BRUXELLES - "Il potenziale sviluppo dei vini privati di alcol rappresenta un'importante opportunità di mercato per il settore vitivinicolo dell'Ue. La domanda dei consumatori di prodotti vitivinicoli con un tenore alcolometrico inferiore è aumentata notevolmente negli ultimi anni. Nella sua proposta di riforma della politica agricola comune (Pac) del 2018, la Commissione ha previsto di adeguare il quadro giuridico dell'Unione in materia di vino per includervi questi nuovi e promettenti prodotti. La proposta non contiene alcun riferimento all'aggiunta di acqua". È quanto riferisce la Commissione europea rispondendo a una interrogazione dell'europarlamentare di Forza Italia Antonio Tajani, e dai colleghi del Ppe, Isabella Adinolfi, Andrea Caroppo, Salvatore De Meo, Fulvio Martusciello, Giuseppe Milazzo, Aldo Patriciello e Massimiliano Salini.

"La decisione relativa alla suddetta proposta spetta al Parlamento europeo e al Consiglio. Di fatto, nelle discussioni in corso a livello di trilogo, il Parlamento europeo e il Consiglio hanno convenuto, fatto salvo l'esito dei negoziati generali, di considerare i vini de-alcolati e parzialmente de-alcolati come prodotti vitivinicoli, di esigere un'etichettatura specifica per tali prodotti e di consentire la de-alcolizzazione parziale dei vini a denominazione di origine protetta o indicazione geografica protetta. L'accordo provvisorio non permette l'aggiunta di acqua durante il processo di de-alcolizzazione".

Per Coldiretti, invece, "L'introduzione della dealcolazione parziale e totale come nuove pratiche enologiche, rappresenta un grosso rischio e un precedente pericolosissimo perché permette di chiamare ancora vino un prodotto in cui sono state del tutto compromesse le caratteristiche di naturalità per effetto di trattamento invasivo che interviene nel secolare processo di trasformazione dell'uva in mosto e quindi in vino".

Particolarmente grave, sottolinea Coldiretti, "è la decisione di considerare i vini de-alcolati e parzialmente de-alcolati come prodotti vitivinicoli e di consentire tale pratica anche per i vini a denominazione di origine protetta o indicazione geografica protetta. L' unica nota positiva - precisa - è che non sarà permessa l'aggiunta di acqua durante il processo di de-alcolizzazione. Resta il fatto che rischia di essere omologata al ribasso una produzione di eccellenza come il vino, di cui l'Italia e il principale produttore con 49,1 milioni di ettolitri e anche primo esportatore sia nei vini fermi che spumanti con un totale di 20,8 milioni di ettolitri davanti a Spagna e Francia".

Fonte: Ansa.it