avere una nuova valutazione da parte del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie dopo le dichiarazioni fatte nelle settimane precedenti dal medesimo in cui si reputava ingiustificata l’introduzione di uno screening obbligatorio per i viaggiatori in arrivo dal Paese orientale.
L’alta percentuale di passeggeri che arriva in Europa proprio dalla Cina e risultati positivi in diversi aeroporti, rischiava e rischia di mettere in discussione l’enorme sforzo che l’Unione europea sta portando avanti, da oltre due anni, per contrastare l’ondata pandemica che ha significato più di un milione di decessi e ingenti danni all’economia.
I rappresentanti dei 27 Stati membri proprio nelle scorse settimane hanno raggiunto un accordo sulle restrizioni da imporre ai viaggiatori in arrivo dalla Cina con raccomandazioni che vanno dall’utilizzo delle mascherine a bordo, al monitoraggio delle acque reflue negli aeroporti fino ovviamente al rafforzamento dei controlli interni con test casuali su chi atterra nell’Ue. Una sorta di “approccio coordinato” contro la recrudescenza della pandemia in Cina che tuteli però i cittadini europei da una possibile e pericolosa nuova ondata pandemica che nessuno si augura, ma che, soprattutto, renderebbe davvero complicata, se non impossibile, la lenta ripartenza europea.

IL SISTEMA DELLE “LOOT BOXES”: LE SCATOLE PREMIO SONO UN RISCHIO PER GLI UTENTI MINORENNI

IL SISTEMA DELLE “LOOT BOXES”: LE SCATOLE PREMIO SONO UN RISCHIO PER GLI UTENTI MINORENNI

Il 18 gennaio scorso, a Strasburgo, abbiamo approvato una relazione che chiede norme UE armonizzate per fornire una migliore protezione agli utenti del settore dei videogiochi online.
Durante il dibattito, sono intervenuto per sottolineare il riconoscimento di un settore, quello dei videogiochi, come essenziale all’interno del mercato unico digitale europeo. L’industria dei videogiochi, infatti, è tra le più grandi al mondo con oltre 2,8 miliardi di consumatori che giocano regolarmente tra cui bambini, adolescenti e adulti per un fatturato, dati alla mano, di oltre 15 miliardi di dollari solo nel 2020. La crescita più rapida è avvenuta proprio in Europa, contribuendo allo sviluppo di nuove tecnologie e generando oltre 90.000 posti di lavoro.
Alla luce di questo ultimo dato, non possiamo ignorare i risvolti pericolosi di un uso improprio e poco moderato dei videogiochi che possono avere un impatto negativo su relazioni sociali, salute mentale, lavoro e rendimento accademico.
Nel mio intervento ho voluto porre l’attenzione sulle “loot boxes”, scatole premio o pacchetti a sorpresa di contenuti digitali che si possono acquistare con denaro reale mentre si gioca online. L’oggetto di ogni loot box è casuale e può comprendere contenuti di gioco che permettono ai giocatori vantaggi oppure offrono oggetti da utilizzare sempre nel gioco. I consumatori però non hanno modo di sapere cosa contengono le scatole fino a quando non le hanno acquistate.
È ormai evidente e confermato da molti studi scientifici la correlazione tra il gioco d’azzardo e il sistema delle loot boxes, sottolineando come queste siano in grado di condizionare, soprattutto gli utenti minorenni, spingendoli a compiere delle micro transazioni e innescando, in essi, meccanismi di dipendenza e disturbo da gioco.
A riguardo, ho evidenziato quanto sia doveroso che la Commissione valuti se l'attuale quadro normativo per quanto riguarda le loot boxes e gli acquisti in-game sia sufficiente, sollevando la questione da eurodeputato, ma anche da genitore: è nostra responsabilità, infatti, monitorare e contrastare qualsiasi eventuale pratica commerciale ingannevole e manipolativa che minacci i consumatori e quelli che, in questo caso, potrebbero essere i nostri figli.
Il Parlamento con la sua risoluzione ha invitato la Commissione ad analizzare il modo in cui vengono vendute le loot boxes e ad adottare le misure necessarie per realizzare un approccio europeo comune in modo da garantire la protezione a tutti i consumatori.

CASE GREEN? SI’, MA NON DEVE ESSERE UNA PENALIZZAZIONE PER I PROPRIETARI

CASE GREEN? SI’, MA NON DEVE ESSERE UNA PENALIZZAZIONE PER I PROPRIETARI

La proposta di revisione della Direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia, presentata dalla Commissione europea per allineare la normativa dell’Unione in materia di clima ed energia all’obiettivo della riduzione delle emissioni nette di gas ad effetto serra di almeno il 55% entro il 2030, nella prospettiva del conseguimento della neutralità climatica entro il 2050, porterebbe ad obblighi stringenti non solo per gli edifici di nuova costruzione ma anche per quelli già esistenti per i quali esistono oggettive difficoltà sulla tempistica.
La proposta per le “case green” prevedrebbe una doppia scadenza: l’obbligo di passaggio alla classe energetica E entro il 2030, e, successivamente, prima del 2033, il passaggio alla classe D. Come ha avuto già modo di ribadire in più occasioni il Presidente Berlusconi, per noi di Forza Italia, pur condividendo gli obiettivi di sostenibilità ambientale, la casa è sacra così come abbiamo a cuore il lavoro degli imprenditori italiani ed europei. Per questo motivo la nostra delegazione a Bruxelles, anche all’interno del Gruppo del Partito popolare europeo, è fortemente impegnata affinché si realizzi una proposta che tuteli l’ambiente, ma non a discapito di cittadini e imprenditori che, da un momento all’altro, sarebbero obbligati ad affrontare, con tempi e costi irragionevoli, dei lavori sostanziali di riqualificazione delle loro abitazioni.
Il parco immobili del nostro Paese è, in media, più vecchio di quello europeo: circa il 60% degli edifici italiani si trova oggi in fascia energetica F o G. Questo significherebbe, qualora la proposta di direttiva venisse approvata così com’è, importanti lavori di ristrutturazione su più della metà dei condomini italiani, da qui al 2033, con evidenti ed oggettive difficoltà anche nel reperimento delle materie prime. Inoltre, determinerebbe una distorsione del mercato così come già avvenuto nell’applicazione del superbonus edilizio.
Non possiamo non evidenziare come gran parte del nostro patrimonio edilizio sia rappresentato da edifici e centri storici tutelati per i quali alcuni interventi risulterebbero impattanti e costosi oltre a richiedere procedure lunghe e complesse per l’attuale normativa vigente. Per questo, già dal prossimo 9 febbraio, durante la riunione della Commissione per l'industria, la ricerca e l'energia, sosterremo con forza gli emendamenti già presentati per evitare, soprattutto, il diktat imposto dal testo sulla perentorietà delle scadenze entro le quali bisogna eseguire i lavori. È importante preoccuparsi della salute dell’ambiente tanto quanto è importante preoccuparsi delle tasche dei cittadini europei.

LA NUOVA PAC, APPENA ENTRATA IN VIGORE, RISCHIA DI NON ESSERE ALL’ALTEZZA

LA NUOVA PAC, APPENA ENTRATA IN VIGORE, RISCHIA DI NON ESSERE ALL’ALTEZZA

In uno scambio di opinioni con Janusz Wojciechowski, il Commissario per l'Agricoltura, sulle conseguenze dell'inflazione sul bilancio della PAC, entrata in vigore il primo gennaio 2023, ho voluto porre l’accento su alcune questioni per non rischiare di far diventare la PAC un fallimento.
Come ho evidenziato al Commissario, infatti, quando è stato adottato il budget (2021-2027) lo scenario era ancora quello di un’inflazione annuale massima al 2%. Ad oggi, invece, abbiamo visto picchi fino al 25%.
Ad ottobre 2022, Farm Europe ha evidenziato come il valore reale della PAC fosse stato ridotto di quasi 85 milioni di euro, nel periodo 2021-2027, rispetto ai valori del 2020, con il rischio che oltre un terzo dei fondi andasse di fatto perso nel 2027.
Negli ultimi anni abbiamo continuato a rassicurare i nostri agricoltori che l’impatto del Green Deal o della strategia Farm to Fork sarebbero state compensate dalla PAC, ma, in realtà, come ho chiesto al Commissario, questa garanzia potrebbe essere messa in discussione. A questo cambiamento di scenario non dimentichiamo gli ulteriori impatti sul settore dalle possibili proposte di revisione del Regolamento sui pesticidi o per le emissioni industriali, le ipotesi di un’etichettatura fronte pacco fuorviante o la continua discriminazione di prodotti come carne e latticini. Che credibilità abbiamo agli occhi dei nostri agricoltori?
A riguardo ho sollecitato il Commissario Wojciechowski a dare risposte chiare per far vedere che l’Europa è affianco agli agricoltori e non contro di essi, ma, soprattutto, per scongiurare protezionismi e chiusure che avrebbero un impatto sull’intero progetto europeo.
Al termine del mio intervento in Commissione AGRI, ho voluto ritornare su una questione per me molto importante e per la quale avevo già scritto al Commissario assieme ad altri colleghi. Si tratta del ritardo, ingiustificato, nella presentazione della proposta di revisione della politica di promozione, un elemento importante della PAC e per le prospettive di crescita delle aziende agricole europee. Purtroppo, infatti, ad oggi non sappiamo ancora quando verrà presentata la proposta e lo stesso Commissario non è stato in grado di dare una risposta esaustiva in merito.
Al termine dell’incontro con il Commissario europeo all'Agricoltura, Janusz Wojciechowski, ciò che è risultato evidente è la crescita fuori controllo e non prevista dell'inflazione che potrebbe compromettere le risorse assegnate alla PAC motivo per cui tutti abbiamo sostenuto la necessità di valutare la possibilità, nel corso del 2023, di rivedere al rialzo il quadro finanziario pluriennale per far fronte ai sempre più crescenti costi di produzione per gli agricoltori.

LA FOLLE TESI IRLANDESE: BERE UN BICCHIERE DI VINO È DANNOSO QUANTO FUMARE UNA SIGARETTA

LA FOLLE TESI IRLANDESE: BERE UN BICCHIERE DI VINO È DANNOSO QUANTO FUMARE UNA SIGARETTA

La decisione dell’Irlanda di apporre su tutte le bottiglie di alcol, vino compreso, etichette che avvertano dei rischi legati al consumo di queste bevande, è assurda ed ingiustificata.
Mentre in tutti i Paesi europei è prevista la pubblicazione degli ingredienti e dei valori nutrizionali su tutti i prodotti alcolici nel rispetto delle raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità, solo l’Irlanda ha deciso di aggiungere in etichetta anche le avvertenze sanitarie.
L’intento è ovviamente quello di scoraggiare il consumo di alcol, ma è oggettivo il danno che tale modalità di etichettatura vada a compiere nella produzione di vino in Europa e, soprattutto, in alcuni Paesi, tra cui l’Italia, che, con un mercato da 14 miliardi di euro, risulta tra i primi produttori al mondo e seconda proprio nell’esportazione.
È necessario distinguere le varie tipologie di alcol e, soprattutto, considerare il vino non una semplice bevanda ma un prodotto che rappresenta la cultura dello stare insieme, l’identità e la tradizione di interi territori europei.
Questa decisione irlandese è una pericolosa fuga in avanti da parte di un Paese membro e segna un precedente estremamente pericoloso in tema di etichettatura con messaggi allarmistici e fuorvianti al pari della famosa etichetta a semaforo del Nutriscore.
Proprio per questo, nelle scorse settimane, con tutta la delegazione di Forza Italia a Bruxelles, ho inoltrato un’interrogazione alla Commissione chiedendo di intervenire per bloccare tale proposta perché potrebbe impattare sul mercato interno rischiando quindi di portare ingenti perdite economiche al settore vitivinicolo europeo. Nell’interpellanza abbiamo evidenziato come, già a luglio 2022, l’Irlanda avesse notificato alla Commissione una bozza di legge in merito registrando però il parere negativo di 14 Stati membri, alla luce soprattutto del fatto che l’Unione europea sta lavorando da anni per cercare di armonizzare l’etichettatura di bevande e alimenti.
Altro aspetto che abbiamo voluto evidenziare alla Commissione è quello dell’esistenza di studi scientifici che dimostrano, invece, i benefici di un consumo moderato di vino, in particolare sul rischio cardiovascolare. Ciò che tengo sempre a precisare, infatti, è la differenza tra uso ed abuso: un bicchiere di vino non fa assolutamente male, un consumo smoderato, di qualsiasi cosa, ovviamente sì. Non può e non deve passare il messaggio che l’Irlanda rischia di veicolare ricalcandone il modello di etichettatura e cioè che un bicchiere di vino possa essere pericoloso quanto una sigaretta. Con questa decisione l’Irlanda mette in discussione i principi del mercato unico mentre riteniamo che l’Unione europea debba insistere sulle azioni di educazione alimentare all’interno delle quali sensibilizzare anche il consumo moderato e responsabile dell’alcol e, soprattutto, distinguere le diverse tipologie per le quali ci sono oggettive e sostanziali differenze.

ELEZIONE DIRETTA DELLE PROVINCE, LA PROPOSTA DI FORZA ITALIA

ELEZIONE DIRETTA DELLE PROVINCE, LA PROPOSTA DI FORZA ITALIA

La riforma Delrio del 2014, durante il Governo Renzi, è stata un vero e proprio bluff da ogni punto di vista. Il tentativo di semplificare il sistema riducendo le competenze delle province, infatti, si è rivelato non funzionale in quanto ha creato un vuoto istituzionale al quale Comuni ed altri Enti locali, ancora oggi, non sono pronti a sopperire oltre ad aver anche discriminato i cittadini che non possono più votare e scegliere i propri rappresentanti convinti che le province siano state “cancellate”. Non solo, stiamo parlando di una riforma che avrebbe dovuto anche ridurre i costi della spesa pubblica che, invece, sono aumentati perché gran parte del personale delle province, pur restando fisicamente nelle vecchie sedi, è transitata formalmente nei ruoli delle regioni con un contratto collettivo migliore ed uno stipendio maggiore.
Forza Italia non ha mai condiviso questa riforma Delrio ed è per questo che, grazie alla senatrice Licia Ronzulli, capogruppo al Senato, ha presentato un disegno di legge con tre articoli che prevedono l’elezione diretta del Presidente e del Consiglio della provincia oltre all’elezione diretta del Sindaco e del Consiglio metropolitano, abolendo il ballottaggio, nel caso che il candidato superi il 40% dei voti, ed estendendo tale criterio anche ai comuni sopra i 15 mila abitanti.
Con questa proposta di legge, che ha iniziato l’iter procedurale nelle scorse settimane, Forza Italia intende ridare dignità ad un’istituzione prevista dalla nostra Costituzione, parola agli elettori e, soprattutto, vera operatività ad un Ente che per troppo tempo non ha potuto rispondere alle molteplici esigenze di cui i territori necessitano. In passato, da Sindaco e consigliere provinciale, ho avuto modo di apprezzare e partecipare al funzionamento delle province, prima dell’applicazione della cosiddetta legge Delrio, quale soggetto istituzionale capace di ridurre le distanze tra lo Stato, le Regioni ed i Comuni a cui sempre più i cittadini si rivolgevano per qualsiasi tipo di esigenza. Con il DDL di Forza Italia le Province ritorneranno finalmente ad avere quel ruolo cruciale per valorizzare ancor di più i nostri territori.

INTERVISTE E RASSEGNA STAMPA

INTERVISTE E RASSEGNA STAMPA

Qui potrai guardare tutte le mie interviste, i miei interventi al Parlamento europeo a Bruxelles, in plenaria a Strasburgo e nelle varie trasmissioni televisive e radiofoniche. Potrai, inoltre, ascoltare i miei podcast e leggere la rassegna stampa con gli articoli di giornale che mi riguardano.

INTERVISTE

WEB

GIORNALI

STATO DI DIRITTO: UN ATTACCO AI MEDIA È UN ATTACCO ALLA DEMOCRAZIA

STATO DI DIRITTO: UN ATTACCO AI MEDIA È UN ATTACCO ALLA DEMOCRAZIA

I giornalisti oggi rappresentano i propagatori della democrazia e della libertà, sono promotori dell’integrazione, della crescita culturale, della coesione, della trasparenza e dell’uguaglianza. Se si difendono il pluralismo e la libertà dei media viene da sé che si tuteli anche lo Stato di diritto spronando chi detiene posizioni di potere e le istituzioni stesse a rispondere del proprio operato.

Le pressioni di alcuni governi o il controllo sui media purtroppo compromettono ancora sia la libertà di parola e di espressione sia la libertà di cercare, ricevere e diffondere informazioni. L’Europa deve significativamente ribadire il suo impegno e la sua determinazione portando avanti proposte concrete volte a contrastare le azioni intimidatorie contro i giornalisti emanando adeguati provvedimenti che possano eliminare l’abuso di strumenti legali o non contro la libertà di informazione.

Nel mio intervento a Strasburgo durante la plenaria, ho voluto porre l’accento sui dati della Federazione internazionale dei giornalisti che hanno già documentato 59 omicidi di professionisti dei media nel 2022, 12 in più rispetto al 2021. Ancora più sconcertante è che nove omicidi di giornalisti su dieci restano tutt’ora impuniti.

Sono dati allarmanti, soprattutto se vengono associati anche ai tantissimi episodi di violenza ed intimidazione ai danni di chi sceglie di raccontare la verità, tutelando e rafforzando di conseguenza la nostra democrazia.

La libertà di espressione, la libertà dei media e il pluralismo sono sanciti dalla Carta dei diritti fondamentali dell'UE nonché dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo.

È evidente che esiste un collegamento tra la libertà di stampa e lo stato di diritto dove promuovere e difendere lo stato di diritto significa anche promuovere e difendere la libertà di stampa e tutti coloro che si adoperano per questa libertà.

Una cosa è certa: nonostante le diverse iniziative europee, dobbiamo essere più determinati ed incisivi di quanto non lo siamo stati nel caso della giornalista maltese Daphne Caruana Galizia uccisa pochi anni fa oppure nei riguardi dell’attuale aggressione russa o delle rivolte in Iran dove giornalisti, cameramen e fotografi vengono uccisi o arrestati per occultare la verità in favore di una propaganda fatta di disinformazione e manipolazione.

In un periodo storico in cui l’informazione è garanzia di libertà, di coesione, di vicinanza, di conoscenza, la libertà di stampa rimane uno dei capisaldi dello stato diritto e, in quanto tale, va promossa e difesa perché non ci può essere democrazia senza libertà e pluralismo dei media. Un attacco ai media è un attacco alla democrazia.

PARITÀ DI DIRITTI PER LE PERSONE CON DISABILITÀ, C’È ANCORA MOLTO DA FARE

PARITÀ DI DIRITTI PER LE PERSONE CON DISABILITÀ, C’È ANCORA MOLTO DA FARE

Sono 87 milioni le persone nell’UE che hanno una disabilità; oltre il 50 % di esse si sente vittima di discriminazione; solo il 50,8 % ha un lavoro; il 40,9 % non riesce a pagare spese impreviste; oltre un milione di persone sotto i 65 anni vive in istituti. Sono dati su cui bisogna assolutamente riflettere e su cui l’Europa deve lavorare.

Come ho voluto sottolineare davanti all’emiciclo in seduta plenaria, siamo tutti d’accordo che la disabilità è un’innegabile condizione di svantaggio che, per milioni di persone, rende più difficoltosa la vita quotidiana ed il loro inserimento nella società. Purtroppo a distanza di anni e nonostante numerosi provvedimenti europei e nazionali, non sempre coordinati tra loro, dobbiamo prendere atto, e i dati citati ne sono la prova, che c’è ancora molto da fare ma, soprattutto, dobbiamo prendere atto di dover combattere e abbattere le barriere culturali dell’indifferenza oltre che della discriminazione.

Come spesso sottolineo, la disabilità è solo negli occhi di chi la vuol vedere creando barriere sociali molto più difficili da superare rispetto a quelle materiali.
Una barriera fisica può essere abbattuta, difficile, invece, rimuovere una barriera fatta di incomprensione, indifferenza e, spesso, ignoranza e maleducazione.

La risoluzione proposta dalla Commissione si propone di portare un cambiamento positivo nella vita delle persone con disabilità nell’UE e non solo. Ogni persona deve essere libera dalle discriminazioni e in grado di godere dei propri diritti in un’Unione dell’uguaglianza, così come di accedere a un’istruzione di qualità, ottenere un lavoro, viaggiare e compiere scelte senza ostacoli. Si basa su politiche attive di inclusione per garantire percorsi di autonomia, guardando soprattutto al “dopo di noi”, forse la fase più difficile non solo per la persona disabile, ma anche per i suoi familiari che vivono, in maniera anche più sofferta, il disagio e l’incertezza di avere fattive condizioni di inclusione.

RIFORMA IMBALLAGGI: CON SOLO IMBALLAGGI A RENDERE SI RISCHIA RITORNO AL PASSATO

RIFORMA IMBALLAGGI: CON SOLO IMBALLAGGI A RENDERE SI RISCHIA RITORNO AL PASSATO

È abbastanza evidente quanto gli imballaggi abbiano oggi un grande impatto sull'ambiente e siano tra i prodotti che consumano più materiali grezzi. Inoltre, i rifiuti che ne derivano inquinano l'aria, il suolo e rappresentano circa la metà dei rifiuti marini. Basti pensare che, in media, ogni europeo produce quasi 180 kg di rifiuti di imballaggio all'anno.

La produzione di imballaggi e la gestione dei loro rifiuti costituiscono un settore economicamente complesso e importante che genera un fatturato totale di 370 miliardi di euro nell'UE. Per questo sono fondamentali e hanno il potenziale per trasformare l'Europa in un'economia circolare pulita e sostenibile, in linea con il Green Deal europeo. L'attuale direttiva sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio, introdotta nel 1994, non è riuscita però a ridimensionare gli aspetti negativi sull'ambiente.

Nelle scorse settimane la Commissione europea ha presentato una proposta di revisione con l’intento di armonizzare le misure nazionali, proteggere l'ambiente e garantire il buon funzionamento del mercato interno. Tale proposta impone agli Stati membri di garantire che gli imballaggi immessi sul mercato dell'UE soddisfino una serie di requisiti essenziali relativi alla fabbricazione, all'etichettatura e alla loro natura riutilizzabile e recuperabile attraverso il riciclaggio dei materiali, il recupero di energia o il compostaggio.

Le imprese quindi dovranno offrire ai consumatori una determinata percentuale dei loro prodotti in imballaggi riutilizzabili o ricaricabili, ad esempio per i cibi e le bevande da asporto o per le consegne relative al commercio elettronico.

Vi sarà, inoltre, in una certa misura, la standardizzazione dei formati degli imballaggi e una chiara etichettatura degli imballaggi riutilizzabili. Per affrontare il problema di quelli inutili, inoltre, saranno vietate alcune forme di imballaggio, ad esempio quelli monouso per cibi e bevande consumati all'interno di ristoranti e caffè, quelli monouso per frutta e verdura, i flaconi in miniatura per shampoo e altri prodotti negli hotel.

Molte misure sono volte a rendere gli imballaggi totalmente riciclabili entro il 2030, ciò include la definizione di criteri di progettazione per gli imballaggi, la creazione di sistemi vincolanti di vuoti a rendere su cauzione per le bottiglie di plastica e le lattine di alluminio e chiarire quali tipologie molto limitate di imballaggi dovranno essere compostabili, in modo che i consumatori possano gettarli nell'organico.

Questa bozza di testo del Regolamento della Commissione europea, nella parte riguardante la disciplina della produzione di imballaggi, per come è concepita, rischia di danneggiare numerose filiere strategiche del tessuto economico italiano ed europeo. In sintesi, infatti, la Riforma, spinta da un’impostazione fortemente ideologica, punta ad agevolare solo il riutilizzo degli imballaggi, escludendo di fatto tutti quelli riciclati, nei quali l’Italia è leader in Europa e sui quali sono destinate anche molte risorse del PNRR.

Ragion per cui ritengo che questa proposta rischia di riportarci indietro di cinquant’anni sconvolgendo i settori come quello dell’agricoltura, dell’HORECA e della logistica, con l’immediato pericolo, nel caso fosse accolta, di pesanti perdite di posti di lavoro. Inoltre, un altro aspetto da non sottovalutare è l’approccio annunciato nella bozza che potrebbe impattare anche sulla sicurezza alimentare e sulla salute dei cittadini in quanto gli imballaggi dei prodotti proteggono, conservano e informano i consumatori, garantendone tracciabilità e igiene.

Forza Italia fin da subito ha voluto fare la propria parte a Bruxelles per far capire che il principio della Riforma, ovvero la pretesa ideologica di rivoluzionare il settore europeo degli imballaggi, mostra palesemente il limite critico dell’Unione europea di non riuscire a coniugare i condivisibili obiettivi di sostenibilità con le reali esigenze dei cittadini e delle imprese.

GLI OBIETTIVI COME PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE AFFARI COSTITUZIONALI DEL PARLAMENTO EUROPEO

GLI OBIETTIVI COME PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE AFFARI COSTITUZIONALI DEL PARLAMENTO EUROPEO

Quando lo scorso ottobre sono stato eletto presidente della Commissione affari costituzionali (AFCO) ero consapevole dell’importanza di questo ruolo e della necessità di dare priorità, fino a fine legislatura, alle proposte ricevute in occasione della Conferenza sul futuro dell’Europa da parte dei nostri cittadini, per i quali continuo a lavorare affinché si rafforzi il loro legame con l’Ue in quanto questa Commissione è quella che più di tutte può dare concretezza alle loro richieste di cambiamento.

La Commissione AFCO, infatti, supervisiona gli aspetti istituzionali del processo di integrazione europea, in particolare l'attuazione e la modifica dei Trattati, ma è anche la Commissione competente per le questioni relative al Regolamento interno del Parlamento europeo che disciplina tutti gli aspetti procedurali ed amministrativi i quali trovano applicazione quotidiana nei lavori parlamentari.

Spesso percepite da tanti come troppo astratte, le questioni relative alle Istituzioni ed ai meccanismi decisionali dell'Unione sono in realtà fondamentali per gli sforzi volti a raggiungere gli obiettivi politici sostenuti dai cittadini dell'Unione europea.
Durante questa legislatura, la mia Commissione si sta concentrando su come rendere l'UE più efficiente, democratica e trasparente proprio perché la priorità rimane quella di avvicinarla sempre di più ai cittadini.

A questo aspetto si affianca un tema assai dibattuto nell’ultimo periodo: la revisione dei trattati su cui si fonda l’Europa ed il suo funzionamento. In molti si domandano se sia possibile aprire un tavolo di riforma dell'Unione che preveda la riforma di questi ultimi o se si dovrà cercare di riformare il funzionamento dell’UE anche senza poter intervenire direttamente su di essi.

Il Parlamento europeo è stato chiaro: c’è bisogno di una modifica che vada nella direzione richiesta dai cittadini in occasione della Conferenza sul Futuro dell’Europa in modo da assicurare che le loro istanze siano ben rappresentate dalle Istituzioni europee. Come ho sempre palesato, io sono fermamente a favore di riforme che aumentino la dimensione democratica del Parlamento e che rendano i processi decisionali più trasparenti e rapidi.

Tra le altre riforme richieste dai cittadini, che implicano necessariamente la revisione dei trattati, c’è anche la richiesta per un voto a maggioranza qualificata in Consiglio su determinate materia o quella per una maggiore capacità dell'UE di agire negli affari esteri in modo unitario oppure il riconoscimento del diritto di iniziativa legislativa al Parlamento europeo.

L'ultima riforma globale dei trattati europei risale infatti al 2009, anno in cui è entrato in forza il Trattato di Lisbona.
Risulta rilevante quindi mettere mano alle disposizioni contenute nei trattati al fine di renderle più aderenti con le sfide che l’UE si trova ad affrontare e le opportunità che le si pongono dinanzi. È importante, infine, sottolineare che, per far sì che ciò si realizzi, abbiamo bisogno di un approccio concreto e realistico che assicuri una sintesi delle istanze dei cittadini europei ed un miglioramento in termini di trasparenza dei processi decisionali e dei meccanismi europei.

Il mio impegno come Presidente della Commissione AFCO sarà anche quello di rendere l’Europa una macchina burocratica più veloce ed efficiente possibile in modo da riuscire a dare ascolto alle preoccupazioni ed ai bisogni di tutti i cittadini italiani ed europei.

DIFENDIAMO L’EUROPA DALLE PERICOLOSE INGERENZE STRANIERE

DIFENDIAMO L’EUROPA DALLE PERICOLOSE INGERENZE STRANIERE

In queste settimane difficili la Presidente Metsola ha sottolineato spesso come la democrazia europea sia costantemente sotto attacco.

Il Qatargate è solo il più clamoroso caso di come, da anni, le forze straniere tentino di infilarsi nei nostri processi decisionali per influenzare o cambiare le sorti dell’Europa o le proprie. Non è un caso se abbiamo istituito una Commissione speciale (INGE), di cui faccio parte, proprio per analizzare i tentativi di queste interferenze. Lo abbiamo visto con la demagogia diffusa in occasione della Brexit oppure con i tentativi da parte di Russia o Cina di minare i nostri valori fondamentali.

Come ho evidenziato durante il mio intervento al parlamento di Strasburgo, in questo scenario di rischi non dobbiamo sottovalutare il collegamento tra le ingerenze straniere e la nostra autonomia energetica, alimentare o finanziaria. È evidente che ci sono alcuni regimi che per motivi economici o energetici, per esempio, cercano di limitare i nostri principi e la nostra democrazia.

A questi tentativi dobbiamo rispondere con strategie che portino la nostra Unione europea ad essere sempre più autonoma per fronteggiare qualsiasi minaccia esterna che tenti di indebolirci.

Purtroppo oggi assistiamo ad un grave episodio di corruzione all’interno di quella che è la nostra “casa” e mi auguro che i responsabili di queste condotte non restino impuniti, ma, soprattutto, che si faccia subito chiarezza per evitare di distruggere la credibilità della nostra istituzione. Una credibilità costruita con impegno, sacrificio e tante lotte e che forse fa paura a qualcuno.

In questo momento più che mai dobbiamo reagire per difendere proprio la credibilità delle nostre istituzioni e di tutta l’Unione europea non solo verso l’esterno, ma anche verso i nostri cittadini che ci chiedono un’Europa più forte, più vicina, più credibile.

POLITICA DI PROMOZIONE DELL’AGROALIMENTARE EUROPEO: SI POTEVA FARE MEGLIO, MA TUTELATI CARNE E VINO

POLITICA DI PROMOZIONE DELL’AGROALIMENTARE EUROPEO: SI POTEVA FARE MEGLIO, MA TUTELATI CARNE E VINO

La politica di promozione agroalimentare dell’Europa aiuta tutti i produttori a vendere i loro prodotti nel mercato mondiale sempre più competitivo favorendo anche l'occupazione e la crescita del mercato interno. È una politica fondamentale anche per rendere i consumatori più consapevoli degli sforzi fatti dagli agricoltori europei per fornire prodotti di qualità. Siamo in attesa della riforma di questa politica ed io sono stato indicato come relatore per il Parlamento.
La preoccupazione maggiore sta nella premessa della riforma stessa ossia l’intenzione di allineare anche la politica di promozione alle diverse strategie europee con il rischio che alcuni prodotti, come ad esempio carne e vino, possano essere esclusi dalla possibilità di accedere ai relativi fondi europei.
Nel frattempo la Commissione europea ha annunciato il programma annuale per la promozione dei prodotti agroalimentari dell’Ue per il 2023 con uno stanziamento di 186 milioni di euro senza alcuna esclusione. Il relativo bando sarà pubblicato a gennaio sul sito dell’Agenzia Esecutiva Europea per la Ricerca. Si tratta di una bella notizia perché escludere carne e vino dai programmi di promozione avrebbe significato un durissimo colpo ad intere filiere.
Questo ripensamento salvaguarda il comparto delle carni e dei vini italiani che rischiavano di essere ingiustamente penalizzati e che, al contrario, devono essere ancor di più sostenuti soprattutto dopo la crisi post pandemica, gli affanni causati dal conflitto bellico e la conseguente crisi energetica.
Forza Italia si è sempre schierata in prima linea, durante questi mesi di dibattito, per spiegare la differenza tra “uso” ed “abuso” e la validità della dieta mediterranea, evidenziando l’importanza di un consumo moderato e responsabile così come la necessità di aumentare le azioni di educazione alimentare. È evidente che la nostra attenzione a salvaguardia del Made in Italy continuerà ad esserci soprattutto perché siamo ancora in attesa della riforma della politica di promozione e della decisione su etichettatura che per il momento è stata rinviata alla fine del 2023, ma che sicuramente ci troverà fermamente contrari all’ipotesi del Nutriscore.
In qualità di relatore sulla riforma della politica di promozione, avrei preferito che il programma annuale venisse negoziato in parallelo alla proposta di riforma che doveva essere già pubblicata a maggio 2022 e sul cui ritardo la Commissione europea non si è ancora espressa nonostante le nostre numerose sollecitazioni. Ritengo che la politica di promozione non debba discriminare alcun prodotto e che i progetti debbano essere valutati e approvati solo sulla base del merito, ma, soprattutto, che le varie strategie europee, tutte riconducibili al Green deal, non debbano penalizzare il sistema agroalimentare e ridurre la sua capacità produttiva perché questo significherebbe aumentare la nostra dipendenza alimentare da Paesi terzi.