A novembre negli Stati Uniti la Food and Drug Administration ha dato il via libera per la prima volta alla commercializzazione della carne sintetica o carne coltivata. La decisione potrebbe avere ricadute simili anche in Europa. La carne-non-carne, come la Beyond Meat di Bill Gates, plant-based, è già arrivata sugli scaffali dell’Unione da tempo, ma con quella coltivata entrerebbe in commercio un prodotto creato in laboratorio destinato a cambiare l’assetto socio-economico di molti Paesi europei, tra cui l’Italia.
Carne sintetica, i pro e i contro
Quella sintetica è a tutti gli effetti carne. Cellule staminali dei muscoli dei bovini proliferano fino a formare i tessuti dai quali si origineranno le nuove carni. Alla base del processo c’è il ridotto consumo delle risorse necessarie alla produzione di carne tradizionale, come acqua, suolo e animali stessi, che non vengono sacrificati per finire sulle nostre tavole. Il sistema alimentare è responsabile del 26% delle emissioni globali ma la carne sintetica produce il 96% in meno di gas serra, per questo è considerata l’affare del futuro dalla finanza e dalle multinazionali, mosse non solo dal benessere ambientale o animale ma anche da logiche di profitto.
Tra i contro, il costo di produzione ancora elevato e il conseguente prezzo poco accessibile. Diversi studi di mercato hanno evidenziato che chi già non mangia carne sarà reticente a consumare in un futuro prossimo quella sintetica, prodotto sperimentale di cui non si conoscono gli effetti a lungo termine sull’organismo, a maggior ragione se costretto ad acquistarla a prezzi elevati.
Resistenza italiana: perché gli allevatori si schierano contro la produzione e la commercializzazione della carne sintetica?
Nonostante Frans Timmermans, vicepresidente esecutivo della Commissione Europea e responsabile per il Green Deal abbia rassicurato la Coldiretti che l’EU si sarebbe impegnata a combattere la battaglia contro il cibo sintetico, dall’Efsa arrivano rumors secondo cui la carne coltivata è realtà ed entrerà presto nel mercato europeo.
L’Italia è tra i Paesi che si oppongono alla produzione di carne sintetica, condannando la demonizzazione semplicistica da parte dell’Unione di carne, salumi, olio e vino, considerati pericolosi per la salute senza riferimenti espliciti alle quantità consumate. Questa polemica è infatti strettamente connessa a quella sull’entrata in vigore del nutriscore, sistema di etichettatura che classifica i prodotti alimentari in base ai valori nutrizionali assoluti e che penalizza diverse eccellenze del Made in Italy come il prosciutto di Parma o il Parmigiano Reggiano, valutate meno sane rispetto alla Coca-Cola Zero.
Effetti socio-economici
Tra i sostenitori della causa italiana di Coldiretti c’è l’eurodeputato Salvatore De Meo, Presidente della Commissione Affari Costituzionali e membro della Commissione per l’Agricoltura e lo Sviluppo Rurale, che in un seminario sul Cibo del Futuro tenutosi lo scorso 3 dicembre a Fondi, sede del mercato ortofrutticolo più grande d’Europa dopo quello di Parigi, ha sottolineato che “la produzione di cibo in laboratorio da parte di poche multinazionali potrebbe essere una minaccia per le piccole e medie imprese agricole, sentinelle del territorio, arrecando un danno al nostro tessuto economico e sociale. Per questo, la sostenibilità ambientale dovrebbe essere declinata anche in termini produttivi, sociali ed economici” .
Nella realtà italiana caratterizzata da centinaia di tipicità territoriali, l’impatto di un cambiamento di tale portata potrebbe produrre effetti notevoli sull’economia, sull’occupazione e sulla biodiversità.
Cibi sintetici, ma anche più prodotti naturali innovativi
Ambiente e salute sono al centro delle strategie europee. Riconvertire il sistema produttivo e quello nutrizionale è priorità dell’Unione, ma sarebbe auspicabile continuare ad affiancare alla necessità di investire nella ricerca e sperimentazione di cibi sintetici quella di incentivare il consumo di prodotti agricoli naturali per sostenere i piccoli produttori. Per secoli l’uomo si è nutrito con cibi naturali e questo ha garantito la sopravvivenza della specie. La dieta mediterranea, eccellenza riconosciuta a livello mondiale come patrimonio Unesco e fondata sul consumo variegato di prodotti nelle giuste quantità, distinguendo l’uso dall’abuso, come sottolinea l’eurodeputato De Meo, è sinonimo di longevità.
Perciò, oltre a chiedersi come dovrà essere il cibo del futuro, bisognerebbe non smettere di domandarsi come ottenere un cibo naturale di qualità con metodi innovativi e meno dannosi per l’ambiente.
End the cage, l’iniziativa popolare firmata da più di un milione di cittadini europei per eliminare l’utilizzo delle gabbie per animali da allevamento va in questa direzione. Già nel 2023 potrebbe essere ufficializzata una legge in tal senso.
Fonte: buonenotizie.it