La proposta di revisione della Direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia, presentata dalla Commissione europea per allineare la normativa dell’Unione in materia di clima ed energia all’obiettivo della riduzione delle emissioni nette di gas ad effetto serra di almeno il 55% entro il 2030, nella prospettiva del conseguimento della neutralità climatica entro il 2050, porterebbe ad obblighi stringenti non solo per gli edifici di nuova costruzione ma anche per quelli già esistenti per i quali esistono oggettive difficoltà sulla tempistica.
La proposta per le “case green” prevedrebbe una doppia scadenza: l’obbligo di passaggio alla classe energetica E entro il 2030, e, successivamente, prima del 2033, il passaggio alla classe D. Come ha avuto già modo di ribadire in più occasioni il Presidente Berlusconi, per noi di Forza Italia, pur condividendo gli obiettivi di sostenibilità ambientale, la casa è sacra così come abbiamo a cuore il lavoro degli imprenditori italiani ed europei. Per questo motivo la nostra delegazione a Bruxelles, anche all’interno del Gruppo del Partito popolare europeo, è fortemente impegnata affinché si realizzi una proposta che tuteli l’ambiente, ma non a discapito di cittadini e imprenditori che, da un momento all’altro, sarebbero obbligati ad affrontare, con tempi e costi irragionevoli, dei lavori sostanziali di riqualificazione delle loro abitazioni.
Il parco immobili del nostro Paese è, in media, più vecchio di quello europeo: circa il 60% degli edifici italiani si trova oggi in fascia energetica F o G. Questo significherebbe, qualora la proposta di direttiva venisse approvata così com’è, importanti lavori di ristrutturazione su più della metà dei condomini italiani, da qui al 2033, con evidenti ed oggettive difficoltà anche nel reperimento delle materie prime. Inoltre, determinerebbe una distorsione del mercato così come già avvenuto nell’applicazione del superbonus edilizio.
Non possiamo non evidenziare come gran parte del nostro patrimonio edilizio sia rappresentato da edifici e centri storici tutelati per i quali alcuni interventi risulterebbero impattanti e costosi oltre a richiedere procedure lunghe e complesse per l’attuale normativa vigente. Per questo, già dal prossimo 9 febbraio, durante la riunione della Commissione per l'industria, la ricerca e l'energia, sosterremo con forza gli emendamenti già presentati per evitare, soprattutto, il diktat imposto dal testo sulla perentorietà delle scadenze entro le quali bisogna eseguire i lavori. È importante preoccuparsi della salute dell’ambiente tanto quanto è importante preoccuparsi delle tasche dei cittadini europei.