La Croazia vuole utilizzare la menzione tradizionale “Prosek” per quattro vini a denominazione d’origine protetta. Ha avanzato quindi domanda di protezione alla Commissione Europea, che l’ha pubblicata sulla Gazzetta dell’Unione. Tale pubblicazione sancisce di fatto il primo passo verso il sì della Commissione all’introduzione del marchio. Ma da un lato conferisce anche alla parte interessata (l’Italia) il diritto di opporsi alla domanda, purché presenti entro due mesi la propria obiezione. Infatti, tale denominazione non può non riportare alla mente il prodotto d’eccellenza del Trevigiano-Veneto.
L’opposizione di Patuanelli e il flash mob per la difesa delle eccellenze italiane
Proprio per questo, comunica il ministro alle Politiche Agricole Stefano Patuanelli, “è stato già indetto un tavolo tecnico. L’obiettivo è quello di predisporre una dichiarazione debitamente motivata al fine di opporci a quanto proposto dalla Croazia. E aggiunge “Non spetta a me dirlo, ma pare indubbiamente che il termine “Prosek” ricordi proprio il Prosecco italiano. Pertanto, ritengo che non ci siano le condizioni giuridiche affinché esso possa essere registrato”. FdI tra i primi a mobilitarsi con un flash mob questa mattina in piazza San Luigi dei Francesi a Roma. Esibendo lo striscione “Giù le mani dal Prosecco” il partito si è mobilitato per denunciare “Il rischio che l’ennesima eccellenza italiana diventi oggetto di interesse di furbi e di falsificatori”
La posizione della Commissione Europea
L’intenzione da parte della Commissione di pubblicare la richiesta di protezione del marchio croato era già anticipata nella risposta all’interrogazione con oggetto di domanda portata avanti da Salvatore De Meo, europarlamentare Fi-Ppe, membro Commissione Politiche Agricole, nonché da altri deputati italiani. La Commissione ha risposto che avrebbero pubblicato la richiesta. Si tratterebbe di procedure d’ufficio; allo stesso tempo però, la sola omonimia (totale o parziale) non è ritenuta motivo sufficiente per respingere una domanda di protezione.
L’intervista a Salvatore De Meo
“La questione ‘Prosek’ riapre un dibattito molto acceso: in passato la Croazia aveva già tentato questo percorso ma la Commissione non aveva nemmeno voluto aprire la procedura. Ho voluto condividere un’interrogazione insieme ad altri deputati italiani per fare in modo che questo tipo di percorso non andasse a incidere su quello che è uno dei prodotti più conosciuti al mondo, che tra l’altro ha ottenuto riconoscimenti proprio dall’Europa, il ‘Prosecco’.
So per certo che il Governo italiano ha già preso in esame il procedimento, e presenterà delle osservazioni motivando che questo tipo di menzione tradizionale non può essere una modalità per aggirare le norme rigorose che valgono per tutti i prodotti DOP. Noi come partito (FI) continueremo a fare questo lavoro, e siamo convinti nel sostenere la battaglia contro l’italian sounding. Soprattutto, anche rispetto a un’ipotesi che potrebbe penalizzare tutti i prodotti alimentari italiani. La dieta mediterranea è riconosciuta a livello mondiale dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ed è basata prevalentemente su alcune eccellenze fondamentali del Made in Italy. Queste ultime non possono essere penalizzate con un sistema di etichettatura fronte-pacco che non riconosce le identità territoriali.
Ci auguriamo che l’Europa voglia proteggere tutti i prodotti di origine controllata, altrimenti verrebbe meno uno dei suoi segni distintivi. Dobbiamo insistere perché anche le differenze alimentari degli Stati membri sono un valore aggiunto, e vanno tutelate. Su “Prosek” è battaglia aperta per evitare che questa procedura parallela vada a incidere negativamente su uno dei prodotti d’eccellenza italiani conosciuto e rinomato in tutto il mondo”.
La normativa europea parla chiaro. Secondo quanto sancito dall’articolo 103, paragrafo 2, lettera b) “Le DOP sono protette contro qualsiasi usurpazione, imitazione o evocazione, anche se la denominazione protetta è tradotta”. Se la commissione dovesse approvare la richiesta della Croazia, potrebbe inviare il pericoloso messaggio che la protezione delle DOP e delle indicazioni geografiche protette (IGP) nell’UE può essere facilmente aggirata attraverso regimi paralleli.
Fonte: romait.it