L'UE è il secondo produttore di miele a livello mondiale dopo la Cina, l’Italia uno dei suoi maggiori produttori. Nel mese di aprile la Commissione europea ha aggiornato le norme sulla commercializzazione dei prodotti agroalimentari con l’ambizioso obiettivo di aiutare i consumatori a fare scelte oculate per una dieta più sana e contribuire a prevenire gli sprechi alimentari.
Pur sottolineando come le norme di commercializzazione europee abbiano anche la funzione di garantire la qualità dei prodotti, la tutela dei consumatori e la coerenza delle regole all'interno del mercato europeo e prendendo atto di queste nuove norme, ho voluto mettere in evidenza come però non sia stata considerata l'emergenza di dover tutelare alcuni di questi prodotti come, ad esempio, il miele. Bisogna sottolineare, infatti, che tra le tante frodi alimentari molte riguardano proprio il miele per il quale, secondo uno studio condotto da Ue e Stati membri, oltre il 46% di quello importato da Paesi extra Ue è sospetto di frode. Tante sono le pratiche sleali di cui sono vittime sia i produttori onesti che i consumatori ignari di ciò che realmente acquistano.
Inoltre, nei prossimi anni si potrebbe addirittura perdere un terzo degli alveari a causa dei cambiamenti climatici che stanno colpendo pesantemente la produzione. La situazione è molto preoccupante e c’è bisogno di una risposta rapida da parte dell'Ue, ma soprattutto risolutiva.
Il miele europeo e in particolare quello italiano necessita di essere maggiormente tutelato. Per questo motivo ho presentato un’interrogazione parlamentare chiedendo che ci sia un'indicazione precisa della percentuale della miscela di origine, soprattutto del Paese di origine, perchè proprio questo permetterà di evitare delle frodi, ma anche di evitare un ulteriore danno nei confronti dei nostri consumatori e, soprattutto, dei produttori europei.