Le buste di insalata ed il vetro delle bottiglie per il vino sono salve (per il momento). La commissione Agricoltura dell’Europarlamento ha approvato il suo parere sul regolamento imballaggi, cancellando le previste restrizioni per gli imballaggi monouso per alimenti e bevande riempiti e consumati all’interno dei locali e degli obblighi di riutilizzo.
Da Bruxelles gli europarlamentari italiani esprimono soddisfazione.
“Nessun divieto per gli imballaggi dell’ortofrutta sotto un chilo e mezzo o irrealistici target per il riuso e la ricarica delle bottiglie di vino”, commenta Salvatore De Meo (Fi – Gruppo Ppe), relatore del parere.
“Abbiamo garantito la protezione delle nostre eccellenze alimentari, del Made in Italy e di tutti i prodotti ad indicazioni geografiche – prosegue il componente della commissione Agricoltura – in questo modo scongiuriamo l’aumento degli sprechi alimentari e tuteliamo i consumatori. Ora lavorerò duramente con tutti i colleghi del Gruppo Ppe per far sì che la nostra posizione sia accolta dalla Commissione Ambiente, responsabile per questa proposta”. Il voto in commissione Ambiente è previsto per settembre”.
Regolamento imballaggi, in UE la battaglia è tra riciclo/riuso e plastica/carta
In Europa si sta portando avanti da novembre una proposta di regolamento che mira a cambiare approccio nel modo di imballare, conservare e distribuire i prodotti alimentari e le bevande.
Le dinamiche (e le pressioni) in campo tra forze politiche, lobbies e associazioni ambientaliste portano con sé uno strascico ideologico di non poco conto che inerisce due contrapposizioni: riciclo o riuso? Carta o plastica?
La prima diatesi riguarda le due posizioni tra chi punta sul perfezionamento del sistema di riciclo e chi invece punta sul riuso. Gli operatori della filiera agroalimentare si erano espressi contrariamente in merito a questa proposta del regolamento europeo che prevedeva (nella sua bozza iniziale) che dal 1° gennaio 2030 ci fosse l’obbligo del riuso: ciò significa che su 100 bottiglie immesse nel mercato europeo da 5 a 10 bottiglie dovessero essere riutilizzabili. L’azienda avrebbe avuto l’obbligo di contribuire alla realizzazione e mantenimento di un processo che raccoglie, lava, sanifica e riconsegna le bottiglie agli utilizzatori. Di fatto si affiancava al riciclo (che oggi l’Italia ha portato oltre l’80 rispetto all’obiettivo del 70 fissato a livello europeo) anche il riuso. Tuttavia studi universitari hanno dimostrato che il riuso ha performance ambientali migliori del riciclo solo entro brevi distanza (non più di 175-200 km). Chiaramente i nostri produttori sono ancora sul piede di guerra: come si fa col vino che è un prodotto vocato all’estero? Nella proposta originaria di Bruxelles, i target prevedevano che il 20% delle vendite di bevande da asporto doveva essere fornito in imballaggi riutilizzabili o ricaricabili entro il 2030, percentuale che sarebbe salita all’80% nel 2040. Per il cibo da asporto, l’obbligo di packaging riutilizzabile sarebbe stato, invece, del 10% al 2030 e del 40% al 2040. La Commissione Ambiente suggeriva, poi, di spostare l’obbligo di ricarica (re-fill) dal produttore al distributore, sul modello di Spagna e Austria che prevedono obiettivi di riutilizzo obbligatori solo per il distributore finale e obiettivi indicativi per il produttore.
La seconda battaglia si gioca nella preferenza tra plastica e carta. La Commissione Ambiente dell’Europarlamento proponeva l’introduzione di nuovi target di riduzione specifici per gli imballaggi in plastica pro capite, in aggiunta a quelli che dovrebbero valere per tutti i packaging. Diverse le critiche rispetto alle riduzioni del 10% entro il 2030 (rispetto ai livelli del 2018), del 15% entro il 2035 e del 20% entro il 2040. Anche in questo caso è netto contrasto tra gli europarlamentari che suggerivano di ‘trattare diversamente’ carta e plastica, mentre altri (come il parlamentare di Renew Pascal Canfin) mettevano in guardia contro l’eccessivo affidamento sulla carta. A riguardo, in audizione in Parlamento sul regolamento, Greenpeace Italia ha recentemente ricordato che tre miliardi di alberi vengono abbattuti in tutto il mondo per soddisfare la crescente domanda di imballaggi di carta. Secondo i dati Eurostat, nel 2020, nell’Ue sono stati prodotti 10 chilogrammi di rifiuti pro capite in più derivanti da imballaggi in carta rispetto al 2012, passando da circa 63 a 73 chilogrammi. Restando sulla plastica, la Commissione Envi chiedeva anche un limite all’uso buste di plastica leggera (tra 15 e 50 micron di spessore) e molto leggere (meno di 15 micron) che “sono in continuo aumento”. Si chiedeva, poi, di fissare obiettivi di contenuto riciclato degli imballaggi in plastica da raggiungere entro il 2030, ma anche di valutare l’estensione dell’obbligo di contenuto di riciclato ad altri materiali, per evitare una concorrenza sleale di altre industrie. Per quanto riguarda bioplastiche e imballaggi compostabili, si sollecitava la revisione della norma europea (EN 13432) che stabilisce quali caratteristiche un imballaggio dovessero possedere per potersi definire biodegradabile e compostabile per chiarire meglio i requisiti “in relazione, ad esempio, a tempi di compostaggio, livelli di contaminazione consentiti e altri requisiti necessari per consentire un adeguato trattamento negli impianti dei rifiuti organici.
Fonte: foglie.tv