Durante i lavori della plenaria a Strasburgo sono intervenuto per sottolineare l’importanza di prevedere nuove norme in tema di diritti elettorali per i cittadini mobili dell’Unione europea.
Ho condiviso e sostenuto il testo proposto dal collega Boeslager perché credo necessario rafforzare le azioni per favorire il diritto di voto e di eleggibilità, nelle elezioni europee e comunali, dei cittadini europei che risiedono in uno Stato membro di cui non sono cittadini. Questo significa sostenere e tutelare i principi fondanti dell’Europa, riducendo le discriminazioni e rafforzando la coesione, sociale e territoriale tra i Paesi dell'UE. Sono oltre 12 milioni, infatti, i cittadini europei che vivono e sono residenti, anche in via temporanea, per lavoro o per studio, in uno Stato diverso da quello di origine e che purtroppo non sono adeguatamente garantiti nell’esercizio dei loro diritti elettorali.
È ancora molto bassa la loro affluenza alle urne rispetto ai cittadini nazionali, ma è ancora più bassa la percentuale di coloro che decidono di candidarsi in un Paese diverso da quello di origine. In realtà, questi cittadini rappresentano quella mobilità sociale tanto auspicata per rafforzare il progetto di integrazione europea ed è per questo che il Parlamento si è espresso in modo chiaro affinché siano facilitati sia a candidarsi che a poter votare. La partecipazione alla vita politica è il presupposto fondativo di ogni democrazia e le nuove norme proposte dall’Europa intendono proprio promuovere un'Unione sempre più vicina ai suoi cittadini fornendo anche un effetto di "europeizzazione" per cambiare il modo in cui gli stessi cittadini vedono la democrazia, rafforzandone il sentimento di appartenenza e combattendo quello che, a mio avviso, come possiamo constatare in questi giorni, è il vero nemico che abbiamo: l’astensionismo.