
L’obiettivo principale del piano UE sull’auto è affrontare le sfide sistemiche del settore automobilistico, che genera il 7-8% del PIL del continente e dà lavoro direttamente a 13 milioni di persone, ma è sempre più in crisi con il passaggio all’elettrico e la competizione di Cina e Stati Uniti. Sfide che sono approcciate senza rinunciare al rispetto degli obiettivi climatici. Il piano presentato lo scorso 5 marzo dalla Commissione Europea per il settore automotive non modifica lo stop ai motori a combustione dal 2035. L'anticipo al 2025 della revisione del regolamento UE sulle emissioni di CO2 è un primo segnale positivo che può offrire maggiore chiarezza agli operatori, ma è fondamentale che tale revisione tenga conto della realtà del settore e della crisi che sta attraversando.
Ciò che mi preme ribadire con forza, infatti, è che la transizione non può avvenire imponendo scadenze irrealistiche che comprometterebbero la competitività del nostro sistema produttivo. Il Partito Popolare Europeo ha già sottolineato la necessità di riconsiderare il divieto ai motori termici dal 2035, affinché la transizione non diventi un freno alla crescita economica e all'occupazione.
Durante il convegno di Torino del 29 marzo, promosso da Forza Italia e intitolato "Il futuro dell’automotive passa da qui: per non essere solo museo", è stata ribadita la necessità di una transizione giusta nel settore automobilistico. Abbiamo confermato la nostra opposizione a un’agenda green estrema e ideologica, che penalizza cittadini e imprese, e sottolineato l’urgenza di sostenere il sistema imprenditoriale italiano in questa fase di cambiamento. È emersa, inoltre, la necessità di un confronto tra istituzioni, imprese e mondo accademico per affrontare le sfide legate all’elettrificazione, all’innovazione tecnologica e alla sostenibilità, rivedendo la scelta unica sull’elettrico.
La transizione deve essere graduale e non dettata da un'ideologia ambientalista estrema che rischia di danneggiare un settore strategico per il nostro Paese e per l'intera Europa. Serve un'Europa flessibile, capace di adattarsi al contesto attuale, segnato da una profonda crisi economica e dai conflitti in corso: è necessario adottare misure sostenibili e realistiche. La transizione ecologica non può trasformarsi in una condanna economica senza tener conto delle reali capacità produttive e tecnologiche del nostro continente.
In questo contesto, l'annuncio del presidente Trump, riguardante l'imposizione di dazi del 25% sulle auto importate negli USA, rappresenta un atto ingiusto nei confronti dell'Unione Europea e dell'Italia. Parallelamente, il rinvio della proposta di revisione promessa dalla presidente von der Leyen "entro fine marzo" – parte centrale del piano Ue per l'automotive presentato il 5 marzo – ritarda le misure volte a garantire maggiore flessibilità alle case automobilistiche sui target da raggiungere già quest'anno.
È il momento di reagire con lucidità e forza, senza cadere nella trappola di una guerra commerciale che danneggerebbe tutti. Come ha giustamente sottolineato il ministro Antonio Tajani, servono nervi saldi e una strategia intelligente. L'unica via percorribile è quella della diplomazia. Non possiamo permetterci reazioni emotive o dannose per i nostri stessi interessi.
L'Europa deve restare unita, parlare con una sola voce e sostenere una linea ferma, ma costruttiva. Forza Italia continuerà a lavorare per difendere le eccellenze italiane, le imprese e i lavoratori, e garantire che il dialogo con gli Stati Uniti resti aperto, ma senza subire imposizioni unilaterali.