On. Salvatore De Meo
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Presidente della Commissione affari costituzionali, si ricandida nel Centro Italia: «Le maggioranze si formano in base ai risultati, Berlusconi nel simbolo? Forza Italia è lui». E sul premierato: «l’ha sempre voluto»

Salvatore De Meo, ex sindaco di Fondi con un passato da dirigente nel settore agroalimentare, siede al Parlamento Europeo dal 2020 dove è presidente della Commissione affari costituzionali e membro della Commissione Agri. Si ricandida nel Centro Italia.

Nella vostra campagna elettorale il nome del presidente Berlusconi è presente nei simboli di partito, malgrado l’ex premier sia scomparso. Perché questa scelta? 

Perché Forza Italia è Berlusconi e nessuno lo può negare o dimenticare. Per noi è stata una scelta naturale, all’insegna della continuità e della volontà di rafforzare i valori per cui si è sempre battuto. Berlusconi è stato un grande leader e il suo nome è destinato a restare nella storia. A chi non piace, se ne faccia una ragione.

Secondo lei perché con gli alleati del centrodestra in Europa si fatica a trovare una convergenza? In particolare, con Identità e Democrazia Forza Italia ha evidenziato una grande distanza

Forza Italia è sempre stato un partito convintamente europeista ed in quanto tale ha aderito al Partito Popolare europeo, la più grande ed importante famiglia politica, con cui poter essere determinanti nella definizione delle politiche europee. Per questo votare Forza Italia significa esprimere un voto utile per dare più forza all’Italia in Europa. Purtroppo, i nostri alleati del centro destra italiano aderiscono a famiglie politiche diverse dal PPE e, nel caso di Identità e Democrazia, non possiamo non rilevare le sostanziali differenze con alcuni loro gruppi politici.

È da escludere una maggioranza con Le Pen anche se fosse l’unica strada per sottrarre l’Europa alla sinistra?

Io credo che non si tratti semplicemente di dividere il panorama politico europeo in destra e sinistra e soprattutto si sbaglia a voler riproporre a tutti i costi lo schema nazionale sul piano europeo. L’Europa è il luogo della condivisione e non della divisione. Ci sono regole elettorali diverse che vanno anche spiegate agli elettori per orientare in modo corretto ed utile il proprio voto, altrimenti si continua ad utilizzare il voto europeo per misurare la forza politica nazionale, magari rivendicando una vittoria nazionale che non corrisponde a quella europea perché si fa parte di una famiglia politica minoritaria o comunque lontana da quelle che formano la maggioranza. Ogni patto concorre da solo, è un sistema proporzionale puro, quindi le maggioranze si formano solo in base ai risultati elettorali conseguiti. 

Fdi ha il premierato, la lega l’autonomia. Per Forza Italia qual è la battaglia prioritaria al momento?

Se si dovesse essere puntigliosi quella del premierato è una riforma che ha da sempre voluto il Presidente Berlusconi. Ma a mio parere le proposte e le battaglie non sono dei singoli partiti, ma delle alleanze. Ecco perché, a livello nazionale, facciamo parte di una coalizione di governo con cui condividiamo le scelte che abbiamo indicato agli elettori al momento del voto. La nostra storia ci impone di mettere la persona e le sue libertà al centro delle nostre politiche, motivo per cui Forza Italia agisce concretamente su settori chiave quali la sicurezza, la salute, l’efficienza della pubblica amministrazione e la fiscalità. Sin dal 1994, Forza Italia continua a lavorare per una fiscalità giusta verso le famiglie, agevolando chi vuole fare impresa e semplificando gli adempimenti burocratici, proteggendo gli italiani da forme di accanimento fiscale come nel caso della sugar e plastic tax, bloccate dal buon operato dei nostri parlamentari di Forza Italia.

Lei è presidente della commissione affari costituzionali al parlamento europeo, quali sono le riforme di cui avrebbe bisogno oggi l’Europa?

Io credo sia necessario proseguire con la riforma dei trattati, già approvata dal Parlamento alla fine del 2023, e rivedere alcune regole che hanno fortemente impedito all’Europa di esprimere le sue potenzialità. Mi riferisco al diritto di veto, alla mancanza del diritto di iniziativa legislativa del Parlamento e alle nuove competenze, ad esempio una politica estera e di difesa comune con cui l’Europa possa affermarsi come protagonista a livello globale. Solo cambiando alcune regole dei Trattati si potrà favorire un’Europa forte e credibile sia nei confronti dei cittadini che nei confronti degli altri attori mondiali.