L’Unione europea è stata la prima istituzione sovranazionale ha dotarsi di un piano concreto in materia di sostenibilità ambientale: nel 2019, infatti, la Commissione europea ha presentato il “Green Deal”, l’iniziativa principale per raggiungere gli obiettivi dell'Accordo di Parigi sul clima con l’intento di rendere l'Europa il primo continente a zero emissioni nette entro il 2050.
Per sostenere l'attuazione del Green Deal, l'Europa si è impegnata a mobilitare investimenti pubblici e privati nonché a creare strumenti finanziari che possano trasformare l'economia europea in un'economia sostenibile promuovendo la transizione verso una società a basse emissioni di carbonio. Questa strategia ambiziosa interessa in particolar modo l’agricoltura, e proprio al Parlamento europeo, in Commissione agricoltura, della quale sono membro, stiamo lavorando per avere norme che tendano a ridurre l’inquinamento ed il cambiamento climatico, ma senza danneggiare le già precarie condizioni del settore agricolo italiano ed europeo.
Una buona notizia è arrivata dalla nuova Politica Agricola Comune che ha previsto un investimento di 387 miliardi di euro per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità ambientale e climatica concordati. Il pacchetto legislativo europeo "Fit for 55", invece, punta a ridurre del 55% le emissioni di gas serra entro il 2030. Tuttavia, l'obiettivo del 50% di riduzione dell'uso di fitofarmaci entro il 2030 è considerato irrealistico e non fattibile senza considerare gli sforzi degli agricoltori e gli studi di impatto.
C’è necessità, infatti, di tempi più lunghi, strumenti alternativi e di eliminare l'importazione di prodotti con fitofarmaci vietati in Europa, ma anche togliere gli allevamenti bovini dagli obblighi sulle emissioni industriali escludendo l'idea di qualcuno che eliminare la carne salverebbe il pianeta. L'agricoltura è responsabile solo di una parte delle emissioni di gas serra.
La carenza idrica, inoltre, è diventata un problema gravoso, specialmente per il settore agricolo, con siccità e alluvioni che rappresentano entrambe le due facce della crisi climatica. È fondamentale che l’Europa abbia una strategia adeguata per proteggere gli Stati membri dai repentini cambiamenti climatici.
Sono fortemente convinto che, in questo contesto storico, sia essenziale adottare politiche pragmatiche che mettano al centro i cittadini e le imprese, evitando approcci ideologici.