Inutile negare che il Qatargate sia il più grave scandalo nella storia dell’Unione europea proprio perché ha colpito al cuore l’integrità di una delle sue massime istituzioni.
Se non si trattasse di una vergognosa realtà, ci sarebbero tutti gli ingredienti per la trama di un film giallo: corruzione, interessi privati, accordi economici e potere. Tutte cose che vanno nella direzione opposta rispetto agli ideali e ai principi dell’Unione europea e del suo Parlamento.
In questi giorni si è aperta una ferita troppo grande e profonda che rischia non solo di macchiare in maniera indelebile la reputazione di una istituzione, ma anche di comprometterne in futuro l’immagine e l’operato. La faccenda non ha bisogno di ulteriori commenti rispetto a quelli già fatti dalla presidente Metsola, ma ciò che ho trovato ancora più discutibile è stato l’atteggiamento di tanti nel voler fare di tutta l’erba un fascio.
Alcune delle persone indagate sono italiane, ma ciò non vuol dire che rappresentino l’Italia. Condannare un partito o, peggio, una nazione per le colpe dei singoli è ingiusto e irrispettoso dell’integrità di chi, invece, pur con ideali e valori diversi, svolge il suo lavoro con professionalità e rettitudine.
Durante il proprio discorso all’emiciclo del Parlamento, la Presidente Metsola ha spiegato che tutte le istituzioni di Bruxelles collaboreranno con la magistratura e la polizia del Belgio per fare chiarezza, ma è necessario e fondamentale rendere maggiormente sicuro il sistema di controllo parlamentare.
Come Presidente della Commissione Affari Costituzionali, infatti, e su invito proprio della Presidente Metsola, lavoreremo per implementare nuove regole di trasparenza e controllo apportando le dovute modifiche al Regolamento del Parlamento europeo. Abbiamo già avviato un lavoro di revisione che ci vedrà impegnati nei prossimi mesi affinché Paesi o soggetti malintenzionati non abbiano più lo spazio per agire, rafforzando le norme interne sulla trasparenza delle lobby e delle situazioni patrimoniali dei parlamentari o di chiunque operi nelle Istituzioni europee.
Nel frattempo, ci auguriamo che la magistratura faccia subito chiarezza per evitare facili strumentalizzazioni e generalizzazioni, ma, soprattutto, per scongiurare una pericolosa azione di delegittimazione dell’UE la cui credibilità è frutto di anni di impegno, sacrificio e non può essere compromessa da fatti gravi, ma circoscritti e circostanziati.
La battuta d’arresto che, inevitabilmente, ha subito il Parlamento europeo non deve fermare quelli che sono stati da sempre i suoi principi, la sua etica, la sua morale, ma, anzi, deve essere uno stimolo a reagire.
In un periodo storico in cui la pandemia e i conflitti bellici stanno mettendo a dura prova tutte le economie, in un contesto globale in cui la crisi climatica rischia di compromettere il nostro futuro, il Parlamento europeo ha saputo stimolare l’Europa in modo costruttivo e risolutivo dando grande prova di competenza e di affidabilità ai cittadini.
Le sfide che stiamo affrontando e che affronteremo sono troppo grandi per permetterci di non rinnovare la fiducia e la stima a tutte le istituzioni europee, soprattutto all’unica che concretamente rappresenta in maniera democratica la vera voce di ogni cittadino.