Il contributo socio-economico dell’ecosistema Italmercati per il Paese è sempre più significativo: le 3.000 imprese operanti nella rete hanno infatti attivato un giro d’affari diretto di 10 miliardi di euro nel 2022 (per una quota di 24 miliardi includendo anche l’indiretto e l’indotto), generando un contributo complessivo al Pil di 12,9 miliardi di euro e garantendo 280.000 posti di lavoro.
E il ruolo che i Mercati agroalimentari all’ingrosso possono giocare in un prossimo futuro si presenta tanto più promettente grazie ai 150 milioni di euro erogati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Questi fondi consentiranno infatti all’ecosistema Italmercati, che riunisce i 21 Mercati agroalimentari principali italiani, un giro d’affari aggiuntivo di 2,8 miliardi di euro annui entro il 2026 (il 28% in più dell’attuale giro d’affari), pari a 1,5 miliardi di euro di Pil aggiuntivo e altri 7.000 posti di lavoro. Un plafond sicuramente importante che tuttavia rappresenta il 75% dell’ammontare necessario al comparto per esprimere in pieno il suo potenziale. Il fabbisogno stimato e richiesto dai Mercati era infatti di 200 milioni e la quota non erogata significa rinunciare a 930 milioni di euro di ulteriore giro d’affari, 500 milioni di ulteriore Valore Aggiunto e altri 2.400 posti di lavoro. A fare i conti di un ecosistema, qual’è Italmercati, che brilla e potrebbe brillare ancora di più se maggiormente valorizzato e considerato come anello di congiunzione del sistema agroalimentare italiano, è la ricerca “L’Italia alla prova del cambiamento, la risposta dei mercati agroalimentari all’ingrosso” realizzata da Italmercati e The European House Ambrosetti e presentata alla Casa del Cinema a Villa Borghese a Roma, alla presenza del presidente di Italmercati, Fabio Massimo Pallottini, del ministro dell’agricoltura, sovranità alimentare e foreste, Francesco Lollobrigida, e di altri autorevoli ospiti, tra cui Salvatore De Meo, membro del Parlamento europeo, Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, Carlo Alberto Buttarelli, presidente di Federdistribuzione, Maurizio Martina, vicedirettore generale della Fao, Valentino Di Pisa, presidente di Fedagromercati, Luigi Merlo, presidente di Federlogistica.
Per il presidente di Italmercati, i fondi assegnati dal Pnrr, pure essendo già “un segnale importantissimo, perchè dopo 20 anni abbiamo di nuovo risorse da investire nella modernizzazione delle infrastrutture”, presentano tuttavia delle carenze. “Una carenza sia quantitativa – sottolinea Pallottini intrattenendosi con la stampa assieme al ministro Lollobrigida – sia politica, e non è una responsabilità del ministro qui presente, perché lui l’ha trovata, ma è un’impostazione che dal nostro punto di vista non ha premiato i grandi Mercati ma ha premiato un pò a pioggia tutto il sistema. Auspichiamo dunque in futuro una scelta di politica industriale po’ più decisa e marcata, come lo stesso ministro ha richiamato noi stessi a fare”.
Per il ministro Lollobrigida, “gli investimenti previsti sono stati molto importanti e stiamo accelerando le pratiche per metterli a disposizione dei Mercati che fanno per altro la loro parte economica di compartecipazione in questi investimenti. I Mercati non devono considerarsi isole, oggi si parla di un coordinamento tra realtà che devono sempre più rafforzare questo modello che mette la logistica al centro di un consumo interno e di un export che deve essere sempre più rafforzato”.
La ricerca Italmercati-Ambrosetti, illustrata dal ceo e managing partner di The European House-Ambrosetti, Valerio De Molli, ha messo inoltre in evidenza come nell’attuale contesto di crisi i Mercati agroalimentari all’ingrosso abbiano dimostrato di saper rivestire un ruolo di “ammortizzatori” dell’inflazione all’interno della filiera agroalimentare. A fronte di una pressione crescente sui costi operativi, infatti, l’indagine evidenzia che i Mercati agroalimentari all’ingrosso hanno ammortizzato l’inflazione il 53,1% delle volte nell’ultimo anno. Non solo, il contributo all’assorbimento dell’inflazione è stato mediamente più elevato per i prodotti più costosi. In aggiunta, i Mercati hanno assorbito maggiormente il peso inflazionistico nei mesi in cui l’inflazione era più alta, come dimostrato nel periodo febbraio 2022 – febbraio 2023, in cui, a fronte di un aumento di 1 punto percentuale dell’inflazione alimentare, i Mercati agroalimentari all’ingrosso hanno risposto con un aumento di 14 punti percentuali del proprio tasso di assorbimento del peso inflazionistico.
Già nel 2022, sottolinea ancora la ricerca, la rete dei Mercati ha raddoppiato i propri investimenti rispetto al 2020, raggiungendo i 52 milioni di euro (con un tasso medio annuo del +6,8% dal 2015), un risultato “strabiliante”, come sottolineato da De Molli, e in controtendenza rispetto al comparto di riferimento. I principali investimenti dei Mercati agroalimentari all’ingrosso sono stati rivolti all’efficientamento del proprio sistema logistico: sono stati ottimizzati i carichi medi dei camion (+3% nel 2022 rispetto al pre-pandemia) ed evitate emissioni per circa 200.000 tonnellate di CO2.
In generale, conclude la ricerca Italmercati-Ambrosetti, i Mercati agroalimentari all’ingrosso si stanno configurando sempre più come “food hub” a servizio della filiera agroalimentare e la direttrice di sviluppo si deve indirizzare su una crescente digitalizzazione delle attività e aggregazione e consolidamento della rete. L’obiettivo sul fronte digitale è quello di costruire internamente una piattaforma di marketplace digitale proprietaria che possa efficientare ed evolvere le attività quotidiane. In questo modo, i Mercati potrebbero rafforzare ulteriormente il proprio ruolo di osservatori privilegiati dei prezzi delle materie prime e di “ammortizzatori” degli effetti inflattivi. Infatti, ad oggi, solo il 9% delle rilevazioni di prezzo viene fatta attraverso piattaforme digitali all’interno della rete Italmercati. La spinta alla digitalizzazione deve poi essere accompagnata da un percorso di aggregazione e accorpamento delle infrastrutture esistenti in strutture più grandi ed efficienti. Ad oggi in Italia, il settore è infatti molto frammentato: il numero di mercati agroalimentari all’ingrosso italiani (137) è circa 6 volte quello di Spagna (25) e Francia (22). Tale percorso consentirebbe il raggiungimento di ricadute positive, quali un risparmio di suolo per il minor numero di strutture presenti, un efficientamento della catena logistica e una minor dispersione degli investimenti. “Un sistema nazionale di grandi mercati ci consentirebbe di rivendicare spazio e ruolo – sottolinea il presidente di Italmercati, Fabio Massimo Pallottini – ed è anche quello che serve all’Italia”.
Fonte: corriereortofrutticolo.it