Sono più di mille i morti sul lavoro in Italia nel 2022: una media di oltre 91 vittime al mese con oltre 22 decessi alla settimana e almeno 3 infortuni mortali al giorno. A leggere questi dati si rimane increduli eppure questa è la triste realtà lavorativa del nostro Paese che, in alcuni casi, punta più al profitto che alle vite umane.
In molte interviste, anche recentemente, ho ribadito quello che vorrei fosse un monito verso chi, con la sua negligenza e con il suo arrivismo, è colpevole di queste morti: “Si deve uscire di casa per andare a lavorare non per andare a morire”.
Il mio pensiero, infatti, va alle tantissime famiglie che hanno visto uscire i loro cari per una normale giornata di lavoro senza vederli più tornare. Giovani lavoratori, mamme e padri di famiglia, figli, amici, genitori: sono queste le persone che perdono la vita andando a compiere il loro dovere ed a contribuire all’economia familiare in un posto dove dovrebbero essere tutelati ed in cui, invece, troppo spesso si va incontro alla morte.
In Europa si continua a lavorare sul miglioramento dell’applicazione delle norme esistenti in merito alla salute e alla sicurezza sul lavoro, anche con l’obiettivo di prevenire le relative malattie correlate a determinati impieghi. Negli scorsi mesi la CES, la Confederazione europea dei sindacati, ha lanciato con un manifesto, sottoscritto anche dal Partito popolare europeo di cui faccio parte, la sua campagna “Zero Death at Work” con il fine di sollecitare l’Unione europea, gli Stati membri, i datori di lavoro e gli stessi lavoratori ad impegnarsi ulteriormente e maggiormente intraprendendo le azioni necessarie per azzerare queste tragedie evitabili.
L’ambizioso obiettivo fissato dalla Ces è quello che tutti auspichiamo: ridurre a zero le morti sul lavoro in Europa entro il 2030. È chiaro che per prevenire con efficacia queste terribili disgrazie, non bastano solo le norme, ma è necessario soprattutto saper investire in formazione e creare una vera cultura della sicurezza del lavoro che deve diventare “genetica” in ognuno di noi.
In attesa che concretamente qualcosa cambi, voglio esprimere il mio cordoglio e la mia vicinanza a tutte le famiglie che quotidianamente vengono colpite da queste tragedie augurandomi fortemente che nessuno più debba morire mentre, con dignità e impegno, compie il proprio lavoro.