A Bologna incontro fra le realtà del settore, gli europarlamentari De Meo, Fidanza e Borchia ed il sottosegretario Bitonci che sottolinea: “L’Europa dia una mano alle nostre imprese” L'esponente di Fi: "Ci hanno detto per anni che il riciclo era la strada giusta, ora invece parlano di riuso". Bergaglio (Unionplast): "A rischio migliaia di posti di lavoro”
È un fronte unico e compatto quello che a Bologna ha ribadito l’obiettivo di modificare l’approccio da cui si è partiti nel redigere il regolamento europeo sugli imballaggi (Ppwr) e l’importanza di prevedere una normativa europea sul packaging alimentare che sia equilibrata, consapevole, basata su elementi e studi scientifici.
Uno schieramento composto dalle filiere interessate, dagli europarlamentari italiani direttamente impegnati sul tema e dal Governo. Erano infatti presenti oggi a Bologna, in occasione dell’incontro “Ppwr: quale impatto sul packaging per alimenti?” organizzato da Profood, il gruppo di Confindustria ~ Federazione Gomma Plastica che raccoglie alcuni fra i principali produttori italiani di stoviglie ed imballaggi monouso per l’industria agroalimentare rappresentanti oltre il 70 percento della produzione italiana, il sottosegretario al Ministero delle Imprese e del Made in Italy Massimo Bitonci, gli europarlamentari Salvatore De Meo, Carlo Fidanza e Paolo Borchia, oltre a numerosi rappresentanti delle filiere interessate.
Riciclo eccellenza italiana da tutelare
“Gli obiettivi di base del Ppwr sono certamente condivisibili - ha dichiarato Marco Omboni, consigliere di Profood - ma è assolutamente necessario esprimere le diffuse preoccupazioni sulle conseguenze del testo originale che non va nella direzione corretta per il raggiungimento degli obiettivi.
Confidiamo che gli europarlamentari chiamati a modificare il testo lo rendano maggiormente aderente alla realtà con scelte fatte sulla base di evidenze scientifiche e non meramente ideologiche.
Del resto, il nostro Paese ha fatto, in ossequio a quanto prescritto dall’Europa, risultati eccezionali sulla filiera del riciclo, mentre con la proposta di Bruxelles si sterza bruscamente verso il riutilizzo senza tenere in considerazione elementi come igienicità, tracciabilità, spreco alimentare, conservazione di un prodotto che, specialmente nell’ortofrutta, ne risentirebbe molto.
Il Ppwr se non modificato rischia di innescare un effetto domino disastroso: i produttori agricoli dovrebbero rivoluzionare i loro metodi di raccolta e conservazione, la logistica in generale si troverebbe prodotti con una durata media minore, condizionata dall'assenza della protezione data dagli imballaggi, mentre la Grande distriuzione organizzata dovrebbe passare da una gestione equilibrata dell’offerta sfuso-confezionato a uno sfuso generalizzato, con l'aumento di scarti e intollerabili sprechi alimentari.
E alla fine a rimetterci sarebbe il consumatore, a cui arriverebbe un prodotto più scadente, più costoso, e anche meno sicuro dal punto di vista igienico. Tutto questo senza raggiungere assolutamente nessun miglioramento ambientale”.
Rischio licenziamenti nel settore
Se il regolamento Ppwr non venisse modificato, tra le ripercussioni ci potrebbero essere migliaia di licenziamenti nel settore. “Siamo molto preoccupati per la nostra filiera, ma anche per quelle che sono a valle e utilizzano i nostri prodotti”, spiega Marco Bergaglio, presidente di Unionplast.
“Si tratta di 50000 impiegati e 4000 imprese, con un moltiplicatore sul Pil di 3,2 euro. L’imballaggio su questi numeri vale il 40 percento, quando leggiamo nella proposta della commissione che si vuole far calare ogni cinque anni il 5 per cento di questi numeri, capiamo quanto sono grandi i rischi su questa filiera: dovremmo mandare a casa il 15 percento dei lavoratori”.
In attesa del voto in commissione Ambiente del Parlamento Ue in merito al regolamento sugli imballaggi previsto per il 23-24 ottobre, con possibile arrivo in plenaria durante la seconda sessione di novembre, l’incontro di stamane è stato una sorta di “Stati generali” e ha fatto emergere ancora una volta la posizione di assoluto buonsenso del settore, supportata dal Governo e dalle varie forze politiche.
Una posizione che, come sottolineato da Carlo Fidanza, raccoglie trasversalmente gli europarlamentari italiani: “Alcuni colleghi dell’altro lato della barricata, come la collega Patrizia Toia, hanno fatto un ottimo lavoro su questo regolamento nella commissione Industria. Occorre però un po’ di sano lobbying su di loro perché votino nell’interesse del nostro Paese”.
Prossimo obiettivo sarà trovare altri Stati come alleati nella discussione che si terrà negli organi comunitari con rappresentanti governativi.
“C’è una spaccatura tra Paesi produttori e importatori, con i secondi più liberali e i primi che vogliono regole più stringenti”, spiega Paolo Borchia.
“Legiferare in maniera univoca per 27 Paesi non è semplice. Questa proposta di regolamento, dal punto di vista della Commissione stessa, nasce male.
L’Italia non è sola a protestare, sia nel Parlamento, sia nel Consiglio. Bisogna trovare una posizione di sintesi con gli altri Paesi che condividono i nostri interessi”.
Non si può cambiare rotta all'improvviso
“Oggi è la giornata di sensibilizzazione contro lo spreco alimentare, un’ottima occasione per ricordare quanto il packaging sia importante in questa battaglia”, ha voluto sottolineare Andrea Campelli, direttore comunicazione e Relazioni Esterne di Corepla.
“Il regolamento sembra una norma anti-plastica, che non considera i benefici igienici, di trasporto e distribuzione che ha del packaging. Della raccolta differenziata ed eventuali obblighi non c’è alcuna menzione.
Si tratta di una pratica che l’Italia ha dimostrato essere molto efficiente, ci stupisce che nel voler affrontare il problema complessivo dell’inquinamento, che come filiera noi vogliamo contrastare attivamente, non si consideri quanto la raccolta differenziata pesi nel raggiungimento degli obiettivi.
Corepla avvia a riciclo circa 1,5 milioni di tonnellate ogni anno, un numero in crescita da 25 anni: tutto questo sistema virtuoso verrebbe vanificato da questo regolamento, cui il sistema Italia, per una volta, sta rispondendo compatto”.
Un discorso rilanciato anche da Salvatore De Meo: “L’Europa non può cambiare rotta così all’improvviso. Ci hanno detto per anni che il riciclo era la strada giusta, ora invece parlano di riuso.
Siamo convinti che il packaging abbia la sua importanza e non debba essere demonizzato: così si mette in difficoltà il sistema produttivo europeo. È importante che i consumatori prendano posizione o le nostre abitudini saranno completamente stravolte”.
A conclusione dell’evento è intervenuto Massimo Bitonci, sottosegretario al Ministero delle Imprese e del Made in Italy: “L’Europa purtroppo quando interviene nei singoli settori non dà una mano alle nostre imprese, ma complica loro la vita.
Gli operatori del packaging italiani sono un’eccellenza europea, soprattutto nel riciclo, dove si sono già ampiamente raggiunti gli obiettivi comunitari. Se l’Europa improvvisamente vira verso il riuso, seguendo le istanze dei Paesi nord europei, vengono a galla tutte le contraddizioni del sistema europeo.
I temi che possono contrastare questa versione del regolamento, propugnati dal nostro parlamento e successivamente dal nostro governo, sono quello della neutralità, quello del compostabile e quello dell’igiene.
Ci potrebbero essere inoltre altre conseguenze legate al riuso, che comporterebbe costi maggiori, maggiore produzione di scarti e di anidride carbonica secondo le analisi che hanno fatto le Commissioni a livello parlamentare”.
Fonte: cuoreeconomico.com