On. Salvatore De Meo
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La Dnat è la delegazione del Parlamento europeo presso l’Assemblea parlamentare della Nato, che riunisce le delegazioni parlamentari dei 32 Paesi membri dell’Alleanza atlantica, e svolge, a un livello politico, funzioni di raccordo, discussione e confronto sulle questioni di difesa e sicurezza di competenza dell’organizzazione. A differenza di quelle nazionali, la Delegazione europea, come vie ne riportato nella pagina istituzionale, ha “uno status sui generis, che la rende qualcosa di più di un osservatore, e qualcosa di meno di un membro associato”. Il ruolo della delegazione europea è limitato, a differenza di quelle nazionali ad attività sostanzialmente di osservazione e consultive. I delegati partecipano ai lavori, possono intervenire e presentare documenti, ma non possono votare o presentare emendamenti.

Salvatore De Meo, esponente di Forza Italia ed eurodeputato del gruppo del Partito popolare europeo, a inizio ottobre ha assunto l’incarico di presidente della delegazione. Lo incontriamo nel suo ufficio a palazzo Altiero Spinelli, sede del Parlamento europeo a Bruxelles, per una conversazione su scenari e priorità del suo mandato.

UNA UE PIÙ PROTAGONISTA NELLA NATO

“Ho assunto questa presidenza in un momento strategico, che coincide con la scelta di lanciare una vera e propria politica di difesa e di sicurezza comune” osserva, manifestando l’intenzione di lavorare a un rafforzamento del ruolo della delegazione. “Ho già avuto modo di incontrare alcuni vertici dell’Assemblea parlamentare della Nato – riferisce – in particolare la segretaria generale Ruxandra Popa. Alla prossima riunione annuale dell’Assemblea a Montreal (il 22-25 novembre, Ndr) incontreremo il nuovo segretario generale della Nato Mark Rutte, con cui confermeremo la nostra intenzione di rafforzare ulteriormente il ruolo del Parlamento europeo e dell’Unione europea all’interno del patto atlantico, dove noi ci riconosciamo in maniera convinta. Crediamo però che questa fase ci imponga di superare alcune criticità che ci vedono come Unione europea all’interno del Patto atlantico in un modo minore rispetto ad altri partner importanti, mentre abbiamo tutte le condizioni per diventare protagonisti attivi, sempre più autonomi e indipendenti”.

La delegazione Nato è composta, per regolamento, da membri della sottocommissione Difesa e sicurezza (Sede) della commissione Esteri del Parlamento europeo. Un ulteriore fattore di rafforzamento dipenderà dal fatto, riferisce De Meo, che la Sede “è destinata a brevissimo, su decisione della Conferenza dei presidenti, a diventare commissione titolare. Di conseguenza anche la delegazione Nato collegata alla commissione Difesa diventerà sempre più strategica per poter riportare all’interno dei rapporti con l’Assemblea parlamentare della Nato quella che è la posizione dell’Unione europea”.

DIFESA E SICUREZZA NON SIGNIFICANO (SOLO) ARMAMENTI 

Uno degli obiettivi della delegazione europea, afferma, è “spiegare cos’è la Nato. Non sinonimo di guerra, ma di pace. È un patto che ha consentito ai Paesi aderenti di avere un ombrello di protezione e deterrenza nei confronti di altri soggetti interessati ad esercitare, eventualmente, qualsiasi forma di minaccia”. Ma evidenziare il ruolo di garanzia di un’ordine pacifico svolto dalla Nato è un lavoro che De Meo giudica “non semplice”, nello scenario attuale dei conflitti in Medio Oriente e Ucraina, che “hanno per così dire evidenziato il concetto di difesa per il tramite di quello del potenziamento degli armamenti”. Sotto questo profilo, riflette, “ è certo che la pace passa attraverso anche un concetto di difesa, ma che per noi è molto integrato con le attività diplomatiche, che vanno sempre più rafforzate”.

Da questo punto di vista, “la Nato deve saper svolgere questo ruolo non solo a protezione dei paesi membri, ma anche rispetto agli altri player mondiali”. C’è poi l’aspetto oggettivo della difesa che si esplica attraverso l’industria degli armamenti: ma questi, sottolinea De Meo, “devono essere disponibili soltanto per la difesa”. “Questo è il grande tema che ancora oggi si dibatte – afferma l’eurodeputato, proprio nei giorni della visita del presidente ucraino Volodymyr Zelensky al Parlamento europeo per presentare il suo ‘piano per la vittoria’ – se per esempio fornire armamenti all’Ucraina. Sì, ma solo e esclusivamente per quelle che sono le necessità di difesa che devono rimanere tali, perché non possiamo permettere che gli armamenti, tra l’altro dei paesi aderenti alla Nato, possano diventare strumento di offesa rispetto all’aggressione della Russia”.

LA SFIDA DI UNA POLITICA DI DIFESA COMUNE

Passando al tema delle “sfide strategiche” per l’Unione europea, De Meo sottolinea la centralità, in questa legislatura appena iniziata, della definizione di una politica di difesa comune e del dotarsi di strumenti di governance adeguati alla sua attuazione. “Credo che oltre alle scelte ambiziose che già la scorsa legislatura l’Unione europea ha messo al centro – parlo di transizione verde e transizione digitale, che in questa legislatura dobbiamo continuare a perseguire pur con un approccio pragmatico – non possiamo non vedere la costruzione di una politica di difesa”, afferma l’eurodeputato. Ma l’Unione della difesa “richiede anche un ripensamento della governance, che permetta all’Unione europea di essere in grado di reagire tempestivamente rispetto alla velocità con cui oggi alcuni scenari avvengono. Abbiamo avuto il Covid, due scenari di guerra che mai avremmo immaginato, non sappiamo che cosa ci riserva il futuro, quindi è necessario che la governance europea sia così strutturata in maniera da dimostrare una resilienza”.

De Meo, già presidente della commissione Affari costituzionali nella scorsa legislatura euroepa, auspica quindi “che la proposta di riforma dei trattati vada avanti, perché ci sono alcune regole che devono essere riviste, così come bisogna, anche sulla base del rapporto Draghi, capire che tutte le sfide che stiamo immaginando, senza coperture finanziarie vengono ovviamente compromesse nell’attuazione”. Quindi, superamento dell’unanimità e debito comune? “Forza Italia si è espressa a favore della proposta di riforma di riforma dei trattati per il superamento dell’unanimità. Quantomeno siamo convinti che bisogna aprire una discussione e capire anche le criticità e le resistenze di alcuni paesi, soprattutto quelli piccoli. Siamo altrettanto convinti sul debito comune: al di là del rapporto Draghi, con Forza Italia, nel 2021 e nel 2022 a firma di tutta la delegazione, in primis Berlusconi e Tajani, abbiamo posto il tema del debito comune. Il debito comune non significa ovviamente leggerezza e allegria nei conti, ma significa capire in che modo utilizzare il debito cosiddetto buono per investimenti e per far sì che si rafforzi la competitività e l’autonomia strategica dell’Unione europea”.