Nel corso dell’estate e, ancora di più, in queste ultime settimane il dibattito politico si è concentrato sulla proposta di Forza Italia di arrivare ad una revisione delle norme sulla cittadinanza sulla base del principio dello ius scholae.
A riguardo, Forza Italia, che si è sempre posta come obiettivo un Paese inclusivo e mai divisivo dove le diversità sono motivo di crescita culturale e sociale e mai di regresso, ha una proposta chiara e concreta che intende presentare agli alleati di Governo prima del suo deposito alla Camera. La proposta intende riconoscere la cittadinanza ai minori stranieri che abbiano completato un ciclo di studi di 10 anni.
Il testo prevedrebbe anche una restrizione a due generazioni, quindi al massimo ai nonni, per la possibilità di acquisire la cittadinanza per “ius sanguinis”. A coloro che su questa proposta si stanno opponendo, ancor prima di leggerla, suggerisco di farsi un giro nelle scuole, negli oratori, nelle associazioni sportive e culturali di ogni città o piccolo comune per rendersi conto di come sia necessario rivedere l’attuale normativa e considerare nuovi parametri per riconoscere la cittadinanza a chi ha fatto o farà un reale percorso di integrazione ed identità nazionale.
Allo stesso tempo, rispetto al tentativo del centrosinistra di voler spaccare la maggioranza di Governo con la presentazione di un emendamento in merito nell’ambito della discussione sul Decreto sicurezza, faccio presente che il tema è troppo serio per finire tra le polemiche politiche dei diversi schieramenti o ridotto a un semplice emendamento ed è per questo che serve una proposta di riforma della cittadinanza più organica che tenga conto delle diverse sensibilità e, soprattutto, prenda atto della realtà.