
Il 28 marzo il Consiglio dei Ministri ha approvato all’unanimità il "pacchetto cittadinanza", un insieme di misure proposte dal Ministero degli Affari Esteri, Antonio Tajani, per riformare la legge sulla cittadinanza "ius sanguinis". L'obiettivo è valorizzare il legame reale tra l'Italia e i cittadini all'estero ponendo limiti per evitare abusi e la "commercializzazione" dei passaporti italiani, come purtroppo registrato in passato.
La cittadinanza italiana non è in vendita: essere italiani significa avere un legame autentico con il Paese. Le vecchie norme consentivano a chiunque dimostrasse di avere un antenato nato in Italia a partire dal 1800 di diventare cittadino. Questa grande finestra temporale ha favorito nel corso degli anni la nascita di un vero e proprio business da parte di alcuni soggetti intermediari o agenzie che ricostruivano, anche fittiziamente e con sconti accattivanti e promozionali, il legame anagrafico tra un presunto antenato italiano con il soggetto richiedente la cittadinanza. Moltissimi sono stati i casi fraudolenti scoperti e addirittura è stata revocata la nazionalità a cinque membri di Hezbollah che avevano ottenuto documenti grazie a false discendenze tramite intermediari.
I provvedimenti adottati segnano un cambio di passo importante: la cittadinanza italiana è una cosa seria, non un titolo ottenibile con scorciatoie o legami dubbi con l'Italia. Limitare il riconoscimento a chi ha almeno un genitore o un nonno nato in Italia è una misura necessaria per contrastare un sistema opaco che negli anni ha generato migliaia di concessioni basate su documenti falsi e veri e propri business.
Con queste nuove regole, oltre ad allinearci agli standard di altri Paesi europei, alcuni dei quali applicano criteri ancora più restrittivi, si valorizza e rafforza il legame effettivo con l'Italia, si alleggerisce il carico burocratico su piccoli comuni e tribunali, sommersi da richieste e ricorsi, e si garantisce maggiore efficienza ai consolati che, grazie all'istituzione di un ufficio centralizzato presso la Farnesina, potranno occuparsi esclusivamente dei servizi per i cittadini italiani all'estero.
La riforma si sviluppa in due fasi: la Fase 1 (decreto-legge immediato) stabilisce che gli italo-discendenti nati all’estero otterranno automaticamente la cittadinanza solo per due generazioni, ossia se hanno almeno un genitore o un nonno nato in Italia. La Fase 2 (riforma organica con due disegni di legge) prevede che chi nasce e risiede all’estero dovrà mantenere un legame effettivo con l’Italia, esercitando diritti e doveri almeno una volta ogni 25 anni. Inoltre, il riconoscimento della cittadinanza passerà dai consolati a un ufficio centralizzato presso la Farnesina, con un periodo di transizione di circa un anno.
Questo è il primo tassello di una riforma che Forza Italia intende completare anche con lo "Ius Italiae", ossia concedere la cittadinanza ai tantissimi ragazzi che frequentano per almeno dieci anni la scuola italiana e sicuramente sono integrati e si riconoscono nei valori e principi della nostra nazione.