A tu per tu con l’europarlamentare uscente di FI. «Necessarie riforme che diano potere legislativo al parlamento»

Profilo moderato, una lunga esperienza da sindaco a Fondi, capacità di mediazione riconosciuta anche dagli avversari, Salvatore De Meo è senza alcun dubbio il nome più importante che Forza Italia schiera alle elezioni europee dopo il vicepremier Antonio Tajani. Cinque anni fa De Meo si faceva largo in una competizione complessa come quella del voto per l’Europa. Oggi si ripresenta forte di una statura costruita con il lavoro e la costanza.

Onorevole De Meo, cinque anni fa la prima elezione all’europarlamento. Cosa c’è di diverso in questa campagna elettorale in cui cerca la conferma?
«Una campagna elettorale completamente diversa. Cinque anni fa la mia era una candidatura di servizio, come valore aggiunto per il partito. Oggi la condizione è diversa, c’è una consapevolezza diversa. Noi di Forza Italia ci presentiamo come la forza della rassicurazione, della moderazione. Credo sia anche merito della linea del nostro segretario Antonio Tajani. Penso che questa sia la vera forza del nostro partito in questa competizione: siamo un punto di riferimento per i moderati».

Le prime cose che dovrà fare l’Europarlamento dopo queste elezioni?
«Bisogna dare continuità alle linee programmatiche della precedente legislatura, ma farlo con un approccio di buon senso e credibilità. Lo dico in merito alle politiche green, su cui tutti siamo d’accordo negli obiettivi ma bisogna anche saperle declinare bene per non farle pesare sui cittadini. Inoltre, bisognerà affrontare i problemi più importanti. Sono stato presidente della commissione Affari costituzionali dove abbiamo illustrato la necessità di rivedere alcune regole soprattutto rispetto alla politica estera e alla difesa comune».

Lei in queste settimane ha puntato molto sul tema dell’ambiente e dell’agricoltura. In cosa va corretto l’atteggiamento dell’Europa su questi argomenti?
«La parola d’ordine è pragmatismo, dopo la pandemia e scenari di guerra che rendono il quadro ancora incerto, si deve puntare su politiche ambientali e di sostenibilità sociale ed economica, solo così garantiremo la competitività del nostro sistema. Questo non significa fare un passo indietro, ma continuare in maniera concreta e credibile in un percorso che sia più vicino ai nostri agricoltori. Su molte cose serve buon senso».

L’Ue necessita di riforme. Quali sono a suo avviso quelle non più rinviabili.
«Le riforme necessarie sono state tracciate in un documento nel novembre 2023. Io non nascondo di essere favorevole ad aprire una fase costituente per riorganizzare questa governance, iniziando da un parlamento che, in quanto espressione diretta di un popolo, possa essere più incisivo. Ritengo necessario che i parlamentari abbiano la possibilità di incidere sulla fase legislativa, cosa che oggi non accade in quanto si interviene solo su quello che propone la commissione. Poi, come ho detto prima, bisogna iniziare a ragionare di una politica estera comune per l’Unione europea».

Queste Europee sono anche un test a livello di politica nazionale, non possiamo nascondercelo. In Italia le vediamo come elezioni di mid term. E’ così?
«Purtroppo sì. E la cosa non mi piace. Perché i temi veri del confronto europeo passano in secondo piano e ci si concentra sui temi nazionali. Questo porta i cittadini lontano dall’Europa. Bisogna rimettere sul tavolo i temi europei: architettura finanziaria, risorse, politica industriale, difesa comune».

A livello locale ci sono state molte tensioni, soprattutto nei rapporti con la Lega. Servirà un rimpasto in Regione Lazio?
«Guardi non mi appassiona questa competizione interna. Io mi sto concentrando sugli elettori, perché noto una grande incertezza e un disinteresse verso la competizione europea. Per questo sto lanciando un appello ai moderati, che spesso sono i più incerti o indecisi: noi di Forza Italia siamo l’unico partito che può rappresentare l’Italia, unico partito che porterà avanti le trattative per politiche strategiche, ambientali, gli schemi nazionali sono diversi da quelli europei».

In che senso?
«Non si può parlare di replicare l’alleanza italiana in Europa perché in Europa non esistono maggioranza e opposizione. Esistono delle famiglie europee che rendono complesso questo tipo di ragionamento. Si viene eletti in Italia ma poi si confluisce in altri soggetti e a quel punto possono cambiare molte cose, politicamente parlando».

Perché un elettore di Latina o Frosinone dovrebbe scegliere Salvatore De Meo e Forza Italia?
«Per quello che rappresento e per quello che ho costruito in questi cinque anni e nella mia precedente storia politica. Perché io propongo un’Europa moderata, pragmatica, un’Europa concreta, vicina ed espressione dei territori. Chi viene eletto in Europa, in qualunque collegio, non rappresenta la sua provincia o la sua città, ma l’Italia intera».