Vivere con una disabilità significa avere bisogni diversi e spesso non essere capiti; significa a volte rinunciare a frequentare con regolarità la scuola, rinunciare a poter girare liberamente per le nostre città, tante volte significa anche non poter avere un lavoro e non riuscire a condurre una vita sociale liberamente. Essere disabili oggi, in Italia come in Europa, significa, in definitiva, essere costretti ad imparare a rinunciare, a limitarsi, quasi a rassegnarsi. Tempo fa lessi un’intervista fatta ad un ragazzo con la sindrome di Down nella quale disse una frase che mi colpì molto: “Non ci sono scuse accettabili per non essere inclusivi”. Nella sua semplicità, la dirompente verità di chi merita e deve essere punto di forza e non di debolezza della nostra società.
Il 2 marzo scorso, in qualità di membro dell’Intergruppo "Disabilità", ho avuto il piacere di incontrare e di potermi confrontare con il ministro italiano per le disabilità, Alessandra Locatelli. Durante il nostro colloquio, ho voluto esprimere la mia soddisfazione per il riconoscimento di uno specifico ministero da parte del nostro Governo che, in tal modo, ha fattivamente mostrato reale interesse verso il mondo della disabilità. Un primo passo significativo, ma, come ho detto anche al ministro Locatelli, c’è ancora molto da lavorare sulla formazione di una cultura e di un’opinione pubblica che non consideri le differenze un elemento di debolezza. Nella mia lunga esperienza di amministratore locale come sindaco della città di Fondi (Lt), ho potuto constatare concretamente e direttamente le difficoltà, ma anche le buone pratiche, registrate nelle politiche sulla disabilità che fanno dell’Italia un modello virtuoso rispetto a molti altri Stati in cui la legislazione è carente e le relative azioni o misure di sostegno insufficienti.
Recentemente il Parlamento europeo ha condiviso la proposta della Commissione di realizzare un Centro di accessibilità proprio per monitorare il diverso stato di attuazione delle politiche di accessibilità nei vari Paesi al fine di poterle integrare ed armonizzare. Il dibattito europeo è sicuramente attento alle tematiche della disabilità, ma non è sufficiente a trasformarsi poi in azioni concrete nei singoli Stati membri. L’incontro con il ministro Locatelli ha rappresentato per me l’opportunità di evidenziare l’importanza degli Enti locali nell’attuazione delle politiche sociali in quanto soggetti più vicini alle esigenze, in grado quindi di fare una analisi accurata e immediata del fabbisogno considerando che la disabilità, in questi anni, ha subìto dei cambiamenti e va individuata in tutte le sue declinazioni.
Con il ministro Locatelli ho voluto porre l’attenzione anche su due temi: i programmi “dopo di noi” ai quali bisogna dare concretezza con maggiori investimenti e la necessità di integrare la formazione di insegnanti ed educatori perché possano sempre più favorire l’inclusione, soprattutto dei ragazzi disabili, nella quotidianità.