Il Parlamento europeo ha approvato il 14 marzo scorso la direttiva sulle case green che prevede il miglioramento della classe energetica degli edifici a partire dal 2030 al fine di ridurre le emissioni e contribuire alla neutralità climatica.
Io ho votato contro, unitamente alla delegazione di Forza Italia e tanti altri colleghi italiani e stranieri, perché credo che, anche in questo caso, l’Europa voglia raggiungere obiettivi condivisibili sbagliando la modalità e la tempistica.
La forte preoccupazione, espressa soprattutto in Italia, infatti, nasce dal fatto che, in assenza di risorse finanziarie e di sostegni pubblici, molti proprietari non riusciranno ad adeguare le proprie abitazioni entro la scadenza prevista con una contestuale svalutazione del valore immobiliare. Forza Italia considera la casa un bene “sacro” che non può essere messo in discussione dopo i sacrifici che la stragrande maggioranza dei cittadini ha fatto per realizzarla o comprarla. Non possiamo accettare un provvedimento della Commissione che, per quanto migliorato dal Parlamento e dal Consiglio, rischia di trasformarsi in una vera e propria patrimoniale sulla casa.
Il dibattito a Strasburgo ed il successivo voto, dove in molti siamo stati contrari o astenuti, dimostra che questa Direttiva, così come la decisione di produrre solo auto elettriche dal 2035, sta facendo degenerare il dibattito europeo su alcuni temi importanti, come quello ambientale, in uno scontro ideologico che rischia di affossare obiettivi ambiziosi che possono, invece, essere raggiunti con la massima condivisione e con un senso pratico che, purtroppo, sta mancando.
Mi auguro che i Governi degli Stati membri riescano a far prevalere una responsabilità pragmatica che non significa rinunciare alla lotta ai cambiamenti climatici, ma significa esprimere una sensibilità ambientale che abbia anche una declinazione ed una sostenibilità sociale ed economica.