Gran parte delle imprese agricole europee sta attraversando un momento di grande difficoltà e di incertezza generata dal mutamento dello scenario socio-politico-economico. Mi ha colpito un recente rapporto dell’Eurostat in cui si manifestava come in Europa ci sia stato un vertiginoso calo delle aziende agricole: 5,3 milioni in meno, dal 2005 al 2020, con un crollo del -37%. Un dato tutt’altro che roseo e che mette in luce tutte le difficoltà di fondo che, a mio avviso, nemmeno la PAC riuscirà a recuperare.
Per questo motivo con i colleghi del PPE più volte abbiamo sollecitato alla Commissione europea un’integrazione del quadro finanziario 2021/2027 con maggiori risorse destinate all’agricoltura per far fronte alle tante e sopravvenute difficoltà. La cosa più allarmante, infatti, è che i numeri emersi dal rapporto Eurostat si fermano alla fine della prima fase pandemica e non prendono in esame le conseguenze della guerra in Ucraina, con i conseguenti aumenti dell’energia e delle materie prime, nonché gli stravolgimenti climatici degli ultimi due anni con il 2022 che è stato uno degli anni più caldi in assoluto nel mondo.
In Europa più di una impresa su dieci è attiva in agricoltura e si tratta di realtà che, oltre a svolgere un ruolo economico, hanno anche un impatto positivo sull’ambiente e sulla conservazione dei territori messi a rischio dalla crisi, dagli effetti della guerra e dei cambiamenti climatici. L’attuale scenario complica soprattutto le aspettative delle aziende agricole per il futuro e l’Europa deve trovare la forza ed il coraggio di rispondere in maniera concreta e risolutiva.